Un’acuta manifestazione di ritiro sociale, pervade non solo l’Italia ma anche altre parti del globo. Il fenomeno Hikikomori riflette una disfunzione percettiva in cui il mondo esterno viene avvertito come eccessivamente stimolante rispetto alle sensibilità fragili degli individui colpiti. Di conseguenza, l’isolamento costituisce un rifugio sicuro, un’escursione dalla realtà e dalle relazioni interpersonali. Quest’atteggiamento non va confuso con l’apatia, bensì rappresenta una scelta consapevole di ritirarsi dal mondo.
I giovani affetti da Hikikomori spesso subiscono una trasformazione radicale nel loro rapporto con la realtà, preferendo la sicurezza dell’isolamento alla sfida della vita sociale. Ciò comporta un deterioramento delle routine quotidiane, inclusa la cura personale e l’interazione sociale. Alcuni manifestano inversioni nei ritmi circadiani, dormendo di giorno e rimanendo svegli di notte, prediligendo restare confinati nelle proprie stanze e mantenendo le relazioni tramite dispositivi informatici anziché tramite il contatto fisico.
L’origine dell’Hikikomori può essere attribuita a molteplici fattori, tra cui le dinamiche familiari durante l’infanzia e l’adolescenza, nonché predisposizioni temperamentali. La presenza di genitori iperprotettivi o, al contrario, poco attenti alle necessità emotive e sociali dei figli può influenzare significativamente lo sviluppo di questo disturbo.
Dal punto di vista psicologico, l’Hikikomori può essere associato a disturbi quali depressione, disturbo ossessivo-compulsivo e ansia sociale. Molti individui colpiti mostrano un rifiuto della comunicazione diretta, preferendo interazioni mediata da dispositivi tecnologici.
La pandemia da COVID-19 ha presentato nuove sfide, con alcuni giovani che percepiscono le piattaforme online come l’unica via per socializzare. Tuttavia, l’abuso di Internet e dei social media può peggiorare la situazione, aumentando ansia, stress e solitudine.
In Sicilia, l’emergenza legata all’Hikikomori è stata riconosciuta, con un’enfasi particolare sul coinvolgimento delle famiglie e delle istituzioni educative. Sono stati implementati protocolli per individuare precocemente il disturbo e fornire supporto ai giovani coinvolti, sottolineando l’importanza di un approccio integrato e multidimensionale per affrontare questa complessa problematica.
Il fenomeno rappresenta una sfida significativa che richiede una comprensione approfondita delle sue radici sociali, educative, culturali e psicologiche. Solo attraverso interventi mirati e una collaborazione sinergica tra famiglie, istituzioni e professionisti della salute mentale è possibile affrontare efficacemente questa emergenza educativa.
L’emergere del fenomeno tra i giovani costituisce una sfida sociale e psicopedagogica sempre più diffusa. Questo isolamento sociale, alimentato dall’uso eccessivo della tecnologia e dei dispositivi digitali, sta influenzando in modo significativo il benessere psicologico e le dinamiche relazionali dei giovani in tutto il mondo.
I giovani italiani, così come quelli di molte altre nazioni, sono profondamente coinvolti nell’uso degli smartphone e dei social media. La dipendenza dai dispositivi digitali è così diffusa che molti adolescenti trovano difficile separarsi dai loro telefoni anche di notte, compromettendo la qualità del sonno e il loro benessere complessivo. Lo studio condotto dalla psicologa Jean Twenge ha evidenziato una correlazione diretta tra l’uso eccessivo degli smartphone e livelli inferiori di felicità e benessere tra gli adolescenti.
L’Hikikomori rappresenta una risposta complessa e multifattoriale alle pressioni sociali e culturali che i giovani affrontano nelle società contemporanee.
Il fenomeno di isolamento sociale diffuso tra i giovani, è diventato oggetto di discussione pubblica in Italia solo di recente. Nonostante la casistica inizi a diventare significativa già dal 2015, l’Hikikomori non era considerato un problema sociale dall’opinione pubblica. Tuttavia, grazie all’azione preventiva di sensibilizzazione dell’Associazione Hikikomori Italia, fondata da Marco Crepaldi nel 2015, l’opinione pubblica ha iniziato a percepire l’Hikikomori come un problema serio che coinvolge numerose famiglie italiane. L’Associazione ha condotto una campagna informativa efficace, coinvolgendo sia i professionisti dell’informazione che le nuove piattaforme digitali. L’obiettivo era chiarire che l’Hikikomori non è solo un fenomeno culturale tipicamente giapponese, ma un dramma che coinvolge anche l’Italia.
L’aumento del numero di articoli sulla stampa quotidiana dedicati all’Hikikomori è stato significativo a partire dal 2017, con un incremento esponenziale dal 2018 al 2019. Questo aumento riflette la presa di consapevolezza dell’opinione pubblica che l’Hikikomori è un problema sociale importante che coinvolge numerosi giovani italiani.
Secondo Carla Ricci, antropologa e ricercatrice presso il dipartimento di Psicologia Clinica dell’Università di Tokyo, l’Hikikomori in Italia è in crescita a causa di alcune condizioni simili a quelle riscontrate in Giappone, così come delle condizioni sociali che favoriscono uno stato di incertezza, insicurezza e disorientamento. Uno studio dell’Istituto Minotauro di Milano stima che in Italia ci siano tra i cento e i centoventimila casi di Hikikomori.
In sintesi, la presa di consapevolezza dell’Hikikomori come un problema sociale importante in Italia ha portato all’attivazione di attori sociali e politici per reperire risorse da investire in progetti di prevenzione in ambito educativo.
Approfondimento: Caratteristiche e cause dell’Hikikomori
L’Hikikomori è un fenomeno complesso che coinvolge principalmente giovani adulti, in particolare maschi, ma con una crescente presenza anche di casi femminili. L’inizio del ritiro sociale coincide spesso con il passaggio dall’ultimo anno delle scuole secondarie di primo grado al primo anno delle scuole secondarie di secondo grado.
Le persone coinvolte nell’Hikikomori sono spesso descritte come dotate intellettualmente, diligenti e analitiche, ma emotivamente fragili. Questo ritratto suggerisce una tensione tra le capacità cognitive e la capacità di gestire le emozioni e le relazioni sociali.
È più diffuso nelle famiglie con uno status sociale medio-alto nel Nord Italia e medio-basso nel Sud, ma sta emergendo anche tra le famiglie di ceto medio-basso in altri paesi come la Francia, indicando una diffusione trasversale agli strati sociali.
La scuola è spesso identificata come un ambiente ostile che contribuisce alle difficoltà dei giovani. I programmi educativi standardizzati e obsoleti possono non tener conto delle esigenze individuali degli studenti, spingendo alcuni giovani verso il ritiro sociale. Inoltre, la cultura prevalente che valorizza principalmente il successo lavorativo e sociale può contribuire a una sensazione di inadeguatezza e isolamento.
Le tecnologie moderne hanno introdotto nuove modalità di apprendimento che possono essere discordanti con i metodi tradizionali utilizzati nella scuola, contribuendo alla sensazione di alienazione da parte degli studenti. Sebbene ci siano sforzi per integrare la tecnologia nella didattica attraverso iniziative come il Piano Nazionale per la scuola digitale, la scuola può ancora trovarsi in difficoltà nell’adattare i suoi metodi di insegnamento ai cambiamenti sociali e tecnologici.
Il ritiro sociale degli Hikikomori può causare tensioni all’interno delle famiglie, portando a una “genitorialità narcisisticamente ferita” quando le aspettative dei genitori vengono deluse. Nel frattempo, gli Hikikomori possono sentirsi intrappolati in una dimensione spazio-temporale circoscritta, accompagnata da vergogna, ansia e fobia sociale. Questo stato può essere aggravato da pensieri paranoici e episodi psicotici, rendendo difficile per loro intraprendere un percorso di recupero sociale ed emotivo.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) propone l’istituzione di percorsi educativi focalizzati sullo sviluppo delle life skills nelle scuole, abbracciando competenze cognitive, sociali ed emotive fondamentali per affrontare le sfide quotidiane.
Per contrastare il fenomeno del ritiro sociale, è consigliabile che i genitori si rivolgano a consulenze specializzate per instaurare una comunicazione efficace con il figlio. Gli interventi degli operatori sociali dovrebbero essere mirati, concentrati sulle famiglie coinvolte e possono comprendere sia terapie cliniche, quali trattamenti farmacologici, sia interventi non clinici, come il supporto sociale.
In situazioni estreme, come l’abbandono scolastico segnalato ai servizi sociali, possono essere attuati ricoveri in comunità residenziali o trattamenti sanitari obbligatori (TSO) per interrompere il ritiro sociale e avviare un processo di riabilitazione. Iniziative come il Centro Pediatrico Interdipartimentale per la Psicopatologia da Web presso il Policlinico Gemelli di Roma e il progetto “Isole” presso l’Ospedale Umberto I di Roma offrono anche terapie familiari domiciliari per affrontare il ritiro sociale e la dipendenza da internet.
Inoltre, sono stati sviluppati modelli alternativi di istruzione come la scuola in reparto presso l’Ospedale Regina Margherita di Torino, che offre programmi educativi personalizzati per i giovani in ritiro sociale, gestiti da insegnanti appositamente formati per affrontare questa problematica.
L’eziologia e la gestione dell’Hikikomori rappresentano una sfida complessa che richiede un approccio multidisciplinare e una comprensione approfondita delle dinamiche psicosociali coinvolte.
La prevenzione e la gestione efficace dell’Hikikomori richiedono una combinazione di interventi psicoterapeutici, psicoeducativi e psicosociali. Le strategie preventive dovrebbero concentrarsi sull’identificazione precoce dei fattori di rischio, tra cui isolamento sociale, disagio emotivo, difficoltà relazionali e pressioni accademiche o lavorative e sulla promozione di un ambiente familiare e sociale favorevole. Interventi mirati a migliorare le competenze sociali, l’autostima e le capacità di coping possono essere cruciali per prevenire l’insorgenza e il persistere del fenomeno.
La gestione dell’Hikikomori richiede un approccio olistico che coinvolga sia il paziente che la sua rete di supporto familiare e sociale. Gli interventi terapeutici dovrebbero mirare a comprendere e affrontare le cause sottostanti del ritiro sociale, che possono includere ansia, depressione, traumi psicologici, difficoltà di adattamento e altre condizioni psicopatologiche. L’impiego di terapie cognitive-comportamentali, terapie familiari e interventi di riabilitazione psicosociale può contribuire a facilitare il reinserimento sociale e il recupero del benessere psicologico del paziente.
Inoltre, è essenziale considerare l’importanza della collaborazione interprofessionale tra psichiatri, psicologi, pedagogisti, assistenti sociali, operatori sanitari e altri professionisti del settore per garantire un trattamento completo e personalizzato.
La diffusione di iniziative educative e di interventi comunitari può aiutare a attenuare il pregiudizio legato all’Hikikomori e a garantire un sostegno adeguato alle persone coinvolte e alle loro famiglie.
Campanelli di allarme per prevenire l’Hikikomori: consigli alle famiglie per vigilare
L’Hikikomori rappresenta una sfida complessa per individui e famiglie, richiedendo una vigilanza attenta e un intervento tempestivo. Proviamo a fornire alle famiglie strumenti e conoscenze per identificare precocemente i campanelli di allarme e adottare strategie preventive efficaci.
- Isolamento sociale e ritiro emotivo:
– Monitorare i cambiamenti nel comportamento sociale e emotivo del giovane, come il ritiro dalle attività sociali, la perdita di interesse per hobby o amicizie, e segnali di isolamento e chiusura emotiva.
- Declino delle prestazioni scolastiche o lavorative:
– Prestare attenzione a eventuali segni di declino nelle prestazioni accademiche o lavorative del giovane, come assenze frequenti, diminuzione delle votazioni o valutazioni negative sul lavoro.
- Disagio emotivo e segni di depressione o ansia:
– Essere consapevoli di segnali di disagio emotivo, come tristezza persistente, irritabilità, ansia e manifestazioni somatiche, e cercare supporto professionale se necessario.
- Difficoltà nelle relazioni familiari o conflitti:
– Riconoscere l’insorgenza di conflitti familiari o difficoltà relazionali, come tensioni costanti, comunicazione scarsa o conflitti generazionali, e cercare supporto per la risoluzione dei conflitti e il potenziamento delle relazioni familiari.
- Dipendenza da dispositivi tecnologici e giochi online:
– Monitorare l’uso eccessivo di dispositivi tecnologici e giochi online, che possono contribuire all’isolamento sociale e alla riduzione delle interazioni faccia a faccia.
- Cambiamenti nel sonno e nelle abitudini alimentari:
– Osservare eventuali cambiamenti nel sonno e nelle abitudini alimentari del giovane, come disturbi del sonno, alimentazione disordinata o cambiamenti nell’appetito, che possono indicare problemi emotivi sottostanti.
- Perdita di interesse per il futuro e la realizzazione personale:
– Prestare attenzione alla perdita di interesse per il futuro, mancanza di obiettivi personali o disillusione riguardo al proprio potenziale, che possono influenzare il benessere emotivo e la motivazione.
Riconoscere i campanelli di allarme per l’Hikikomori è fondamentale per intervenire precocemente e prevenire il deterioramento del benessere psicologico e sociale dei giovani. Le famiglie sono in prima linea per fornire sostegno e assistenza, e questi consigli possono fornire loro gli strumenti necessari per vigilare attentamente e adottare interventi tempestivi per promuovere il benessere dei loro cari.
Bibliografia
Alfieri, P. (2017). Le origini della ginnastica nella scuola elementare italiana: normativa e didattica di una nuova disciplina. Pensa multimedia.
Bonini, F. (2021). La sindrome di Hikikomori: analisi del fenomeno, focus sulla situazione attuale e traduzione di tre articoli con commento traduttologico.
Certini, R., & Distefano, C. (2023). Nel silenzio della mia stanza… Riflessioni pedagogiche sul fenomeno Hikikomori. Studi sulla Formazione/Open Journal of Education, 26(1), 157-171.
Cerutti, R., Spensieri, V., Siracusa, V. D., Gazzillo, F., & Amendola, S. (2021). Hikikomori: La sofferenza silenziosa dei giovani. Rivista di psichiatria, 56(3), 129-137.
Concina, E., Frate, S., & Biasutti, M. (2024). Secondary school teachers’ beliefs and needs about hikikomori and social withdrawn students. International Journal of Educational Management.
Domingues-Castro, M. S., & Torres, A. R. (2018). Hikikomori: revisão sobre um grave fenômeno de isolamento social. Jornal Brasileiro de Psiquiatria, 67, 264-272.
Moretti, S. (2010). Hikikomori. La solitudine degli adolescenti giapponesi. Rivista di Criminologia, Vittimologia e Sicurezza, 4(3), 41-48.
Lo, T. W., Wong, J. C., Chan, G. H., & Kato, T. A. (2023). Hikikomori: an international perspective on assessment, treatment, and community intervention. Frontiers in Psychiatry, 14, 1297898.
Orsolini, L., Longo, G., Bellagamba, S., Kato, T. A., & Volpe, U. (2023). Hikikomori‐like social withdrawal: An Italian case report.
Piermanni, S. (2021). Il fenomeno hikikomori: caratteristiche cliniche, comorbidità, possibili alterazioni del ritmo sonno-veglia. Una revisione della letteratura (Master’s thesis, Università di Parma. Dipartimento di Medicina e Chirurgia).
Ranieri, F. (2016). Adolescenti tra abbandono scolastico e ritiro sociale: il fenomeno degli «hikikomori». Psicologia clinica dello sviluppo, 20(2), 319-326.
Spagnuolo Lobb, M., & Ammaniti, M. (2020). ” Adolescenti senza tempo”: radicamento relazionale e sviluppo del sé. Quaderni di Gestalt: rivista semestrale di psicoterapia della Gestalt: 1, 2020, 13-20.
Spiniello, R., Piotti, A., & Comazzi, D. (2015). Il corpo in una stanza. Adolescenti ritirati che vivono di computer: Adolescenti ritirati che vivono di computer. FrancoAngeli.
Tolomei, G., Masi, G., Milone, A., Fantozzi, P., Viglione, V., Narzisi, A., & Berloffa, S. (2023). Hikikomori (severe social withdrawal) in Italian adolescents: clinical features and follow-up. Children, 10(10), 1669.