Medicalive

L’ansia e la depressione causati dal meccanismo anti-infiammatorio del cervello


Massimo Agnoletti,

Psicologo, Dottore di ricerca Esperto di Stress, Psicologia Positiva e Epigenetica. Formatore/consulente aziendale, Presidente PLP-Psicologi
Liberi Professionisti-Veneto. Direttore del Centro di Benessere Psicologico, Favaro Veneto (VE)

 


Sintesi

Una recente ricerca, ha dimostrato l’esistenza di uno specifico meccanismo di difesa del sistema nervoso centrale, per limitare l’ingresso di molecole infiammatorie che innesca stati d’ansia e di depressione. Si è dimostrato che in questo contesto, tali condizioni sono parte della malattia e non manifestazioni secondarie.


English Abstract

The etiology of anxious and depressive states is a complex phenomenon where psychological and physiological factors are often intertwined in such a massive way that it is almost impossible to distinguish the nature of one domain of influence from the other. However, a recent study has identified, for the first time in the world, a particular type of anxiety and depression caused by a specific defense mechanism, implemented by changing the permeability of a particular anatomical structure called the Choroid Plexus, to counteract the entry into the brain of inflammatory molecules of intestinal origin.

The clinical implications of this type of anxiety and depression are many and need to radically change the protocols adopted by professionals in the sector.

Italian Abstract

L’eziologia degli stati ansiosi e depressivi è un fenomeno complesso, dove i fattori psicologici e fisiologici si intrecciano spesso in maniera  massiccia ed è pressoché impossibile distinguere la natura di un dominio d’influenza rispetto l’altro. Un recente studio ha identificato per la prima volta al mondo, una particolare tipologia di stati di ansia e di depressione causati da uno specifico meccanismo di difesa, che viene messo in atto modificando la permeabilità di una particolare struttura anatomica chiamata Plesso Coroideo, necessarie per contrastare l’ingresso nel cervello di molecole infiammatorie.

Le implicazioni cliniche di questa tipologia di stati d’ansia e depressione sono molte, e necessitano di un cambio radicale dei protocolli adottati dai professionisti del settore.


Da diverso tempo era noto che per le persone che soffrono di Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI), note internazionalmente come Inflammatory Bowel Disease (IBD), vi è un’incidenza particolarmente alta di sintomi d’ansia, depressione o entrambe.

È altrettanto risaputo da tempo, l’esistenza di un asse comunicativo di natura sia neurale che endocrina tra il sistema nervoso centrale e l’intestino, che modula le reciproche influenze sia da parte della dimensione psicologica su quella fisiologica- cellulare, che della dimensione fisiologica-cellulare su quella cognitiva-emotiva-motivazionale.

Esistono due tipi principali di IBD: il morbo di Crohn, che può colpire qualsiasi parte del lungo tratto gastrointestinale, e la colite ulcerosa, che colpisce solo l’intestino crasso ed il retto.

Una statistica condotta nel 2016 (Dahlhamer et al., 2016) stima che solo negli Stati Uniti, almeno un milione di adulti (circa l’1,3% della popolazione adulta), soffre di IBD.

I sintomi di IBD includono diarrea persistente, dolore addominale, perdita di peso e affaticamento cronico e secondo un recente studio (Byrne et al., 2017), circa il 30% di questi pazienti soffre anche di depressione, ansia o entrambe.

Naturalmente il dolore, il disagio e la qualità di vita significativamente degradata dei soggetti affetti, aumentano il rischio di sviluppare disturbi mentali, inclusi l’ansia e la depressione ma vi sono recenti scoperte su connessioni biologiche dirette tra l’infiammazione associata all’IBD e diverse malattie neuropsichiatriche.

Un recente studio condotto sui topi (Carloni et al., 2021) dimostra, per la prima volta, che la comunicazione alterata tra l’intestino e il cervello, dovuta ad uno specifico meccanismo di difesa adottato dal cervello (per limitare l’ingresso delle molecole infiammatorie originate a livello intestinale), è responsabile di almeno una particolare tipologia di stati di ansia e depressione.

Lo studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Science, condotto da un gruppo di ricercatrici coordinate dalla professoressa Maria Rescigno dell’università Humanitas di Milano, ha scoperto un particolare meccanismo che viene messo in atto nel plesso coroideo, struttura cerebrale che gestisce l’ingresso di sostanze nutritive e cellule immunitarie nel cervello, filtrando selettivamente il liquido cerebrospinale (Javed, Reddy, & Lui, 2021).

La barriera selettiva fra il circolo sanguigno ed il liquido cerebrospinale, viene alterata dal cervello (in termini di permeabilità) nel momento in cui essa percepisce la presenza di citochine infiammatorie. Il meccanismo ha al fine di proteggere dalle conseguenze che queste molecole avrebbero a livello neurale e altera la comunicazione dell’asse cervello-intestino. L’alterazione induce stati di ansia e di depressione nei topi coinvolti nello studio.

L’asse intestino-cervello rappresenta un canale di comunicazione bidirezionale tra i due organi e i microrganismi che vivono all’interno dell’intestino (microbiota intestinale) hanno un ruolo fondamentale in questo complesso e continuo dialogo informativo (Agnoletti, 2021a; Agnoletti, 2021b; Caio et al., 2019; Cheunget al., 2019; Li & Zhou, 2016; Sharon et al., 2019; Foster &McVeyNeufeld; 2013; Garrett et al. 2007; Mangiola et al., 2016; Rodrigues-Amorim et al., 2018; Simpson et al., 2021).

Interessante è la scoperta del modo in cui l’infiammazione intestinale può innescare nel cervello la “chiusura”(in termini di diminuzione di permeabilità del Plesso Coroideo) della porta di scambio comunicativo tra i segnali del torrente sanguigno ed il liquido cerebrospinale. Ciò avviene per impedire alle citochine infiammatorie di entrare nella rete del sistema nervoso centrale.

In un modello animale è stato mostrato come questo meccanismo di difesa (causato dalla IBD), peggiora le performance cognitive mnemoniche e induce stati di ansia e di depressione.

I risultati della ricerca supportano quindi l’ipotesi che almeno parte delle alterazioni comportamentali e cognitive, descritte nei pazienti con IBD, possano derivare non dall’accresciuta infiammazione, come generalmente pensato, ma piuttosto dalla strategia difensiva adottata dall’organismo per proteggere il cervello da possibili danni infiammatori.

Precedenti indagini condotte dallo stesso gruppo di ricerca (Spadoni et al., 2015), avevano identificato per la prima volta una “barriera vascolare intestinale” che generalmente impedisce ai batteri di passare dall’intestino al fegato attraverso il sistema circolatorio. Questa “barriera” viene alterata durante uno stato infiammatorio, consentendo ai batteri di diffondersi dall’intestino al fegato, promuovendo quindi l’infiammazione in altre parti del corpo.

Lo studio, oggetto di questo articolo, ha dimostrato che nei topi l’infiammazione intestinale innesca la “chiusura” della barriera tra il torrente sanguigno e il fluido cerebrospinale nel plesso coroideo con, determinando cambiamenti nel comportamento dei topi (escludendo che tali comportamenti fossero dovuti a dolore) in termini di riduzione significativadel movimento, dell’attività esplorativa, della memoria episodica e di aumento dei comportamenti ansiosi.

Proprio nel Plesso Coroideo è stato “documentato il meccanismo che blocca l’ingresso nel cervello di segnali infiammatori originati nell’intestino e migrati verso altri organi, grazie al flusso sanguigno. A tale fenomeno è associato un isolamento del cervello dal resto dell’organismo, responsabile di alterazioni comportamentali, tra cui l’insorgenza di stati di ansia. Questo significa che tali condizioni del sistema nervoso centrale sono parte della malattia e non solo manifestazioni secondarie”, ha spiegato la prof.ssa Rescigno, evidenziando che lo studio ha scoperto una caratteristica finora sconosciuta del Plesso Coroideo, ossia la sua funzione anche di membrana vascolare, che gli consente di aprirsi e chiudersi, come fosse un “cancello”.

ansia La prof.ssa Carloni, coautrice dello studio, ha dichiarato che “tale cancello si chiude di fronte al pericolo di una forte infiammazione intestinale per impedire il propagarsi dell’infiammazione al cervello con conseguente sviluppo di ansia e depressione”.

In sintesi, la ricerca suggerisce che sia la “chiusura” di questa barriera cerebrale indotta dall’infiammazione intestinale a causare l’ansia e la depressione che alcune persone con IBD sperimentano.

“Osserviamo che la chiusura del plesso coroideo isola il cervello e porta a comportamenti ansiosi e difetti nella memoria episodica, non sappiamo se potrebbero esserci altre problematiche”, ha dichiarato la prof.ssa Rescigno al Medical News Today.

Gli autori concludono che in futuro potrebbe essere possibile sviluppare trattamenti che ristabiliscano una corretta comunicazione tra l’intestino ed il cervello manipolando lo stato infiammatorio intestinale.

Naturalmente, una delle principali limitazioni dello studio è che si basa su un modello murino di colite ulcerosa e alcuni aspetti potrebbero essere diversi negli esseri umani. É del tutto probabile che nella specie umana le interazioni siano ancora più complesse,  ma rimane inalterata la bellezza e l’importanza di aver scoperto un meccanismo specifico che, anche per ragioni biologico-evoluzionistiche, condividiamo con i ratti.

Spero che riportando, anche se in maniera molto sintetica, i risultati delle ricerche citate sia evidente quanto queste conoscenze stiano cambiando i paradigmi sia delle scienze biomediche che di quelle psicologiche.

ansia

Questa ricerca ha dimostrato insieme ad altre piuttosto recenti relativamente il settore del Microbiota, della permeabilità intestinale, delle infiammazioni e dell’epigenetica, in particolare della Psicologia Epigenetica (Agnoletti, 2022; Agnoletti, 2021c; Agnoletti, 2018), possiamo affermare che sta avvenendo una vera e propria rivoluzione dei paradigmi sia biomedici che psicologici finora condivisi all’interno delle comunità di professionisti nonché delle pratiche cliniche finora adottate per supportare i pazienti.

Molti modelli eziologici ed esplicativi di malattie, che finora avevamo considerato non trasmissibili, in realtà possono esserlo (si veda ad esempio la letteraturadisponibile sul trapianto di microbiota relative l’ansia, la depressione, l’obesità, ecc.) (Agnoletti, 2021b; Kelly et al., 2016; Winter et al., 2018) fornendoci un quadro molto più complesso del precedente ma anche con molte nuove potenzialità terapeutiche più precise e mirate.

Ad esempio, possiamo provare ad immaginare quanto diversamente potrebbe essere considerata la gestione di un paziente che soffre di stati d’ansia o di depressione.

Il percorso terapeutico offerto dalla maggior parte dei professionisti fino a questo momento, molto difficilmente ha concepitola complessità psico-neuro-endocrino-immunologica del paziente suggerita dalla letteratura scientifica attualmente disponibile e questo ha promosso, in passato, problematiche iatrogene derivanti da ipotesi del tutto forvianti.

A titolo di esempio pensiamo a quanto distante, potrebbe essere, un approccio esclusivamente psicodinamico rispetto la complessità emersa dalla letteratura nel trattare una persona che afferma di soffrire di stati d’ansia o depressione, ma che non ha memoria di particolari eventi traumatici passati.

Le conoscenze scientifiche attualmente disponibili, pur non essendo complete ed esaustive, ci offrono possibilità interpretative molto più complesse, interessanti e realistiche rispetto il passato, perché permettono perlomeno di evitare percorsi terapeutici potenzialmente inefficaci, se non addirittura dannosi per il paziente.

La sfida, anche in termini deontologici, che le scienze stanno suggerendo all’interno delle varie categorie professionali rappresenta una rivoluzione rispetto i processi formativi attualmente adottati ma definisce, con sempre maggiore precisione, la direzione più efficace per promuovere la salute ed il benessere psicofisico delle persone.


Bibliografia

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