Dott. Massimo Agnoletti,
Psicologo, Dottore di ricerca Esperto di Stress,
Psicologia Positiva e Epigenetica.
Formatore/consulente aziendale,
Presidente PLP-Psicologi
Liberi Professionisti-Veneto.
Direttore del Centro di Benessere Psicologico, Favaro Veneto (VE)
Sintesi
Grazie al contributo delle scienze del microbiota e del paradigma epigenetico, si sta affermando sempre più il concetto di adattoma per descrivere la complessità e la fitness bio-psico-sociale umana.
English abstract:
Both the epigenetic paradigm and the recent discoveries relating to the microbiota are revolutionizing some important biomedical and psychological aspects concerning the general concept of well-being and bio-psycho-social health.
In this context, the concept of adaptome assumes fundamental importance because it underlines the holistic and integrated aspect of the human organism where the mind assumes the pivotal role of mediator of all the complex and different human and extra-human teleonomy that make up the human-microbiota holobiont.
Italian abstract:
Sia il paradigma epigenetico che le recenti scoperte relative il microbiota stanno rivoluzionando alcuni importanti aspetti biomedici e psicologici riguardanti il concetto generale di benessere e salute bio-psico-sociale.
In questo contesto, il concetto di adattoma assume un’importanza fondamentale perché sottolinea l’aspetto olistico ed integrato dell’organismo umano. Il concetto esplicita che la mente assume il ruolo cardine di mediatrice di tutte le complesse e differenti teleonomie umane ed extraumane che compongono l’olobionte umano-microbiota.
Nel concetto di adattoma, il microbioma (ossia la totalità del contenuto genetico dell’ecosistema di microorganismi che compongono il microbiota) può essere considerato la parte variabile del genoma umano. Questa, consente al nostro organismo di adattarsi con maggiore efficacia agli stimoli esterni quali la tipologia e la quantità di alimenti, gli inquinanti ambientali, gli antibiotici assunti, lo stress psicosociale vissuto, la tipologia e la quantità di esercizio motorio messo in atto, la qualità e la quantità di sonno, i farmaci assunti, ecc. (Gasbarrini, Dionisi& Gasbarrini, 2019).
I fattori estrinseci, come ad esempio l’attività lavorativa, le abitudini alimentari, lo status socioeconomico percepito, ecc., influenzano la composizione del microbiota intestinale del singolo individuo umano in misura assolutamente maggiore rispetto la genetica individuale umana che possediamo (Rothschildet al., 2018).
Il concetto di adattoma è un recente costrutto delle scienze biomediche che, prendendo sempre maggiore consapevolezza dell’importanza dell’impatto del Microbiota e la sua interazione con il nostro organismo, obbliga a riconsiderare (se nona confutare completamente) due assiomi della batteriologia classica.
Il primo, che assumeva la relazione che “ad una specifica malattia corrisponde sempre uno specifico agente patogeno” (si pensi ad esempio al caso dell’ulcera gastrica con il batterio helicobacter pylori), il secondo che dava per scontata la priorità clinica relativa la presenza o meno di un singolo agente patogeno piuttosto che la variazione del rapporto esistente tra differenti specie batteriche comunque presenti (Gasbarrini, Dionisi& Gasbarrini, 2019).
Il termine adattoma, in genere, si riferisce alla caratteristica adattativa, funzionale ed addizionale del contenuto informativo del genoma del microbiotarispetto il genoma umano.
Sappiamo da recenti lavori che la natura di questo contributo genetico extra-umano, viene determinata principalmente da fattori ambientali e solo in misura marginale dalla genetica umana dell’ospite (Rothschildet al., 2018).
Il patrimonio genetico interindividuale umano è infatti lo stesso al 99,9% mentre la diversità genetica a livello del microbiota tra due individui può arrivare anche all’80-90% (Gasbarrini, Dionisi& Gasbarrini, 2019).
È del tutto rilevante notare che quindi, quest’ultima variabilità, stimata essere almeno decine di volte maggiore rispetto quella legata all’informazione del DNA interindividuale umano, è dovuta a fattori ambientali e non genetici.
Dal punto di vista biologico evoluzionistico è chiaro che questa diversità genetica concessa dall’implementazione e l’interazione simbiotica del microbiota all’interno e all’esterno del nostro organismo umano ha rappresentato un vantaggio adattativo molto significativo impossibile da raggiungere considerando esclusivamente la potenzialità genetica umana.
Naturalmente il periodo particolarmente delicato dei primi 3-4 anni di vita in cui il nostro sistema immunitario apprende dal microbiota preziose informazioni assume un’importanza fondamentale per determinare un efficace gestione infiammatoria dell’organismo.
In questo contesto, il concetto di adattoma, è prezioso anche per sottolineare la necessità di parlare di organismo, non solo come unità bio-psico-sociale in riferimento al genotipo umano, ma anche come unità costituita da differenti entità. Queste, pur non condividendo lo stesso DNA (pensiamo al caso delle cellule con DNA umano, al DNA mitocondriale, e quello dei microorganismi che compongono il microbioma), condividono almeno alcune teleonomie ossia degli scopi definiti dalla loro stessa struttura.
Ciascun singolo sistema teleonomico, sia umano che extra-umano, sia biologico che di natura psicosociale, può essere rappresentato come un sistema di informazioni che si modifica nel tempo, seguendo le regolarità caratteristiche dei sistemi evolutivi (Agnoletti, 2004; Barbieri, 2003; Miller, 1970; Monod, 1970; Morin, 1985; Prigogine, 1976; Volkenstein& Chernavskii, 1978).
In altri termini sia il livello biologico, socioculturale e psicologico soddisfano la definizione di sistema informazionale di adattoma che evolve nel tempo in maniera indipendente l’uno dall’altro. Ciò significa che, nella complessità dell’organismo “umano”, vi è la possibilità che queste teleonomie interagiscano in modalità talvolta convergenti, massimizzando la fitness globale, talaltre divergenti, diminuendo la fitness complessiva della persona.
In questa visione il concetto di eubiosi, ossia di “equilibrio” tra i vari microorganismi del microbiota, assume un significato nuovo perché va considerato in funzione delle teleonomie dell’organismo umano e non come se esistesse un concetto di “equilibrio” perfetto ed astratto avulso da un contesto e rappresentato dalle sue interazioni.
A confermare questa visione, il concetto di disbiosi rappresenta uno squilibrio, non tanto perché si è affermata un nuovo rapporto tra specie batteriche intestinali o gastriche, ma perché tale rapporto ha delle implicazioni che ostacolano le teleonomie bio-psico-sociali dell’ospite umano (in termini di diversa produzione di metaboliti, in termini di dolore percepito, rapporti sociali compromessi, ecc.).
Sia come numerosità assoluta (stimata essere superiore di almeno 10 volte rispetto le cellule con il DNA umano) che come quantità di geni (stimata essere superiore di almeno 150 volte rispetto il DNA umano), il microbiota che ospitiamo non può più essere considerato semplicemente un parassita che non ci comportava particolari spese metaboliche (come si pensava fino a pochi anni fa) ma deve essere ripensato come un vero co-protagonsta del nostro percorso ontogenetico (pensiamo, solo a titolo d’esempio, all’impatto sul neurosviluppo), della nostra sopravvivenza e del nostro benessere psicofisico.
Per questa ragione sono sempre più convinto che sarebbe più corretto parlare di olobionte (Agnoletti, 2021) in cui la mente avrebbe un nuovo ruolo esclusivo di mediatrice di tutte le differenti e complesse teleonomie bio-psico-sociali di tutti gli agenti genetici umani ed extra-umani che compongono in maniera stabile il “nostro” organismo, la nostra persona.
Prendendo atto della definizione sostenuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (1948) dove la salute è “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente assenza di malattie o infermità” e le recenti acquisizioni scientifiche relative il significativo impatto del microbiota nei confronti della nostra natura bio-psico-sociale, è chiaro che quanto esposto poco sopra rappresenti un cambio di paradigma. Il cambio viene inteso come una sfida concettuale e clinica rispetto quello finora adottato, promuovere il benessere e la salute umana.
Pur essendo, appunto, molto sfidanti, questi concetti ci obbligano ad affrontare la quasi disorientante complessità dell’organismo “umano” tracciata dalle scienze biomediche e psicologiche ma ci offrono anche una moltitudine di strumenti, conoscenze e strategie nuove per supportare e promuovere efficacemente la salute ed il benessere delle persone finora impensabili.
Bibliografia
Agnoletti, M. (2004). Il modello bio-psico-culturale. Dipav.11,11-34. Franco Angeli, Milano.
Agnoletti, M. (2021). L’olobionte umano-microbiota e l’effetto imbuto dei telomeri. State of Mind, 11.
Barbieri, M. (2003). The Organic Codes. Cambridge: Cambridge University Press.
Gasbarrini, A., Dionisi, T., & Gasbarrini, G. (2019). L’azione del Microbiota nel trapianto fecale. Atti della Accademia Lancisiana. Vol.LXIII, 1, 113-121.
Miller, J.G. (1970). Living Systems. New York: Mc-Graw-Hill. Trad. it. (1971), La teoria generale dei sistemi viventi. Milano: Franco Angeli.
Monod, J. (1970). Le hazard et la necessité. Parigi: Seuil.
Morin, E. (1985). La via della complessità. In G. Bocchi, M. Ceruti (a cura di) (1985), La sfida della complessità. Milano: Feltrinelli site web.
Prigogine, I. (1976). Order Through Fluctations. Self-Organization and Social Systems. In E. Jantsch & L.H. Waddington, Evolution and Consciousness. Human Systems in Transition. Reading (Mass.): Addison-Wesley.
Rothschild, D., Weissbrod, O., Barkan, E., et al. (2018). Environment dominates over host geneticsin shaping human gut microbiota. Nature, 555: 210-5.
Volkenstein, M.C., &Chernavskii, D.S. (1978). Information and Biology. Jour-nal of Social and Biological Structures, 1,1, 69-86.