Dott. Fabrizio Fratoni, Tenente Colonnello dei Carabinieri
Tecniche Investigative Applicate Scienze criminologiche per l’investigazione e la sicurezza Alma Mater Studiorum Università di Bologna
L’intervento del personale del servizio 118 sul luogo di un crimine per prestare i primi soccorsi, pur essendo orientato a soddisfare le prioritarie esigenze e i doveri di soccorso, deve comunque tener conto delle esigenze di conservazione dei luoghi per l’accertamento giudiziario dei fatti. Tale aspetto è fondamentale per la polizia giudiziaria, per un corretto svolgi- mento del sopralluogo (come dimostra l’esperienza operativa) al fine assicurare che tutte le tracce materiali, morfologiche e di situazione siano efficacemente individuate, repertate e conservate, quali potenziali fonti di prova, che possono essere individuate in questa prima fase d’indagine1.
Ciò anche in considerazione del fatto che il sopralluogo della polizia giudiziaria sul luogo del reato, non solo è un atto tecnicamente irripetibile come la relativa documentazione, ma è anche essenziale per il positivo sviluppo del procedimento solo se viene assicurata la preservazione dei luoghi da ogni forma di modificazione per potere efficacemente procedere alla corretta acquisizione di tracce e cose, comunque pertinenti al reato, che debbono essere ricercate con una metodologia standardizzata per individuare e raccogliere utilmente le fonti di prova. L’esecuzione dei rilievi e del repertamento della polizia giudiziaria, infatti, ha come scopo fondamentale quello di acquisire con metodologie atte a garantire la loro genuinità le cose e le tracce pertinenti al reato individuate nel corso del sopralluogo al termine di un’accurata ricerca, individuazione e descrizione delle stesse, tenuto conto delle peculiari indicazioni che ne possono derivare per la ricostruzione della dinamica dell’evento, e per la definizione delle circostanze in cui il reato è stato compiuto nonché per l’identificazione dell’autore. Ciò anche inconsiderazione degli elementi che si possono trarre dallo studio della conformazione delle macchie di sangue definita più comunemente BPA- Blood-stain Pattern Analysis che sta sempre più assurgendo, nell’esperienza operativa, a metodologia di analisi forense molto utile per l’individuazione della modalità d’azione dell’autore del reato e in definitiva di evidenziare ulteriori elementi di prova per portare sua identificazione.2
La BPA consiste nello studio delle caratteristiche qualitative e quantitative (morfologia, numero, distribuzione e modalità di composizione) delle tracce di sangue presenti sulla scena di un crimine, in considerazione del fatto, che tali caratteristiche dipendono dalla sorgente e dalle modalità con cui sono generate: si distinguono, infatti, macchie per contatto, per proiezione a bassa, media e alta velocità, per gocciolamento.
Dal loro studio è possibile risalire al punto di origine, alla causa e al numero di eventi che le hanno prodotte, all’eventuale posizione di aggressore e vittima e quindi procedere a formulare ipotesi circa la dina- mica delittuosa”.3
Questa nuova metodologia può essere particolarmente utile nella ricostruzione della dinamica degli eventi in presenza di sangue sulla scena del crimine, qualora sia possibile stabilire la distribuzione, la forma e la dimensione delle tracce ematiche, nonché il loro andamento e la posizione nello spazio. Uno studio che chiama in campo la biologia, perché il sangue è traccia biologica, la fisica, perché il disegno lasciato dalla goccia dipende dalla gravità, dalla viscosità e da altre caratteristiche del liquido ematico, la matematica, perché l’angolo d’impatto può essere calcolato grazie a una formula, ma anche geometria, logica, statistica e chimica. Le tracce di sangue assumono quindi valenza medico-legale e criminalistica poiché le indicazioni che forniscono sono utili sia per stabilire la dinamica del delitto, sia per l’identificazione del DNA, è intuibile quanto esse siano rilevanti ai fini investigativi, possono dirci l’origine e il punto d’impatto delle gocce di sangue, la loro direzione e la posizione del corpo colpito, il numero di colpi inferti, la cronologia dell’evento, i movimenti della vittima e dell’autore, le loro posizioni e numerosi altri dati. Per capire meglio come sfruttare la BPA è indispensabile conoscere quali sono le proprietà del sangue.4
Le proprietà della superficie di un liquido tendono a farla con- trarre a causa delle forze d’attrazione tra le molecole del liquido stesso, queste forze coesive tendono a resistere sia alla penetra- zione sia alla separazione. La dinamica delle gocce viene influenzata dalla forza di gravità (direzione verticale verso il suolo), dall’attrito (direzione e verso della velocità) e dalla coesione mole- colare. Il moto di una goccia al volo si sviluppa in base all’accelerazione di gravità e velocità iniziale, tendendo ad assumere una forma sferica con stiramento lungo la direzione del moto. In ogni caso, prima di sottoporre le tracce di sangue a BPA, occorre procedere sempre con un “protocollo” preliminare, volto a stabilire: se la macchia è effettivamente costituita da sangue, se si tratta di sangue umano, ovvero se il sangue appartiene a un determinato soggetto, ed inoltre l’epoca della macchia e da quale parte del corpo proviene. La presenza di globuli rossi ed emoglobina fornisce l’indicazione che si tratta di sangue, ma questi componenti sono rilevabili facilmente al microscopio quando la macchia è fresca, se è vecchia possono scaturire dei dubbi poiché l’essiccamento o il loro raggrinzimento comporta la loro deformazione e la perdita della forma originaria. In questi casi può essere utile un’analisi chimica con benzidina, fenolftaleina, malachite e tintura di guaiaco5, anche se altre tracce organiche (muco, latte, pus, ecc.) con questi test possono reagire come il sangue. Si può ricorrere, inoltre, alla spettroscopia o alla cristallografia o, ancora, alla cromatografia. In ogni caso la diagnosi specifica serve a stabilire se la macchia è umana o no, rilevando le differenze morfologiche tra globuli rossi umani e quelli di altre specie animali. Nell’uomo le emazie, composti da globuli rossi, sono sferiche e prive di nucleo mentre in altre specie sono a forma d’ellisse e nucleate, ma in presenza di altro mammifero è necessario ricorrere all’immunodiffusione o alla immunoelettroforesi. La diagnosi individuale, tramite l’analisi del DNA, consente di attribuire quel determinato campione di sangue a un solo soggetto. Mentre la cosiddetta analisi regionale serve a stabilire da quale parte del corpo proviene il campione di sangue mentre quella cronologica serve a stabilire quanto la macchia è vecchia. Bisogna sottolineare come la morfologia delle macchie ematiche varia secondo la velocità, la natura (schizzo o caduta), l’altezza, l’inclinazione del piano, la quantità, la qualità, l’origine, la dimensione della lesione in profondità e longitudine, lo spazio durante la sua caduta, ed infine caratteristiche del supporto che la riceve. Se una traccia ematica è rinvenuta su substrato assorbente, si definisce macchia, se non assorbente incrostazione, da ciò discendono le diverse modalità di prelievo della stessa, è essenziale: filmare, fotografare e descrivere accuratamente, la sede dell’imbrattamento ematico, la natura di questo sul cadavere, il mezzo lesivo se presente e l’ambiente, compreso quello limitrofo; effettuare la descrizione metrica (prestando attenzione a collocare dei punti di riferimento fissi con misure ortogonali) e quella concernente la sede di rinvenimento, la forma e le caratteristiche dei margini, l’orientamento, le dimensioni con la quantità, il colore e lo stato fisico delle tracce, infine va riportata sia la distribuzione totale nello spazio, sia quella riguardante ogni singola traccia. Al fine di desumere indicazioni per la comprensione e la ricostruzione della dinamica dell’evento, particolare importanza assume la forma delle tracce di sangue in termini di dinamica di produzione, infatti, la morfologia delle macchie è determinata dalla velocità di caduta o di traiettoria, dalla quantità, dalla composizione e dal substrato su cui si deposita. In merito possiamo distinguere: la sgocciolatura che è una piccola quantità di sangue caduta su una superficie per esclusiva forza di gravità di colatura, dalla traccia che è invece conseguente alla caduta e al successivo scorrimento del sangue su un substrato dotato di una certa inclinazione. Si parla invece di gora e pozza quando la traccia di sangue è abbastanza estesa e può trovarsi completamente o parzialmente al di sotto del punto del corpo da cui è originata per deflusso: le dimensioni e la forma sono condizionate dalla quantità di sangue fuoriuscito e dalle caratteristiche del substrato; nel caso questo sia inclinato avremo la formazione della gora,
Vista laterale di una goccia che impatta su un piano orizzontale
Vista dall’alto di una goccia che impatta su un piano orizzontale
in altre parole una striscia lunga ed irregolare in parte omogenea. Mentre gli spruzzi e schizzi che hanno forma di piccole clave o punti esclamativi o di macchioline rotondeggianti, si producono quando il liquido ematico è proiettato con forza su un substrato. Sono importanti da analizzare per capire come può aver agito l’aggressore anche le tracce secondarie da strisciamento e figurate, le quali sono originate non per provenienza diretta del sangue dal punto d’origine, ma per successivo trasporto sul substrato su cui si rinvengono. Le dimensioni, la forma e le caratteristiche dei margini di queste tracce sono particolarmente importanti ai fini medico-legali, perché il loro diametro aumenta con regolarità ed evidenzia il rapporto con l’altezza di caduta, fino a un metro; l’intensità della colorazione diminuisce, in quanto a parità di quantità, il sangue si distribuisce su una superficie più grande. La distanza che intercorre fra il punto d’origine e quello d’arrivo del sangue, nonché l’angolo d’incidenza al momento dell’impatto sul substrato, determinano modificazioni morfologiche della traccia. Infatti, se una goccia cade perpendicolarmente su una superficie orizzontale la sua forma sarà tondeggiante con margi- ni netti fino ad un’altezza di caduta pari a 50 cm; per altezze comprese tra i 50 e i 100 cm. i margini saranno irregolari con la comparsa di festonature o punte che divengono ancora più evidenti e numerose tra i 100 e i 150 cm di caduta; oltre tale limite si posso- no produrre attorno alla traccia primaria piccolissime macchioline satelliti.6 Per gocce cadute su una superficie inclinata, si possono osservare tracce a forma di stria, con aspetto e colore disomogeneo più rappresentate nella parte inferiore laddove il sangue viene a distribuirsi maggiormente sia per effetto della forza viva da cui è mosso nella caduta sia per la gravità dovuta all’inclinazione del piano. La più recente classificazione delle tracce ematiche è stata proposta da JAMES ed ECKERT 7 che distinguono, secondo le forze esterne applicate alla fonte di sanguinamento, tre principali categorie: quando l’impatto a bassa velocità: si realizza per forze esterne applicate con velocità fino a un massimo di 1,5 m/s, in le tracce ematiche che ne derivano presentano ampiezza pari o superiore a 3 mm. La seconda categoria è quella delle tracce caratterizzate dall’impatto a media velocità che si realizza per forze esterne applicate con velocità comprese tra i 1,5 m/s e 7,6 m/s, l’ampiezza di tali tracce è compresa tra 1 e 3 mm. Sono queste le tracce più comuni conseguenti a traumi contusivi o a lesioni da taglio e punta e taglio. Ultima categoria è quella dell’impatto ad alta velocità, che si realizza per forze esterne applicate con velocità fino a 30 m/s e l’ampiezza che ne deriva, di regola, è di 1 mm. In definitiva la prevalenza di una determinata categoria di tracce consentirà di risalire alle relative modalità di produzione.
La goccia di sangue è, secondo un calcolo probabilistico, di forma sferica perciò nel momento in cui viene a impattare con un piano rilascia una macchia a forma di ellissi il cui asse minore è uguale al diametro della sfera e il cui asse maggiore ha lo stesso orientamento della proiezione della traiettoria sulla superficie col- pita. Nella realtà la macchia non è lineare ma presenta dei cosiddetti schizzi secondari che consentono comunque l’individuazione dell’angolo di impatto. In tal caso gli schizzi secondari definiscono il verso del moto, mentre sulla base dell’asse maggiore dell’ellissi è possibile individuare il piano sul quale si è sviluppata la traiettoria. Ferma restando la possibilità di individuare il punto di origine dello schizzo di sangue anche in presenza di una sola macchia, questa determinazione è facilitata dalla circostanza per cui sulla scena del crimine non si trova una sola macchia ematica. In presenza di più macchie, che presumibilmente hanno la stessa fonte, l’individuazione del punto di origine è data dall’intersezione delle traiettorie paraboliche delle varie macchie, così come è visibile nel disegno qui di lato. Fondamentale è infine la analisi dei fattori ambientali che possono influire sulla morfologia della macchia e in particolare: l’altezza della caduta, la velocità di proiezione, la con- formazione, le caratteristiche della superficie di impatto ed le caratteristiche del sangue quali la viscosità e la densità. Un ulteriore metodo di determinazione del punto di origine, applicabile in caso di macchie su piano verticale, prevede l’individuazione della zona impattata in cui vi è una maggiore concentrazione di tracce ematiche, presumendo che in tale punto l’andamento della traiettoria del sangue sia perpendicolare alla parete. Pertanto se in una determinata area si individua una maggiore concentrazione di macchie, possiamo logicamente dedurre come il punto di origine delle tracce ematiche e quindi dell’azione violenta, con l’utilizzo del corpo contundente o tagliente che le ha provocate, si trovi di fatto imposizione perpendicolare e a quest’area. Pertanto è consigliabile che il personale di soccorso sanitario,8 ove possibile, si limiti ad applicare i seguenti accorgimenti: far evacuare i luoghi, diretta- mente interessati dalla presenza di feriti da soccorrere, cercando al contempo di impedire l’accesso a chiunque, non toccare nulla se non limitatamente all’esigenza di effettuare le manovre assistenziali, o per evitare pericoli a terzi, e procedere ad una utile, anche se iniziale, delimitazione e sorveglianza dei luoghi, recintando se possibile, anche sommariamente, la zona con nastro bicolore o paletti per isolare l’area disponibile, preoccupandosi di lasciare disponibile un unico accesso ai locali. Sarà utile anche procedere all’osservazione dell’ambiente, se possibile, anche l’effettuazione di foto e filmati, anche con normali dispositivi tipo smartphone, sia al fine di contribuire a descrivere al meglio la situazione per redigere con più precisione la propria relazione di servizio, che per consegnarli qualora rilevanti agli organi di polizia giudiziaria procedenti. Fondamentale sarà, inoltre stabilire, qualora possibile, un unico percorso di accesso alla scena del reato per evitare il completo inquinamento probatorio dell’area interessata, procedendo alla salvaguardia e protezione delle tracce o cose individuabili come connesse all’episodio delittuoso (coltelli, oggetti contundenti, copiose formazioni biologiche), oltre a registrare tutte le persone presenti, compresi gli operatori, che entrano o escono dall’area, ridurre al minimo il numero di persone che possono accedere alla scena del crimine.
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1) Più diffusamente descritto in Scena del crimine e indagini difensive.
Metodologia degli accertamenti tecnici. Di Angioni M., Fratoni F., Franco Angeli Milano 2015.
2) Così in Appunti di criminologia e criminalistica, note ed approfondimenti su vecchie tecniche e nuove scienze dell’investigazione di Angioni M. Fratoni F. e Straccamore I.
Ed. Libreria Universitaria Benedetti L’Aquila 2008.
3) Da “Delitti imperfetti Atto I e Atto II” di Luciano GAROFANO.
4) Ad esempio il suo volume rappresenta l’8% del peso totale del corpo (circa 5/6 lt per l’uomo, 4/5 lt per la donna) e la perdita del 40% del suo volume, internamente o esternamente, causa uno shock irreversibile fino alla morte per emorragia.
5) La benzidina è una base organica dal carattere cancerogeno utilizzata per la preparazione di alcuni coloranti, simile all’anilina. La fenolftalina è un composto organico
derivato dagli idrocarburi usato come indicatore e lassativo mentre la malachite è un minerale microcristallino il cui ambiente genetico è quello dei solfuri primari di rame.
6) Dai 50 cm. si ha un incremento di circa 2/3 punte ogni 10 cm. di altezza, in ogni caso tali valori risentono del tipo di materiale sul quale cade la goccia, quando il piano è inclinato la traccia che ne deriva sembra un punto esclamativo.
7) Stuart H. JAMES (1941), chimico e biologo statunitense considerato fra i più grandi esperti di BPA, membro della American Academy of Forensic Science. William G. ECKERT (?1926), medico legale statunitense, ha lavorato ai maggiori casi di omicidio compreso l’assassinio del senatore Robert F. KENNEDY (1925-1968) e, insieme a JAMES, è considerato uno dei massimi esperti di BPA.
8) Compreso l’autista soccorritore, che è l’operatore tecnico che, in seguito a specifica formazione, provvede alla conduzione dei mezzi di soccorso di cui al DPR 27 marzo 1992 “Atto di indirizzo e coordinamento alle regioni per la determinazione dei livelli di assistenza sanitaria di emergenza”, collabora al mantenimento della loro efficienza e di quella delle apparecchiature in essi installate, collabora all’intervento di soccorso sul territorio, nelle varie fasi del suo svolgimento preoccupandosi di fornire il necessario supporto a tutti gli interventi sanitari anche sotto il profilo organizzativo e formativo.