Dott. ssa Maria Galasso
Posturologa-Chinesiologa,
Napoli – Università E-Campus
Novedrate
ABSTRACT
Vertigo and equilibrium disorders and cervical problems are very common symptoms in the population. Very frequent today, both are the symptoms of a dysfunction (not always of a disease or of a lesion) of the vestibular system, complex sense-motor system, phylogenetically very ancient and very early in the embryological development, or of the cervical tract, accompanied by improper posture in time. Unlike the Elder, in which the genesis of the symptomatology, in general it is always multifactorial and the role of the cervical pathology, in particular, is always to be considered concausal, in the subject “Young”, the multifactorial fades and the dysfunction/ Cervical pathology may, at least in some cases, be considered a direct causal element. The proprioceptive cervical afferences, in fact, represent a servo-mechanism in dynamic muscular control, able to attenuate or amplify the postural reflexes consequent to labyrinthine stimulation. Wilmouth and Toupet describe the vertigo “of proprioceptive origin” as follows: “complex dysfunctional syndrome that disrupters proprioception and equilibrium in a reversible way, caused by multiple articular and vertebral dysfunctions that disturb the chains Physiological static and kinetic and therefore their management by the central nervous system (CNS) “.
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La vertigine e i disturbi dell’equilibrio e le problematiche cervicali sono sintomi molto comuni nella popolazione. Oggi molto frequenti, entrambe sono i sintomi di una disfunzione (non sempre di una malattia o di una lesione) del sistema vestibolare, complesso sistema senso-motorio, filogeneticamente molto antico e molto precoce nello sviluppo embriologico, o del tratto cervicale, accompagnato da posture scorrette nel tempo. A differenza dell’anziano, in cui la genesi della sintomatologia, in generale è sempre multifattoriale e il ruolo della patologia cervicale, in particolare, è sempre da considerarsi concausale, nel soggetto “giovane”, la multifattorialità si sfuma e la disfunzione/patologica cervicale può, almeno in alcuni casi, essere considerata un elemento causale diretto. Le afferenze propriocettive cervicali, infatti, rappresentano un servo-meccanismo nel controllo muscolare dinamico, in grado di attenuare o amplificare i riflessi posturali conseguenti alla stimolazione labirintica. Wilmouth e Toupet descrivono la vertigine “d’origine propriocettiva” come segue: “sindrome disfunzionale complessa che perturba in modo reversibile la propriocezione e l’equilibrio, causata da multiple disfunzioni articolari e vertebrali che disturbano le catene fisiologiche statiche e cinetiche e quindi la loro gestione da parte del sistema nervoso centrale (SNC)”.
INTRODUZIONE
È importante in questa sede sottolineare il concetto delle “catene fisiologiche statiche e cinetiche”. Infatti analizzando la coordinazione tra l’angolo lombo-sacrale e l’inclinazione del tronco durante il sollevamento di differenti pesi, mostrando che è proprio il sistema nervoso a coordinare i gradi di libertà del rachide, così da correlare strettamente lordosi e inclinazione necessaria del tronco, attraverso l’attivazione di sinergie muscolari. Questa coordinazione può venire a mancare se il SNC attiva sinergie inter-articolari errate a causa di alterati input propriocettivi determinati da patologie muscolo-scheletriche flogistiche, degenerative, traumatiche o semplicemente disfunzionali.
Il modo esemplificativo di una situazione in cui la patologia disfunzionale del rachide può considerarsi più significativamente causale è quello dei soggetti che lavorano al computer. È comunque ovvio che altri fattori sensoriali sono coinvolti, quali ad esempio la vista con l’eteroforia, la convergenza e la fusione.
QUADRO CLINICO
La modalità di manifestazione della sintomatologia è solitamente duplice, per lo più successiva. Spesso il paziente avverte una crisi acuta di vertigine, intensa ma di brevissima durata (1-2 minuti) quando si alza dalla scrivania oppure, dopo aver lavorato a lungo al computer, gira il capo anche di poco e non necessariamente in modo brusco e rapido. Alla vertigine seguono la nausea e la polipnea reattiva, con conseguente tachicardia e sudorazione.
Solitamente, non si rilevano mai segni di una lesione labirintica come nella vertigine acuta. Molto spesso oltre alla manifestazione acuta, anche al posto di essa il paziente presenta instabilità sia in stazione eretta sia nella deambulazione, fastidio nei cambiamenti posturali e nei movimenti del capo, soprattutto in flesso-estensione, senza però presentare le caratteristiche della vertigine posizionale benigna. Un disturbo frequente lamentato è il senso di peso alla testa, difficoltà visive vaghe con fatica a mettere a fuoco soprattutto nelle situazioni di scarsa illuminazione, fastidio nei luoghi affollati, soprattutto se presenti contrasti visivi, come nei supermercati. Talora i sintomi sono così intensi da portare a veri attacchi di panico.
Il paziente non presenta nistagmo né spontaneo né posizionale ma frequentemente:
– la coordinazione cervico-oculare, evidenziate dalla prova di inseguimento lento cefalico, è ridotta;
– la prova di Romberg e la stabilometria, soprattutto nella cosiddetta prova cervicale, sono alterate;
– lo studio del cammino (esame baropodometrico)
>Dal punto di vista della semiotica del rachide, in genere si rivela la presenza di numerosi segmenti mobili sofferenti, su base disfunzionale. Frequenti sono anche le taut bands nei muscoli cervicali posteriori e i fenomeni di allodinia nei territori cutanei e muscolari corrispondenti ai segmenti mobili interessati. Si ritiene avere scarsa importanza il rilievo di segni radiologici della cosiddetta “artrosi”, vista la grandissima frequenza con cui compaiono dopo i 30 anni, anche perché spesso non vi è corrispondenza di livello con il reperto semiologico clinico.o), evidenzia ridotta stabilità dinamica cervico-cefalica.
TRATTAMENTI MANUALI E RIABILITATIVI
La terapia manuale ha un posto di rilevo in questa patologia. È necessario iniziare con il trattamento delle contratture localizzate muscolari, o anche con le tecniche di rilasciamento post-isometrico, mobilizzazioni passive o manovre di joint play e, se la situazione lo consente, con vere manipolazioni vertebrali ad “alta velocità”, ma in ogni caso valutando la funzionalità del rachide lombare e dorsale e la presenza in questi tratti di eventuali altri segmenti mobili sofferenti che vanno tratti per primi dal basso all’alto.
Per quanto riguarda la terapia riabilitativa ha soprattutto lo scopo di prevenire le ricadute. In questi casi è efficace soprattutto la correzione ambientale e delle abitudini. In casi più specifici dove non risulta sufficiente la correzione ambientale, esistono percorsi di RPG (riprogrammazione posturale globale) o il metodo Feldenkrais.
IL METODO FELDENKRAIS
Il metodo Feldenkrais è basato sul principio della necessità di acquisire la consapevolezza delle proprie capacità sensitive e motorie, quindi del proprio corpo. Il movimento è l’essenza stessa della vita: tutte le nostre azioni, i nostri pensieri, le nostre emozioni sono legate ai movimenti che occupano gran parte dell’attività celebrale e soprattutto alle strategie messe in atto dal SNC per resistere alla forza di gravità. È infatti alla primordiale paura di cadere (riflesso primitivo incondizionato, di origine vestibolare) che Feldenkrais addebita la successiva insorgenza di tutte le altre paure e sentimenti di angoscia, che sarebbero risposte apprese condizionate, base delle successive nevrosi. Il metodo in pratica consiste nel realizzare un processo di apprendimento chinestetico, per utilizzare le proprie capacità senso-motorie e muoversi col minimo sforzo e il massimo di efficacia, utilizzando le proprie sensazioni: una visione sintetica dell’uomo, in cui si integrano corpo e mente. L’efficienza con cui ci muoviamo dipende dall’immagine che abbiamo di noi stessi, ma quest’immagine non è, come potrebbe sembrarci, la sola possibile e immutabile; in realtà, non è innata, ma si froma quasi casualmente, nel corso della vita, quasi a nostra insaputa, dalla combinazione del nostro patrimonio genetico con le nostre esperienze. L’immagine di sè, sita nella corteccia celebrale, non rappresenta l’insieme del corpo, ma solo le zone di attività volontria; è un’immagine funzionale, che può essere modificata dall’apprendimanto di nuove funzioni. Quindi non si tratta di curare delle lesioni o delle alterazioni di movimento, ma di apprendere e migliore e ad ampliare il nostro rapporto con l’ambiente che ci circonda.
Bibliografia
– Bernard Bricot: “La riprogrammazione Posturale Globale”, Stati Pro, 1998 ed ed. successive;
– Enzo Lazzari: “La postura. I Fondamenti”, Martina 2006.
– Gagey Pierre Marie: Weber Bernhard G.; cur. Marini A.: “Posturologia, Regolazione e perturbarzioni della stazione eretta”. Marrapese, 2001;
– Giuseppe Stefanelli: Sistema Stomatognatico nel Contesto Posturale. Ed. Ermes;
– Kendall F., Kendall McCreay E.: “I muscoli, Funzioni e Test con Postura e Dolore”, Ed. Verduci, 2005;
– Linda M. Luxon, Rosalyn A. Davies: Manuale di Riabilitazione Vestibolare, Ed. Antonio Delfino;