Dott. Giuseppe Cultrera
Fisioterapista.
Presidente associazione Approccio Variabile.
Autore tecnica approccio variabile.
Presidente Nazionale collegio probiviri dello SPIF, Sindacato Professionale
Italiano Fisioterapisti.
Libero professionista, Giarre.
Nella fisioterapia tradizionale tanto ortopedica quanto neurologica, l’approccio al recupero e al miglioramento funzionale implica quasi sempre attività che coinvolgono l’escursione di segmenti articolari, o attraverso esercizi aspecifici oppure attraverso esercizi finalizzati al raggiungimento di obiettivi funzionali (prendere un bicchiere, calciare una palla, allenare l’equilibrio etc.). In molti casi la parte di riabilitazione dedicata agli aspetti automatici del movimento viene presa poco in considerazione quando addirittura non considerata del tutto. Eppure l’automatismo rappresenta il substrato indispensabile al movimento volontario, per cui deve essere a mio avviso oggetto di (ri)apprendimento. Diventa necessario dunque intervenire con tecniche che possano “dialogare” più compiutamente con gli aspetti relativi all’organizzazione automatica del movimento.
Come sappiamo dalla fisiologia, l’automatismo, per quanto appreso, rappresenta il substrato indispensabile al movimento volontario. La complessa rete di interazioni dei sistemi corticali e sottocorticali permette l’integrazione di stimoli visivi, vestibolari, motori, sensitivi e propriocettivi, indispensabile per la gestione dei riflessi spinali, schemi di movimento già prestabiliti, ma adattabili al compito motorio secondo quel meccanismo che prende il nome di “atteggiamento funzionale” (Eric R. Kandel, James H. Schwartz, Thomas M. Jessell: Principi di Neuroscienze). L’unico recettore a possedere un’innervazione efferente motoria, oltre quella afferente sensitiva, è il fuso neuromuscolare, che oltre ad “informare” il SNC, viene da questo modulato durante la sua attività di “informatore”.
La Tecnica Approccio Variabile è un approccio (inteso come metodo o atteggiamento mentale o prospettiva particolare con cui si affronta lo studio di un problema) frutto di una più che trentennale esperienza di lavoro e di studio in ambito riabilitativo e prende l’avvio dalla considerazione che la funzione e la “disfunzione” sono sempre il risultato dell’interazione tra vari sistemi che devono essere tenuti in considerazione contemporaneamente nel trattamento riabilitativo. Ritengo che l’intuito sia elemento strutturale indispensabile nel ragionamento clinico tanto quanto lo sia il sapere scientifico. Sia in fase valutativa, quanto nel trattamento la Tecnica Approccio Variabile considera il paziente nel suo insieme, senza distinguerlo in paziente “ortopedico” e “neurologico”, e sottolinea la necessità di non tralasciare l’inevitabile e importante interrelazione tra le diverse componenti, che concorrono a determinare una disfunzione.
La tecnica “Approccio Variabile” (AV) sottende i concetti sopra esposti, proponendo un intervento manuale sul muscolo (direttamente ed indirettamente) con l’obiettivo di rivolgere “domande specifiche” che, attraverso la stimolazione dei sistemi fusimotorio e scheletromotorio, facilitino una risposta muscolare adeguata e significativa, sia su base volontaria che automatica. Il punto di forza della tecnica AV consiste nella possibilità di intervenire direttamente sul muscolo senza dover implicare necessariamente il movimento articolare e cominciare la stimolazione dei meccanismi automatici sopra riportati già nelle prime fasi dell’intervento riabilitativo, ad esempio all’inizio di una presentazione clinica acuta o di un percorso post-chirurgico, riducendo i tempi di recupero.
È questo il caso delle tante patologie e disfunzioni a carico del sistema movimento, a cui si rivolge la Tecnica Approccio Variabile: è possibile agire efficacemente negli esiti di lesioni centrali (ictus) o nelle patologie degenerative del Sistema Nervoso come la Sclerosi Multipla, si riducono i tempi di guarigione e di gestione della disabilità temporanea nella riabilitazione post chirurgica di anca, ginocchio, colonna, caviglia, spalla etc. Inoltre molto efficace risulta l’utilizzo della Tecnica nelle cervicalgie, lombalgie e nei traumi di grandi e piccole articolazioni che riguardano tutte le età e gli sportivi; infine altrettanto indicata è la Tecnica AV nel trattamento dei pazienti amputati che si apprestano alla verticalizzazione e all’utilizzo della protesi di arto inferiore. Questi sono alcuni esempi del campo di applicazione della Tecnica AV. Qualunque contatto manuale con il paziente obbliga il sistema nervoso a mettere in atto meccanismi di adattamento. Il Fisioterapista deve essere in grado tanto di cogliere questi adattamenti quanto di indurli e gestirli in maniera appropriata adeguandosi egli stesso alle mutevoli presentazioni cliniche, guidando il paziente verso il più efficace apprendimento motorio. É tutto questo un aspetto innovativo proprio della tecnica dell‘Approccio Variabile; per cui non cogliere gli aspetti di cui ho scritto spesso porta a ritardi nel processo di recupero così come ad insuccessi.