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Dott. Massimo Agnoletti

La scienza dei telomeri ridefinisce il concetto di stress

Dott. Massimo Agnoletti Psicologo, Dottore di ricerca Esperto di Stress, Psicologia Positiva e Epigenetica Formatore/consulente aziendale, Presidente PLP-Psicologi Liberi Professionisti-Veneto, Direttore del Centro di Benessere Psicologico – Favaro Veneto (VE)
 
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Le recenti scoperte relative la scienza dei telomeri ci danno la possibilità di vedere il complesso concetto di Stress in una nuova prospettiva.
 
Abstract
 
English version
 
Telomere literature allows us to measure influence that various factors have on our behaviors in terms of genetic fitness because they globally quantify whether the behaviors carried out favorably or unfavorably impact longevity and cellular health. Concept of Stress, within the context of telomere science, acquire a more complex but more precise meaning than previous paradigm.
 
Versione Italiana
 
La letteratura inerente i telomeri permette di misurare l’influenza che vari fattori relativi i nostri comportamenti hanno a livello di fitness genetica perché quantificano globalmente se questi impattano in modo favorevole o sfavorevole la longevità e la salute cellulare. Il concetto di Stress, all’interno del contesto della scienza dei telomeri, acquista un significato più complesso ma più preciso rispetto il paradigma precedente.
 
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Il concetto scientifico di Stress, lontano dal significato attribuito generalmente quando parliamo informalmente, ha quasi un secolo di vita e una sua complessità che nell’essere umano include gli aspetti psicologici, socioculturali, neurali, endocrini, cellulari e genetici.
Da quando lo scienziato Cannon lo definì nei termini di una reazione dell’organismo al perturbamento del suo precedente stato di equilibrio, vari autori tra i quali Selye, Lazarus, Sapolsky, Chrousos, hanno arricchito di dettagli il concetto di Stress (che deriva dalla parola “stringere”, “premere”) sottolineandone alcuni aspetti più di altri (l’aspetto aspecifico di alcune caratteristiche neuroendocrine attivate come risposta rispetto l’agente stressante, il dettaglio di elaborazione a livello di sistema nervoso centrale prima di attivare la modalità acuta, la natura delle molecole implicate nelle varie modalità e molte altre).
Individuare la natura e la logica dello Stress è complicato per la complessità del concetto e la molteplicità’ dei fattori coinvolti (lo Stress può essere conscio o inconscio, valutato cognitivamente come positivo o negativo, implicare alcune aree cerebrali o meno, vantaggioso o svantaggioso per la nostra salute psicofisica, presentarsi come specifico, breve e intenso o del tutto aspecifico, cronico ed a bassa intensità, ecc.).
Come risultato globale di tutte le attuali ricerche si potrebbe dire che lo Stress è una modalità per fornire energia finalizzata a soddisfare i nostri sistemi teleonomici psico-neuro-endocrino-immunologici altamente integrati e vicendevolmente interagenti che compongono il nostro organismo (Bottaccioli F. & A.G., 2017).
Per sistema teleologico intendo un sistema d’informazioni che si modificano nel tempo, seguendo le regolarità caratteristiche dei sistemi evolutivi (Miller, 1970; Monod, 1970; Morin, 1985; Prigogine, 1976) capaci di aumentare la complessità evolvendo nel tempo (Barbieri, 2003; Miller, 1970; Monod 1970; Morin, 1985; Prigogine, 1976).
Ho introdotto nella definizione di Stress il concetto chiave di teleonomia perché per comprendere lo Stress non ci si deve limitare a considerare i fattori esterni quali promotori che innescano la reazione dell’organismo (generalmente considerati elementi perturbanti la cosiddetta “omeostasi”, si pensi ad un virus per esempio) ma anche fattori endogeni che fanno parte del progetto teleonomico dell’organismo stesso e che generalmente aumentano la complessità del sistema globale stesso (la differenziazione cellulare o lo sviluppo ontogenetico sono solo alcuni lampanti esempi).
Durante l’aumento di complessità strutturale e/o informazionale (crescita del sistema globale) l’organismo ha bisogno di fornire energia quindi attiva il meccanismo di Stress ma non si tratta di una “perturbazione” che proviene da fattori esterni l’organismo ne la finalità in questione è quella di ritornare allo stato precedente l’attivazione “stressante”.
Dalla definizione appena esposta, è chiaro che la parola Stress è associata ad un concetto complesso che di per sé non ha una valenza positiva o negativa perché va contestualizzato all’interno di un sistema informazionale spazio temporale di riferimento. Anche dal punto di vista esperienziale quest’affermazione ha una sua evidenza nel momento in cui ci ricordiamo che qualcosa percepito come dis-stressante (cioè uno stress negativo) in un determinato momento di vita, può essere vissuto come uno stress positivo in un tratto di vita successivo o viceversa o come sia “stressante” talvolta essere impegnati in una sfida personale che comunque desideriamo vincere.
La dimensione soggettiva, cioè legata alla personale elaborazione del piano psicologico cognitivo, emotivo e motivazionale, dello Stress è sempre stato motivo di grande disorientamento nell’identificazione del dettaglio delle caratteristiche universali specie specifiche dello Stress stesso. In effetti, è assolutamente sconcertante pensare che lo stesso agente stressante possa essere percepito come un fattore positivo o negativo dalla stessa persona (in due momenti differenti) o da due persone diverse.
Esistono quindi caratteristiche distintive peculiari dello Stress nella specie umana (a livello di attivazione psico-neuro-endocrina-immunologica e cellulare) solo se accadono combinazioni uniche nell’interazione dei suddetti sistemi teleonomici.
Nell’uomo la massiccia diversità della componente cognitiva, emotivo e motivazionale aumenta la grande complessità già presente in tutti i Vertebrati nel meccanismo comune di Stress.
Con il recente sviluppo della scienza dei telomeri, la biologia
 
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molecolare ha fornito potenzialmente uno strumento almeno in parte oggettivabile per quantificare quest’aspetto soggettivo dello Stress.
Vediamo ora il perché di quest’affermazione.
 
Dalla fine degli anni 80 del Novecento le innovative ricerche sui telomeri della dott.ssa Blackburn e del suo team di ricercatori (Blackburn, 1991; Blackburn, 2010) hanno evidenziato come queste strutture biologiche che si trovano sulla parte terminale di tutti i cromosomi (per evitarne la disgregazione strutturale del DNA stesso e la fusione intercromosomica) sono fondamentali per determinare la longevità e la senescenza cellulare.
La loro misurazione è presto diventata in biologia molecolare il riferimento più affidabile ed attendibile per determinare la longevità cellulare tanto che i telomeri sono ormai considerati al pari di “orologi” biologici che indicano lo stato di salute delle cellule e la longevità potenziale residua.
Più è efficace il lavoro di manutenzione fatto sugli stessi telomeri per opera della telomerasi (un enzima dedicato a questo scopo) più lunga è la vita residua della cellula e migliore sarà la sua fitness globale. Più corta è la lunghezza assoluta dei telomeri più la cellula tende ad avere problemi d’invecchiamento fino al punto limite in cui i telomeri,non riuscendo più a soddisfare il loro ruolo strutturale, avviano il processo di disgregazione cromosomica decretando il declino irreversibile di tutta la struttura e la funzione cellulare.
Dopo una certa soglia l’accorciamento telomerico predispone quindi nel medio/lungo termine a molte malattie cardiocircolatorie, immunitarie ed oncologiche (Prinz, 2011).
La dott.ssa Elizabeth Blackburn (insignita del premio Nobel per la medicina per i suoi pionieristici studi sui telomeri) insieme alla psicologa Elissa Epelhanno dimostrato non solo che persone soggette a stress cronico presentano telomeri in assoluto più corti rispetto chi non vive questa condizione (l’ordine di grandezza è dai 9 ai 13 anni di invecchiamento cellulare!) ma anche che gestire poco efficacemente lo Stress accelera il processo d’invecchiamento cellulare genetico, attraverso il sempre più ridotto potere di mantenimento della telomerasi (l’enzima che “ripara” la struttura dei telomeri).
Le due colleghe hanno dimostrato inoltre che le donne che erano riuscite a gestire più efficacemente lo Stress mostravano statisticamente telomeri più lunghi e una telomerasi più attiva rispetto coloro che gestivano lo Stress meno efficacemente.
Questi ed altri studi (si veda ad esempio l’effetto del pessimismo o la pratica della meditazione) pionieristici (Agnoletti, 2018a; Agnoletti, 2018c) hanno segnato la nascita di un nuovo settore della Psicologia scientifica, la Psicologia Epigenetica (Agnoletti, 2018d) e dimostrato come esista una connessione tra gli estremi di un continuum definito da due codici e due linguaggi contemporaneamente così importanti per l’essere umano quanto distanti dal punto di vista delle dinamiche causali: i nostri processi psicologici/esperienziali ed il nostro codice genetico (Agnoletti, 2018b).
Oltre a questi cambiamenti paradigmatici questi studi hanno anche indirettamente dimostrato che gli effetti soggettivi derivanti dalla personale configurazione psicologica (cognitivo, emotivo e motivazionale) sono comunque tradotti all’interno del codice organico dei telomeri in una modalità binaria espressa dal migliore o peggiore funzionamento degli enzimi della telomerasi rispettivamente in favore o sfavore la lunghezza assoluta dei telomeri che determinano la nostra longevità potenziale residua e la nostra futura qualità di vita globale.
Se da una parte sembra che l’impatto a livello di telomeri di fattori quali la qualità ambientale, la qualità del sonno, della nutrizione e dell’attività motoria inducano gli effetti simili e comparabili perché attivano universalmente (all’interno della stessa specie) i medesimi pattern causali, il ruolo della gestione dello Stress che coinvolge il sistema teleonomico psichico è più complesso, più eterogeneo ed autonomo al punto che il medesimo oggettivo agente stressante può avere ricadute sulle dinamiche telomeriche pressoché’ opposte.
Tradotto più semplicemente, se da una parte sappiamo che, ad esempio, una specifica dieta migliora le performance delle telomerasi rallentando significativamente il processo di invecchiamento cellulare, sappiamo altrettanto bene che il nostro aspetto psicologico impatta grandemente sulla gestione del nostro stress percepito influenzando l’attività di “manutenzione” dei telomeri determinando importanti differenze sulla nostra longevità e qualità di vita.
Il concetto di Stress, almeno nella sua variante che prevede una sua consapevolezza psicologica, quindi è contemporaneamente soggettivo (nel senso che dipendentemente dalla configurazione mentale può avere un’elaborazione che va da una valenza positiva a una negativa) e oggettivabile (nel senso che dipendentemente dal risultato della sua elaborazione psicologica viene espresso in modalità misurabile nei processi telomerici).
Si tratta di un cambiamento di paradigma della concezione dello Stress perché per la prima volta abbiamo la possibilità di misurare attraverso gli strumenti della biologia molecolare le ricadute soggettive, esperienziali e personalilegate alla sua gestione.
In questo contesto gli aspetti soggettivi/oggettivi, analogici e digitali (dei codici biologici), i livelli psicologici e i piani memoria genetici (ed epigenetici) si intrecciano in una comunicazione continua e bidirezionale.
In un futuro forse non troppo lontano sarà possibile misurare in dettaglio i vari fattori che maggiormente influenzano l’invecchiamento cellulare umano identificando se la persona riesce a gestire più o meno efficacemente lo Stress offrendole strumenti e percorsi psicologici più adatti alla sua caratteristica individualità.
 
Bibliografia
 
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