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Dott. Massimo Agnoletti

La funzione dei circuiti neurali dopaminergici della ricompensa

Psicologo, Dottore di ricerca Esperto di Stress, Psicologia Positiva e Epigenetica Formatore/consulente aziendale, Presidente PLP-Psicologi Liberi Professionisti-Veneto, Direttore del Centro di Benessere Psicologico
Favaro Veneto (VE)

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Abstract

English version

From previous view dopamine was assumed to be the neurotransmitter associated with hedonistic pleasure (“like” experiences) but most recent and accurate studies are instead attributing a more articulated and variegated role where this molecule acts as a modulator of a dedicated and complex “dependent experience” neural learning system. This plasticity allowed by dopamine does not trigger when you live a hedonistic pleasure experience “per se”, but when expectations of the reward system for evolutionary meaning behaviors are satisfied.
Understanding how neural circuits “like” and “want” interact is fundamental to grasp motivational aspects both in terms of health and psychophysical well-being and to understand clinically addictions phenomenon.

Versione Italiana

Dalla precedente visione che assumeva la dopamina fosse il neurotrasmettitore associato al piacere edonistico (“esperienze edonistiche”), gli studi più recenti ed accurati stanno invece attribuendo un ruolo più articolato e variegato dove questa molecola funge da modulatore di un sistema di apprendimento neurale dedicato e complesso “esperienza dipendente”. Questa plasticità permessa dalla dopaminanon si attiva quando si vive un’esperienza di piacere edonistico di per séma quando le aspettative prevista dal sistema della ricompensa per comportamenti evoluzionisticamente significativi sono soddisfatte.
Comprendere come i circuiti neurali “like” e “want” interagiscono, è fondamentale per cogliere gli aspetti motivazionali, sia in senso di promozione della salute e del benessere psicofisico, sia per studiare il fenomeno delle dipendenze intese clinicamente.

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La dopamina è una molecola complessa che ha la funzione di neurotrasmettitore in sistemi neurali di molte specie animali (sia vertebrati che invertebrati) inclusa la specie umana.
Per molto tempo si è pensato che i circuiti neurali dopaminergici del sistema nervoso centrale umano(stimati essere meno dell’uno per cento di tutti i neuroni del cervello) fossero implicati nel generare la sensazione di piacere caratteristica delle esperienze edonistiche.
Solo recentemente però si è invece capito che la funzione svolta dai sistemi sensibili alla dopamina è molto più complessa e differenziata e non associata di per sé alla sensazione di piacere.
La consapevolezza di questa differente visione è molto importante sia dal punto di vista accademico che applicativo perché la comunicazione sociale legata al concetto di dipendenza (intese dal punto di vista clinica) è tuttora erroneamente polarizzata sul vecchio concetto di dopamina quale molecola abbinata al piacere con tutte le conseguenze del caso in termini di costi personali e sociali.
Più precisamente la molecola della dopamina si è rivelata centrale per il funzionamento di processi complessi come l’attenzione, l’arousal, la sindrome di Parkinson, l’ADHD (disturbo da deficit attentivo), le dipendenze e naturalmente il meccanismo di gratificazione (Björklund & Dunnett, 2007; Björklund & Lindvall, 1984; Klanker et al., 2013; Floresco &Magyar,2006).
Nel cervello umano il circuito neurale della dopamina legato al meccanismo della gratificazione, così importante per comprendere il nostro sistema motivazionale e di scelta comportamentale, è una struttura di apprendimento “esperienza dipendente” che modella le nostre motivazioni nell’ottenere esperienze positive edonistiche o eudaimoniche (esperienze complesse che

esperienze complesse

includono, ma non sono limitate alla sensazione edonistica) particolarmente significative dal punto di vista evoluzionistico (sopravvivenza e riproduzione).
Le reti neurali coinvolte in questo processo realizzano l’apprendimento associativo tra aspettativa e premio/gratificazione (non necessariamente per esperienze legate al piacere) modificando epigeneticamente i neuroni che includono nella propria struttura i recettori della dopamina.
È possibileche, dal punto di vista esperienziale, l’attivazione del circuito dopaminergico dedicato alla gratificazione abbia più a che vedere con la sensazione di controllo (derivante dalla corrispondenza tra aspettativa e stimolo percepito) che con quella di piacere anche se spesso queste due sensazioni/emozioni sono spesso abbinate esperienzialmente.
Va posto l’accento sul ruolo strategico di questo insieme di neuroni sensibili alla presenza della dopamina perché, diversamente da quanto spesso comunicato in passato con forse eccessiva approssimazione, i circuiti dopaminergici non contraddistinguono esclusivamente i comportamenti edonistici legati a qualche forma di dipendenza (si pensi al fumare, l’assunzione di alcool, l’obesità, il gioco d’azzardo, etc.) ma anche quelli che promuovono la costituzione di abitudini positive per la nostra salute (la pratica di uno sport o di un’attività motoria, una corretta nutrizione, le esperienze di Flow, etc.).
Per molti decenni vi è stata, e continua in parte a esserci anche attualmente, una impropria associazione dei circuiti dopaminergici con il concetto di insalubri dipendenze ed il concetto di piacere.
Prova di questa impropria associazione è tutta la comunicazione basata sul fatto che siccome il comportamento o l’esperienza ha rilevato un “picco” di attivazione dei neuroni dopaminergici allora si tratta di comportamenti o attività o esperienze per se stesse potenzialmente pericolose perché simili, come attivazione neurale, a quelle caratterizzanti le dipendenze come l’abuso di droghe.
Per quanto riguarda questo concetto improprio, sappiamo che se è vero che tutte le forme di dipendenza cliniche sono caratterizzate da una specifica configurazione del circuito dopaminergico, è altrettanto vero che l’attivazione del circuito dopaminergico di per sé non significa maggiore probabilità di sviluppare comportamenti negativa di dipendenza clinicamente.
È bene ricordare che maggiore attivazione dei neuroni dopaminergici in corrispondenza di emozioni edonistiche, non coincide necessariamente a promuovere comportamenti negativi per la salute nel medio e lungo periodo.
Per diversi anni si è pensato che il neurotrasmettitore del piacere fosse la dopamina perché la limitata risoluzione temporale e spaziale della tecnologia utilizzata faceva quasi coincidere ogni esperienza piacevole connotata attivamente da una dinamica di ricompensa (si pensi ad esempio all’ottenimento di un premio come un cibo succulento) un’attivazione significativa dei neuroni caratteristici il circuito della dopamina.
In sostanza per anni non si è fatta distinzione tra i circuiti neurali del piacere (circuiti “like”) da quelli relativi la motivazione per perseguireuna ricompensa (circuiti “want”) generando molta confusione sia all’interno dell’ambito accademico che, soprattutto, al fuori di esso.
In estrema sintesi, il circuito dopaminergico funzionerebbe più similmente ad un apparato strategicamente fondamentale per la ricerca finalizzata alla replicazione di esperienze che implicano anche il piacere ma non è di per sé stesso causa dell’emozione edonistica.
I meccanismi neurali che realizzano i comportamenti di motivazione nel ricercare attivamente una ricompensa e quelli relativi il piacere conseguente, il raggiungimento della medesima ricompensa, sono differenti (Berridge, 2004; Berridge, 2007; Berridge&Aldridge, 2008; Robinson et al. 2016).
Nel momento in cui, ad esempio, facciamo l’amore, ci gustiamo il nostro piatto preferito o pratichiamo la nostra attività preferita di Flow, nel nostro cervello avviene un massiccio e istantaneo rilascio di dopamina, in precedenza prodotta nel tronco celebrale, nel tratto mesolimbico del circuito dopaminergico che fa attivare l’area ventrale tegmentale area (VTA), il nucleo accumbens così come altre parti del circuito dopaminergico quali lo striato dorsale, l’amigdala e la corteccia frontale.
Più precisamente attualmente viene accettato che il tratto mesolimbico del circuito dopaminergico, caratterizzato da dare maggiore salienza alla gratificazione immediata legata con lo stimolo condizionato presente nel “qui ed ora”, dialoghi continuamente dal punto di vista neurale con il sistema esecutivo facente parte della corteccia prefrontale (PFC), responsabile di comportamenti complessi quali il problem-solving, la pianificazione, le scelte e le decisioni che coinvolgono ipotetici scenari futuri.
In alcune teorizzazioni vi è anche una terza parte, rappresentata dall’insula, che avrebbe la funzione di mediare tra i due sistemi protagonisti del sistema dopaminergico appena citati.
Le continue interazioni funzionali tra questi due sistemi neurali (tratto mesolimbico e corteccia prefrontale) sono espresse da variazioni epigenetiche “esperienza dipendenti” che generano la plasticità neurale così evidente nella specie umana.
Questa plasticità cipermette di spiegare la diversità tra una persona che, esposta alla medesima esperienza puramente edonistica, presenta una dipendenza patologica (si pensi ad esempio al cibo od al fumo) rispetto chi non presenta questo pericoloso contesto psicofisico di dipendenza e si trova in una situazione di salute e benessere generale.

benessere generale

La situazione di equilibrio e benessere psicofisico che contraddistingue le scelte comportamentali salubri è caratterizzata da un bilanciamento tra il sistema della corteccia prefrontale (PFC) e quello dopaminergico mesolimbico, quindi tra esigenze del momento presente (il “qui ed ora”) e le possibili conseguenze future.
In relazione agli aspetti vantaggiosi per la salute del sistema dopaminergico, è stato suggerito che un sostenuto grado di attivazione del circuito della ricompensa in risposta ad eventi positivi sia alla base del benessere e della regolazione adattiva dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene(Heller et al., 2013),struttura assolutamente centrale per la nostra salute psicofisica.
Una situazione di dipendenza clinicamente intesa è invece dalla dominanza funzionale del sistema mesolimbico rispetto il PFC. Questa dominanza viene espressa funzionalmente dall’intensità di attivazione superiore dei neuroni del sistema mesolimbico dopaminergico rispetto quelli dopaminergici che si trovano nella corteccia prefrontale.
Dal punto di vista fenomenologico/esperienziale la polarizzazione appena citata si esprime come priorità delle esigenze presenti del “qui ed ora” rispetto i potenziali futuri scenari derivanti diverse scelte possibili.
Come se si trattasse di un continuo “braccio di ferro” funzionale tra strutture neurali della corteccia prefrontale ed il mesolimbico dopaminergico, la “debolezza” del PFC rispetto il sistema mesolimbico rappresenta una pericolosa situazione (dal punto di vista della salute) di dominanza funzionale perché’ aumenta la propensione alle gratificazioni immediate e quindi all’impulsività (Brickel et al., 2018).
Utilizzando la metafora del braccio di ferro, le esigenze del presente in questo caso “vincono” sulle possibili conseguenze future.
Non bisogna dimenticare che tutte le esperienze edonistiche hanno anche un aspetto funzionale relativo la gestione dello stress vissuto in quel momento per l’effetto dell’attivazione dei circuiti neurali sensibili alla classe di molecole chiamate endorfine.
Quindi se una persona sta percependo una situazione di distress (cioè stress negativo), la principale motivazione nel ricercare e ottenere un’esperienza legata alla sensazione di piacere corrispondente all’attivazione dei neuroni sensibili alle endorfine può essere il conseguente effetto di abbassamento dello stress negativo percepito in quel momento (anche se tale effetto avrà breve durata).
La priorità di far “vincere” il sistema mesolimbico della ricompensa può quindi essere funzionale alla gestione dello stress percepito nel presente malgrado le possibili conseguenze negative future.
Questo contesto getta luce sulla spiegazione della dinamica sia di comportamenti non patologici (si pensi all’assunzione del “comfort food” ad esempio) che di dipendenze più propriamente cliniche nel contesto massicciamente integrato dei complessi sistemi psico-neuro-metabolici che si influenzano reciprocamente nel nostro organismo.
Un esempio riguardo questo alto grado di integrazione è l’influenza delle citochine infiammatorie sui livelli di dopamina presenti nel cervello con il conseguente impatto sulla motivazione (Treadway et al. 2019).
Molto rimane da comprendere riguardo il ruolo della dopamina e di altre molecole nell’influenzare la motivazione ed il comportamento umano ma i dati finora emersi dalla letteratura scientifica attuale ci indicano con chiarezza cheoccorre tenere a mente che le strutture neurali che realizzano l’esperienza del “like” e del “want” sono differenti e, anche se dal punto di vista ecologico sono spesso associate, in alcuni contesti specifici (si pensi alla dipendenza clinicamente intesa) possono esprimersi facendo emergere la loro diversità funzionale.
Comprendere come alcune molecole (per es. la dopamina) cambiano strutturalmente e funzionalmente i circuiti neurali della ricompensa, sarà determinante per lo sviluppo di settori della psicologia come la Psicologia Epigenetica che studia l’influenzadegli aspetti mentali sul livello cellulare del nostro organismo (Agnoletti, 2018).
Cogliere quest’ aspetto è fondamentale per promuovere con maggiore efficacia sia interventi di promozione del benessere psicofisico che di trattamento per situazioni patologiche.

situazioni patologiche

Bibliografia

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