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Dott. Massimo Agnoletti

La prospettiva temporale e i processi epigenetici d’invecchiamento cellulare dei telomeri

Dott. Massimo Agnoletti
Psicologo, Dottore di ricerca Esperto di Stress,
Psicologia Positiva e Epigenetica Formatore/consulente aziendale, Presidente PLP-Psicologi Liberi Professionisti-Veneto, Direttore del Centro di Benessere Psicologico – Favaro Veneto (VE)

 
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Abstract
 
La convergenza degli studi della prospettiva temporale, delle dinamiche epigenetiche relative le strutture telomeriche e la ricerca sui processi psicofisici riguardanti gli stati di benessere psicologico e le corrispondenti attivazioni fisiologiche, permettono attualmente di esplorare la possibilità che a specifici profili temporali equivalgano specifiche dinamiche fisiologiche del meccanismo dello stress con conseguenze relative il funzionamento e la lunghezza dei telomeri che determina la nostra longevità e la vulnerabilità a problematiche legate all’invecchiamento.
 
English version
 
Convergence of time perspective studies, epigenetic dynamics related to telomere structures and psychophysical processes’ research concerning psychological well-being’s states and the corresponding physiological activations, currently allow to explore the possibility that specific time profiles are consistent with specific stress mechanism’s physiological dynamics with consequences on telomeres length and functioning which determines our longevity and vulnerability to problems agingrelated.
 
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La prospettiva Temporale fondata dal prof. Phil Zimbardo (Stanford University) afferma che il Profilo Temporale di ciascuno di noi, cioè il nostro personale modo di gestire il tempo psicologico inteso come quanto e come pensiamo al nostro passato, presente e futuro, condiziona le nostre decisioni quotidiane, le nostre scelte importanti o meno, consapevoli o meno (Zimbardo & Boyd, 2008: Stolarsky et al. 2014) determinando indirettamente la fitness del nostro organismo e delle nostre cellule (Agnoletti, 2016a).
 
Pensi spesso agli impegni della prossima settimana? Ti senti più giovane rispetto la tua età anagrafica? Percepisci un alto senso di controllo sugli eventi della tua vita? Ti sembra di percepire la tua vita come dotata di un chiaro e denito obiettivo? Se la risposta è si a tutte queste domande è molto probabile che tu abbia un rischio relativamente ridotto di sviluppare malattie degenerative e che possono anche far invecchiare velocemente le tue cellule. In altre parole, se l’atteggiamento psicologico che adottiamo e l’orientamento temporale è maggiormente rivolto al passato piuttosto che al presente o al futuro, questo ha delle implicazioni a livello psico-metabolico con conseguenze epigenetiche a livello di longevità e qualità di vita generale (Agnoletti, 2016a).
 
Dalla specifica configurazione temporale che caratterizza ciascuno di noi corrisponde un peculiare stile cognitivo, emotivo e motivazionale che condiziona il modo di effettuare le scelte, i comportamenti e lo stile di vita determinando possibili modificazioni a livello cellulare (Agnoletti, 2018a; Agnoletti, 2018b) del funzionamento delle “macchinette” biologiche dette telomerasi fondamentali per definire la nostra longevità e la probabilità di sviluppare problematiche legate all’invecchiamento(Andrews & Cornell, 2014; Andrews & Cornell, 2017).
 
L’approccio temporale e i dati raccolti in più di trent’anni di ricerca scientifica implicano uno scenario fino ad adesso pressoché inesplorato e cioè che ciascuna specifica configurazione delle dimensioni psicologiche legate al tempo (nota come Profilo Temporale) comporti una propria modalità specifica di gestione psico-metabolica ed immunitaria dello stress con la conseguenza di avere un impatto sulla lunghezza dei telomeri, cioè degli “orologi” delle nostre cellule. Come spiegato anche in altre sedi (Agnoletti, 2018c), negli anni Ottanta del Novecento le innovative ricerche sui telomeri della dott.ssa Blackburn e del suo team di ricercatori (Blackburn, 1991; Blackburn, 2010) hanno evidenziato come queste strutture biologiche composte da DNA non codificante che si trovano sulla parte terminale di tutti i cromosomi (per evitarne la disgregazione strutturale del DNA stesso e la fusione intercromosomica) sono fondamentali per determinare la longevità e la senescenza cellulare. La misurazione dei telomeri è diventata in biologia molecolare il riferimento più affidabile per determinare la longevità cellulare tanto che i telomeri sono ormai considerati al pari di “orologi” biologici che indicano in maniera molto affidabile lo stato di salute delle cellule.
Più sono lunghi i telomeri e più è efficace il lavoro di manutenzione fatto sugli stessi telomeri per opera della telomerasi (un enzima dedicato a questo scopo) più lunga è la vita della cellula e migliore sarà la sua fitness globale. Più corti sono i telomeri più la cellula tende ad avere problemi d’invecchiamento fino al punto in cui, al limite inferiore della loro lunghezza (circa 5000 basi), i telomeri generano un segnale molecolare che avvia il processo di senescenza ed apoptosi (morte cellulare) decretando lo sfaldamento di tutto il genotipo dei cromosomi e quindi il declino irreversibile di tutta la struttura e la funzione cellulare.
 
Come abbiamo visto il nostro caratteristico atteggiamento temporale, oltre a determinare molte caratteristiche psicologiche, influenza anche il livello neurale, metabolico ed immunologico per la dinamica intrinsecamente integrata di questi sistemi complessi. Risulta infatti chiaro che tutte le persone pensano sia ad eventi del passato che del presente che del futuro, ma altrettanto chiaramente ciascuno di noi possiede una particolare configurazione relativa a “quanto” frequentemente e al “come” ci si focalizza in una o più di queste dimensioni temporali.
 
processi d'invecchiamento
 
La specifica tipologia di profilo temporale composta dalle dimensioni temporali identificate dalla ricerca scientica (Passato Positivo, Passato Negativo, Presente Fatalistico, Presente Edonistico e Futuro) corrisponde ad una specifica strategia di gestione dello stress con le sue logiche e profonde conseguenze sia a livello metabolico che immunologico. La letteratura biomedica ha ormai definito che la gestione dello stress si esprime attraverso una modificazione di almeno due fondamentali architetture biologiche con i loro molteplici ed interconnessi effetti: il sistema nervoso (centrale e autonomo) e l’asse HPA (ipotalamo-ipofisi-surrene). Nella condizione di stress cronico queste due strutture risultano fortemente alterate rispetto alla condizione di benessere psicofisico ottimale perché innescano entrambe processi fisiologici metabolici e neurali finalizzati a ripristinare l’equilibrio iniziale tramite azioni compensative ed adattative (si veda in merito il contributo ad esempio di Straub, 2011).
Ne consegue che al Profilo Temporale ottimale (chiamato anche in letteratura come profilo temporale “balanced”, “bilanciato”), identificato da una peculiare composizione delle dimensioni temporali accennate poco sopra, corrisponde un altrettanto specifica attivazione del sistema nervoso centrale ed autonomo oltre ad uno specifico stato dell’asse HPA.
Il Profilo Temporale ottimale equivale ad uno stato di salute psicologica e fisiologica caratterizzata da una stabilità emotiva connotata da una percezione di controllo sugli eventi di vita piuttosto alta abbinata ad un equilibrato rapporto tra esperienze edonistiche ed eudemoniche (vedi esperienze dette di Flow) con gli obiettivi personali che perseguiamo e le relative aspettative sul nostro futuro che generano globalmente una percezione di signi-ficatività e di scopo nel tratto di vita che stiamo conducendo vissuto come particolarmente positivo ed appagante (Zimbardo & Boyd, 2008; Mooney et al., 2017).
 
processi d'invecchiamento2
 
La prospettiva psicologica temporale ci permette di comprendere perché, ad esempio, un profilo più focalizzato sul Passato Negativo caratterizzato da una maggiore frequenza di emozioni negative (rimuginii e ruminazioni) e uno stile generale più correlato alla depressione, possa implicare un sistema immunitario compromesso per l’interferenza dell’azione che collega la corteccia prefrontale al tronco encefalico inibendo l’attivazione antiinfiammatoria del nervo vago efferente (cholinergic pathway reflex).
Ad esempio, da studi che ho condotto su 32 persone che hanno la Sindrome Post Traumatica da Stress ho riscontrato che, coerentemente con questa ipotesi, la caratteristica presenza di ricordi intrusivi negativi è correlata non solo ad un profilo temporale con un “alto” valore di Passato Negativo (in accordanza con quanto previsto dalla teoria dell’ Orientamento Temporale) ma anche ad indici infiammatori alterati (compresa la produzione cortisolo) oltre a bassi livelli di funzionamento delle pathways antiinfiammatorie (Agnoletti, 2016). Indirettamente molto coerenti con questo scenario sono gli studi sulla mortalità delle sindromi depressive gravi e la letteratura riguardante la classificazione delle tipologie di personalità connesse al rischio di problematiche cardiovascolari.
 
Oltre alla tradizionale prospettiva focalizzata sul disturbo e la patologia, la prospettiva temporale ha anche un valore prezioso riguardo gli aspetti positivi della nostra vita psicologica nel senso che, in linea con il filone chiamato Psicologia Positiva (Seligman
& Csikszentmihalyi, 2000) l’approccio denito dal prof. Zimbardo, inquadrato all’interno dell’attuale paradigma epigenetico, permette di capire maggiormente molti dati finora solo statistici che connettevano in via generale aspetti psicologici positivi alla fitness delle persone.
Dalla composizione caratteristica del profilo temporale ne consegue quindi una specifica attivazione neurologica ed endocrina che si esprime attraverso un’informazione epigenetica specifica la quale, a sua volta, dovrebbe possedere un correlato sul funzionamento della telomerasi che determina la lunghezza assoluta dei telomeri.
Quanto affermato è assolutamente coerente con gli studi di Psicologia Epigenetica pubblicati ad esempio dai gruppi di ricerca guidati della dott.ssa Epel, dalle dott.ssa Blackburn e dalla dott.ssa O’Donovan (Epel et al. 2009; O’Donovan et al. 2009).
 
Solo a titolo di esempio di convergenza a favore della tesi che a profili temporali particolari corrispondano specifiche configurazioni fisiologiche e cellulari, vi è lo studio della dr.ssa Laura Kubzansky, professoressa di scienze sociali e comportamentali presso l’Università di Harvard, che afferma che possedere un atteggiamento mentale ottimistico e di scopo, cioè di significato riferito alla propria vita, sembra essere predittivo di un buono stato di salute generale.
 
La scienziata ha studiato gli effetti sulla salute di molte differenti configurazioni psicologiche trovando che una vita emotivamente intensa caratterizzata da entusiasmo, speranza, impegno ed efficacia nel gestire lo stress della vita con un certo equilibrio emotivo, è associata ad un rischio sostanzialmente ridotto di sviluppare infarti ed ictus.
 
La dr.ssa Kubzansky e i suoi colleghi (Kubzansky, 2007) hanno analizzato i numerosi dati relativi la salute e gli aspetti psicologici forniti dall’istituzione nazionale NHANES (National Health and Nutrition Examination Survey) che include sia interviste personali che esami medici.
Tra i 6.025 partecipanti analizzati nel 2007, coloro che avevano alti livelli di benessere psicologico all’inizio aveva tassi signifi-
cativamente più bassi di problematiche cardiovascolari ritardandone la comparsa di 15 anni di media. Nel 2015 è emerso che le persone seguite, maggiore era il benessere psicologico (nei termini descritti sopra) minore era la probabilità di avere un ictus. Per citare un altro studio sappiamo che, ad esempio, le persone che dicono di percepirsi più giovani rispetto la propria età anagrafica (magari perché sono “solo” più ottimisti) tendono a vivere più a lungo. Uno studio britannico su 6.500 persone ha trovato che coloro che dicono di sentirsi più vecchi rispetto la propria età anagrafica possiedono un rischio maggiore del 41% di morire nei successivi otto anni rispetto alle persone che si sentono più giovani rispetto la loro età reale. Quando si pensa al proprio invecchiamento, sovrastimare in maniera ottimistica gli aspetti positivi (per esempio la saggezza, l’esperienza e la maturità emotiva) può aggiungere anni alla propria vita e solo recentemente, grazie alla neonata scienza dei telomeri, sappiamo che questo avviene attraverso l’attivazione epigenetica delle macchinette che allungano i nostri telomeri cellulari. Possedere un senso di scopo o di significato della propria vita ha senza dubbio un suo corrispettivo positivo a livello di longevità cellulare perché corrisponde ad avere una frequenza di emozioni positive ed un livello di efficacia nel gestire lo stress molto più salubre.
 
Questa triangolazione tra la prospettiva temporale ideata inizialmente dal prof. Zimbardo, la recentissima scienza dei telomeri e i processi che studiano l’attività neurofisiologica degli stati mentali, sono un esempio di integrazione tra sistemi molto complessi ricca di importanti conseguenze anche pratiche ancora da esplorare preziose sia per il settore clinico che per le politiche da adottare per migliorare la salute personale e collettiva.
 
Bibliografia
 
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Agnoletti, M. (2018c). “La nuova frontiera della psicologia: la Psicologia Epigenetica”, State of Mind,10-2018, Italy.
 
Agnoletti, M. (2016a). “Orientamento Temporale e Stress”, PNEI NEWS n°5, 2016, Italy.
 
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Agnoletti, M. (2016c). “PTSD’s time perspective profile is correlated with a specific infiammatory configuration? Which time perspective
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