Tutto nasce dalla notizia del decesso a Napoli presso il proprio domicilio di una donna risultata positiva al Covid-19. Come fanno sapere i parenti, soffriva di epilessia. La notizia sta diffondendo grande preoccupazione tra le oltre 500.000 persone che in Italia soffrono di epilessia.
La Lega Italiana Contro l’Epilessia (LICE) e il suo presidente, Professor Oriano Mecarelli – Dipartimento Neuroscienze Umane Università La Sapienza (Roma), intervengono per fare chiarezza ed evitare inutili allarmismi.
“Dopo il caso a Napoli di una donna deceduta per infezione da Covid-19, siamo inondati da numerosissime richieste di informazioni e chiarimenti da parte di pazienti e caregiver. L’Epilessia e il suo trattamento con i farmaci specifici non costituiscono in alcun modo – sottolinea il Prof. Mecarelli – un fattore di rischio maggiore riguardo la possibilità di essere contagiati dal Covid-19.
Le persone con epilessia, a meno che non soffrano di altre patologie concomitanti, non sono immunodepresse. Quindi il rischio che possano contagiarsi è lo stesso della popolazione generale. Le terapie con farmaci antiepilettici vanno assunte con regolarità.
Resta inteso, inoltre, che per le persone con epilessia valgono le stesse raccomandazioni del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Questo come per tutti i cittadini italiani. Raccomandazioni che ognuno di noi deve rispettare scrupolosamente per evitare ulteriore diffusione del contagio”.
Sarà comunque sempre e solo il proprio specialista di riferimento, l’epilettologo, a valutare la situazione e concordare con il paziente e/o i familiari le eventuali precauzioni da adottare. Questo per minimizzare il più possibile i rischi, cercando di interferire il meno possibile con la qualità di vita del paziente stesso.