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Coronavirus come fenomeno biopsicosociale

Coronavirus come “fenomeno” biopsicosociale

Coronavirus (Covid-19), le teleonomie nella specie umana devono convergere in modo più coerente e globalmente condiviso per impattare sul piano biologico.

Abstract

[otw_shortcode_dropcap label=”I” background_color_class=”otw-no-background” size=”large” border_color_class=”otw-no-border-color” label_color=”#008185″][/otw_shortcode_dropcap]l coronavirus può essere analizzato nella sua componente teleologica strettamente biologica che, per essere perseguita, deve interfacciarsi in maniera parassitica alla teleonomia biologica, psicologica e socioculturale caratteristica della specie umana.

La prospettiva biopsicosociale delle dinamiche del coronavirus offre alcuni aspetti che potrebbero essere interessanti da considerare per la definizione di strategie utili a controllare la sua diffusione nella specie umana.

In questo contesto la gestione delle conoscenze psicosociali e la tecnologia sia biomedica che comunicativa risultano essere cruciali per contenere i danni personali, psicosociali ed economici del coronavirus.

 

Abstract

[otw_shortcode_dropcap label=”C” background_color_class=”otw-no-background” size=”large” border_color_class=”otw-no-border-color” label_color=”#008185″][/otw_shortcode_dropcap]oronavirus can be analyzed as a bio-psycho-social phenomenon in its strictly biological teleological component which, in order to be pursued, needs to interface in a parasitic way with the biological, psychological and socio-cultural teleonomies characteristic of the human species.

The bio-psycho-social perspective of coronavirus dynamics offers some aspects that could be interesting to consider in order to define useful strategies to contain its spread in human species.

In this context, management of psychosocial knowledge and both biomedical and communicative technology, are fundamental to contain personal, psychosocial and economic damage of the coronavirus.

 

Autore

Dott. Massimo AgnolettiDott. Massimo Agnoletti – Psicologo, Dottore di ricerca. Esperto di Stress, Psicologia Positiva e Epigenetica, Formatore/consulente aziendale, Presidente PLP-Psicologi Liberi Professionisti-Veneto, Direttore del Centro di Benessere Psicologico, Favaro Veneto (VE).

[otw_shortcode_dropcap label=”I” background_color_class=”otw-no-background” size=”large” border_color_class=”otw-no-border-color” label_color=”#008185″][/otw_shortcode_dropcap]l complesso fenomeno dell’epidemia da coronavirus sta modificando in maniera disruptiva la nostra vita quotidiana determinando un “prima” e un “dopo” nella mente delle persone che stanno vivendo questo evento epocale.

L’attuale emergenza del coronavirus è inedita per le ultime generazioni di occidentali. Produce un tipo di stress peculiare ancora da identificare e richiede misure di contrasto psicosociali specifiche ancora, almeno in parte, da definire.

Questa specificità nasce anche e soprattutto dal fatto che i comportamenti per arginare il coronavirus non sono gli stessi che sono comuni a quasi tutte le altre situazioni emergenziali (terremoti, tsunami, incendi, etc.) dove invece la vicinanza sociale fisica è una risorsa preziosa e fondamentale quanto imprescindibile.

Tale epidemia invece, esprimendo la sua natura e le sue intrinseche finalità biologiche, sfida una delle caratteristiche più necessarie e basilari per la specie umana: il bisogno d’interazione sociale.

Nel fare questo, nello sfruttare questo nostro aspetto umano a proprio vantaggio, il coronavirus ci induce necessariamente a riflettere anche in maniera strategica sui nostri meccanismi psicosociali e sulle modalità che possiamo adottare per continuare a soddisfare questo nostro bisogno fondamentale, contrastandone l’azione.

coronavirus - covid-19 - iorestoacasa

Il bisogno di relazionarsi socialmente è una necessità umana che ha un significato evoluzionistico molto chiaro e complesso; esso include anche la riproduzione e le dinamiche legate al benessere psicofisico per massimizzare la fitness individuale e collettiva.

Diversamente dai nostri antenati, in una maniera del tutto innovativa rispetto ai milioni di anni di storia evolutiva precedenti, la specie umana ha sviluppato la possibilità di soddisfare il bisogno primario disocialità anche in assenza di fisicità.

Grazie alla tecnologia in uso, soprattutto negli ultimi trent’anni, siamo in grado di vivere una dimensione sociale anche in totale assenza di compresenza fisica.

Considerato il periodo emergenziale che stiamo vivendo con la pandemia da coronavirus, sono convinto che questo fattore innovativo sia una risorsa preziosa che acquisterà ancora più valore nel prossimo futuro anche se, in genere, attualmente la diamo per scontata (forse perché è ormai incorporata da anni nel nostro stile di vita occidentale).

Anche in questo periodo di sostanziale quarantena collettiva a causa delle misure di contenimento del virus, il senso di normalità percepito dalle persone e dalle istituzioni viene sostenuto soprattutto dall’affidabilità della nostra diffusa capacità tecnologica di comunicare anche in assenza di contatto sociale fisico.

coronavirus-covid-19-nCoV-19-positivo-negativo

Se ipotizzassimo uno scenario in cui non si potrebbe disporre della tecnologia comunicativa (televisione, cellulare, computer, la rete internet…) durante questo periodo emergenziale, facilmente potremmo intravvedere la portata delle difficoltà che dovremmo affrontare nel quotidiano e i potenziali pericoli ai quali ci potremmo esporre.

Sono sempre più convinto che nel fronteggiare questa emergenza coronavirus, la conoscenza psicosociale che possediamo e la tecnologia biomedica e comunicativa di cui disponiamo (che ci permette di coltivare questo nostro bisogno sociale anche in assenza di contatto fisico), hanno e avranno sempre più un ruolo cruciale e positivo sia a livello individuale che di governance (Agnoletti, 2020).

Il 9 marzo 2020 il governo italiano ha adottato per tutta la nazione rigide misure d’isolamento fisico prossime a una effettiva quarantena e l’11 marzo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha dichiarato il coronavirus una pandemia a livello mondiale.

Per comprendere meglio l’evento emergenziale virale che stiamo vivendo, penso sia molto interessante considerarlo come fenomeno biopsicosociale (in considerazione delle rilevanti e utili informazioni anche applicative, che possono emergere da questa prospettiva).

Il coronavirus è un “fenomeno” biopsicosociale perché è un agente biologico che possiede una sua teleonomia, cioè una sua intrinseca azione biologica finalizzata che comprende anche uno “spazio memoria”, dove le proprie informazioni genetiche sono contenute, e che necessita di un organismo umano per realizzare questa finalità.

La specie umana è a sua volta definita da una complessa interazione tra la sua teleonomia biologica, quella psicologica e quella socioculturale, ciascuna dotata di proprie finalità e di “spazi memoria” parzialmente indipendenti (Agnoletti, 2019a).

Il comportamento umano è il risultato di questa interazione che globalmente chiamiamo fitness e che generalmente può essere quantificata in termini di salute e benessere psicofisico anche se non è limitata ad essa (Agnoletti, 2004).

Le tre teleonomie umane possono essere rappresentate da tre cerchi che sovrapponendosi parzialmente evidenziano delle aree dove tutte e tre le teleonomie convergono in scopi comuni, aree dove la sovrapposizione è limitata a due delle tre teleonomie e aree caratterizzate dall’espressione di una teleonomia ma non delle altre due.

In questa rappresentazione grafica la teleonomia del coronavirus può essere rappresentata da un cerchio che potenzialmente intercetta una delle tre situazioni teleonomiche umane descritte poco sopra attraverso l’area della teleonomia biologica umana.

teleonomia del coronavirus

Anche dal punto di vista concettuale, ciascun sistema teleonomico può essere rappresentato come un sistema di informazioni che si modifica nel tempo, seguendo le regolarità caratteristiche dei sistemi evolutivi (Agnoletti, 2004; Barbieri, 2003; Miller, 1970; Monod, 1970; Morin, 1985; Prigogine, 1976; Volkenstein, Chernavskii, 1978). In altri termini sia il livello biologico, socioculturale e psicologico soddisfano la definizione di sistema informazionale che evolve nel tempo in maniera anche parzialmente indipendente l’uno dall’altro.

La teleonomia del virus è unicamente quella di fare più copie possibili di sé stesso infatti il suo scopo ultimo non è quello di uccidere l’ospite (in questo caso la specie umana) ma di installarsi stabilmente nella sua memoria genetica come è già avvenuto per circa l’8% del DNA umano (Wildschutte et al., 2016).

Il problema per la salute umana è che le teleonomie biologiche del virus e quelle umane possono essere coincidenti (come nel caso di chi viene infettato senza alcun problema di salute debellando il virus o incorporandolo nel proprio DNA) come possono invece divergere conducendo al fatale fallimento del sistema immunitario umano nel contrastare la polmonite indotta dal virus.

In caso di morte dell’individuo anche i virus presenti in esso sono chiaramente destinati a morire.

Per quanto riguarda la teleonomia psicologica, dalla letteratura scientifica attualmente disponibile sappiamo ormai che lo stato emotivo che sperimentiamo quotidianamente in termini di emozioni negative e positive, modula rispettivamente in modo svantaggioso e vantaggioso, l’efficacia del nostro sistema immunitario (Agnoletti, 2019b) e siamo a conoscenza che le scelte che compiamo nel guidare i nostri comportamenti quotidiani (lavarsi frequentemente le mani, esporci o meno a situazioni che percepiamo come rischiose, etc.), determinano sia la nostra personale fitness che, indirettamente, quella della comunità fortemente connessa nella quale viviamo attualmente.

Sul piano socioculturale siamo consapevoli che le informazioni di questo piano teleonomico (condivisibili o meno, ritenute attendibili o meno) incidono fortemente sui comportamenti (anche di natura coercitiva) e le scelte che adottiamo quotidianamente.

Relativamente questo piano teleonomico va ricordato il ruolo chiave dell’attuale tecnologia, in particolare di quella relativa la tecnologia comunicativa, quale artefatto extra somatico prodotto dalla specie umana che risulta essere uno strumento positivo e ormai imprescindibile per coltivare, in un periodo storico come questo, una socialità dissociata dalla presenza fisica (che potenzialmente potrebbe veicolare la teleonomia biologica del virus).

La disponibilità di questa tecnologia non è solo utile per preservare la sopravvivenza delle persone ma anche incide grandemente sulla salute, il benessere e la qualità di vita quotidiana proprio perché è uno strumento che interagisce con l’aspetto della socialità umana sia in contesti ascrivibili al potenziamento del benessere psicofisico individuale che di pura qualità di vita individuale e sociale (si veda ad esempio la situazione drammatica ed estrema quanto attuale in cui alcuni malati terminali ricoverati in terapia intensiva possono salutare i propri cari per l’ultima volta solo attraverso un cellulare o un tablet).

La grande sfida che stiamo attualmente affrontando potremmo anche vederla come il tentativo di uniformare il comportamento molto eterogeneo della popolazione, prodotto dalla natura variegata e soggettiva delle esigenze teleonomiche psicologiche e sociali umane, al fine di applicare strategie efficaci contro la diffusione della teleonomia biologica del virus.

Uno degli obiettivi prioritari che le istituzioni dovranno quindi affrontare da subito sarà quello di agire a livello psicologico e sociale per contenere la curva di espansione esponenziale del virus al fine di evitare la saturazione della capacità psicosociale e tecnologica delle infrastrutture sanitarie (soprattutto dei reparti di terapia intensiva) con le drammatiche conseguenze future che questo comporterebbe.

In questa prospettiva, l’isolamento sociale fisico che limita l’esposizione biologica fisico-chimica del virus risulta essere la strategia più efficace e applicabile nella popolazione almeno nel breve e medio termine perché rappresenta l’unico modo conosciuto di rallentare la diffusione del virus.

Non disponendo di altri strumenti quali vaccini o comunque di strategie biomediche alternative che contrastano significativamente l’azione teleonomica del virus, l’isolamento sociale attivo è il mezzo di contenimento più ampio ed efficiente da adottare a livello globale malgrado i costi psicosociali ed economici siano notevoli e attualmente difficili da quantificare con precisione.

Da quanto esposto si comprende perché, vista la natura parassitica del virus, le teleonomie presenti nella specie umana devono convergere tutte in maniera più coerente, continua e globalmente condivisa al fine di impattare sul piano biologico dove opera il coronavirus.

Bibliografia

Agnoletti, M. (2004). Il modello bio-psico-culturale. Dipav.11,11-34. Franco Angeli, Milano.

Agnoletti, M. (2019a). Il modello biopsicosociale alla luce della scienza dei telomeri”, Medicalive Magazine, 3, 35-40.Retrieved from:

https://www.medicalive.it/il-modello-biopsicosociale-alla-luce-della-scienza-dei-telomeri

Agnoletti, M. (2019b). L’impatto delle emozioni positive sulla nostra salute attraverso il circuito anti-infiammatorio colinergico, State of Mind, n 8-2019, Italy.

Agnoletti, M.& Wittmann, M impotenciastop.com. (2020). Letter from Italy: Treating the Virus with a Proper Time Perspective. Psychology Today, 3. Retrieved from: https://www.psychologytoday.com/intl/blog/sense-time/202003/letter-italy-treating-the-virus-proper-time-perspective

Barbieri, M. (2003). The Organic Codes. Cambridge: Cambridge University Press.

Miller, J.G. (1970). Living Systems. New York: Mc-Graw-Hill. Trad. it. (1971), La teoria generale dei sistemi viventi. Milano: Franco Angeli.

Monod, J. (1970). Le hazard et la necessité. Parigi: Seuil.

Morin, E. (1985). La via della complessità. In G. Bocchi, M. Ceruti (a cura di) (1985), La sfida della complessità. Milano: Feltrinelli site web.

Prigogine, I. (1976). Order Through Fluctations. Self-Organization and Social Systems. In E. Jantsch & L.H. Waddington, Evolution and Consciousness. Human Systems in Transition. Reading (Mass.): Addison-Wesley.

Volkenstein, M.C., &Chernavskii, D.S. (1978). Information and Biology. Jour-nal of Social and Biological Structures, 1,1, 69-86.

Wildschutte, J. H., Williams, Z. H., Montesion, M., Subramanian, R. P., Kidd, J. M., Coffin, J. M.  (2016). Novel human endogenous proviruses. Proceedings of the National Academy of Sciences Mar 2016, 201602336; DOI: 10.1073/pnas.1602336113


Del dott. Agnoletti leggi anche i seguenti articoli:

La Scienza dei Telomeri e il modello integrato di salute psicofisica

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