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Dott. Massimo Agnoletti

Le informazioni enterocettive

Dott. Massimo Agnoletti – Psicologo, Dottore di ricerca Esperto di Stress, Psicologia Positiva e Epigenetica Formatore/consulente aziendale, Presidente PLP-Psicologi Liberi Professionisti-Veneto, Direttore del Centro di Benessere Psicologico
Favaro Veneto (VE)

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Abstract

English version

During last few years, numerous studies have been focused on interoceptive information and their further implications on psychological and physiological level and the advantages for health and well-being deriving from their more effective management.

This paper reports current state of the art,overall from a psychological point of view, concerning this innovative scientific sector.

Versione Italiana

Durante gli ultimi anni si sono registrati numerosi studi prevalentemente concentrati sulle informazioni enterocettive e le loro molteplici implicazioni sul piano psicologico, fisiologico, nonché i vantaggi per la salute e il benessere derivanti da una loro più efficace gestione.

Il presente elaborato riporta l’attuale stato dell’arte, soprattutto dal punto di vista psicologico, di questo innovativo settore scientifico.

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Il contesto di riferimento del concetto di enterocezione è un modello del nostro organismo fortemente integrato e connotato da una continua comunicazione bidirezionale dove le emozioni sono soggette anche alle informazioni sensoriali endogene elaborate in un determinato momento.

Come vedremo, riuscire a focalizzare l’attenzione in un determinato modo per avere uno specifico flusso d’informazioni enterocettive promuove il benessere psicologico con i relativi vantaggi sia in termini di benessere psicologico che di salute generale.

Comprendere i meccanismi fisiologici e cellulari alla base del funzionamento delle informazioni enterocettive può essere molto utile per finalità orientate alla promozione di emozioni positive sia in contesti clinici che per migliorare la qualità di vita da situazioni non patologiche o di particolare difficoltà.

L’enterocezione è un concetto complesso dapprima identificato dal neurofisiologo premio Nobel Charles Scott Sherrington che lo descrisse inizialmente come “l’asse corpo-cervello delle sensazioni relative lo stato interno del corpo e dei suoi organi viscereali” (“body-to-brain axis of sensation concerning the state of the internal body and its visceral organs”; Sherrington, 1948) ma che nel corso del tempo è stato esteso e diversificato in maniera sempre più articolata ed inclusiva (Cameron, 2001; Craig, 2016; Vaitl, 1996).

Attualmente può essere definito come il processo attraverso il quale il sistema nervoso centrale percepisce, integra ed interpreta la comunicazione endogena, derivante da tutto l’organismo, fornendo una rappresentazione complessiva interna, che può essere sia consapevole che inconscia, e che viene aggiornata continuamente al fine di perseguire molteplici funzioni (Craig, 2002; Craig, 2003; Craig, 2016; Khalsa, et al., 2018; Vaitl, 1996).

Anche se non esiste attualmente una tassonomia univocamente condivisa all’interno della comunità scientifica è possibile affermare che le funzioni svolte dai processi enterocettivi sono relative l’omeostasi, la sopravvivenza, la gestione dello stress, la produzione di comportamenti adattivi e la capacità di generare esperienze emotive e cognitive.

Sebbene le informazioni enterocettive siano di natura sia consapevole che non, possiamo dire che l’aspetto consapevole di questo flusso di informazioni viene espresso quando rispondiamo alla domanda “come stai? Che cosa provi in questo momento?” (Craig, 2016).

Come vedremo tra poco, la natura di questa valutazione sul nostro stesso stato interno può essere in parte accurata, più o meno sensibile e più o meno consapevole, condizionando la nostra capacità di gestire molti aspetti cruciali della nostra qualità di vita e della nostra salute.

Recenti ricerche convergono nell’indicare che la disfunzione dei processi enterocettivi contribuisce a generare problemi di salute mentale che includono disturbi d’ansia, disturbi dell’umore, disturbi alimentari, le dipendenze,disturbi dello spettro autistico, deficit attentivi e problematiche psicosomatiche (Du Bois et al., 2016;Hatfield, et al. 2017; Khalsa, et al., 2018; Paulus & Stein, 2010; Quadt, et al., 2018; Schulz &Vogele, 2015; Schauder, et al., 2015; Stern, 2014; Wiersema & Godefroid, 2018).

In particolare l’informazione enterocettiva è cruciale per il controllo omeostatico, molte funzioni fisiologiche, la gestione del dolore e l’elaborazione delle comunicazioni degli organi trasmesse al sistema nervoso centrale da fibre spinali afferenti amieliniche o poco mielinizzate (tratto spinotalamico lamina1) mentre a livello del sistema nervoso centrale si è visto che vi è un’organizzazione gerarchica e convergente delle informazioni enterocettive da parte del tratto spinale e dal nervo vago verso la rappresentazione corticale dell’insula (Critchley & Garfinkel, 2017; Craig, 2016).

Dalla letteratura esistente emerge che i meccanismi enterocettivi hanno un ruolo fondamentale per la salute dei nostri processi fisiologici attraverso la gestione e il coordinamento, da parte del sistema nervoso centrale, dei riflessi omeostatici e le risposte allostatiche che includono gli aspetti cognitivi, emotivi e motivazionali della nostra mente (Quadt, et al., 2018).

Il flusso temporale e spaziale continuo d’informazioni enterocettive è fondamentale per generare il senso di unità caratteristico del nostro proprio “self”, delle esperienze che viviamo e dell’identità che attribuiamo a noi stessi (Quadt, et al., 2018).

Negli ultimi anni l’interesse per il concetto di enterocezione è aumentato all’interno del mondo accademico psicologico soprattutto relativamente gli aspetti emotivi, di auto-regolazione, dei processi decisionali e della coscienza (Garfinkel & Critchley, 2013; Critchley & Garfinkel, 2017; de Jong et al., 2016), ma anche nel contesto di quello più biomedico relativamente la funzionalità cardiaca, il microbiota intestinale e la risposta immunitaria (Herbertet al., 2010; Herbert, et al. 2012; Herbert& Pollatos, 2014).

Recentemente è stata fatta luce su alcuni importanti dettagli neuroanatomici delle informazioni enterocettive ed il meccanismo che influenza anche la dimensione emotiva (Craig, 2016; Seth & Critchley, 2013;Khalsa et al., 2009).

Da poco, sono state identificate alcune dimensioni relativamente l’informazione enterocettiva che possono essere misurate e quindi comparate: accuratezza enterocettiva (la performance sull’obiettività nel percepire, ad esempio, il proprio battito cardiaco), sensibilità enterocettiva (l’autovalutazione della propria enterocezione) e la consapevolezza enterocettiva (la facoltà metacognitiva di rilevare la propria accuratezza enterocettiva) (Garfinkel, et al., 2015; Herbert et al., 2012).

La capacità regolativa emotiva connessa alle emozioni positive anche in seguito ad eventi avversi è essenziale per il benessere psicologico e la salute fisiologica e cellulare quindi la consapevolezza enterocettiva che include anche l’abilità di rilevare e valutare segnali relativi le attivazioni fisiologiche associate agli aspetti emotivi, risulta essere un prerequisito fondamentale per una regolazione efficace (Farb et al. 2015; Füstös, et al., 2013;Price & Hooven; 2018).

Quanto esposto fin qui, va interpretato all’interno del contesto più articolato che caratterizza l’organismo nella sua globalità e nel flusso di informazioni che continuamente afferiscono e partono dal cervello e che prevedono, ad esempio, il nervo vago quale principale asse di comunicazione sia afferente che efferente rispetto il sistema nervoso centrale e tutti gli organi interni (Thayer et al., 2012; Tracey, 2002) o l’influenza che le citochine infiammatorie hanno sul sistema dopaminergico motivazionale e quindi emotivo (Treadway et al., 2019).

Come abbiamo visto, i diversi sistemi psico-neuro-endocrini citati poco sopra, dialogano continuamente in maniera bidirezionale generando dinamiche emotive, di attivazioni neurali e di produzioni endocrine, che possono essere, dal punto di vista del nostro benessere psicofisico e la nostra salute, sia svantaggiose sia virtuose.

Prova di questa comunicazione altamente integrata è, ad esempio, l’associazione tra le emozioni positive e lo stato di attivazione del nervo vago misurato attraverso la variabilità cardiaca (Eisenberg et al., 1995; Fabes and Eisenberg, 1997; Oveis et al., 2009; Stellar & Keltner, 2017) o la relazione tra le emozioni positive e la bassa produzione di citochine pro-infiammatorie (Stellar et al., 2015) indicativa di una migliore situazione immunitaria generale.

Nel momento in cui si ha una scarsa qualità di informazione enterocettiva, nei termini di accuratezza enterocettiva, sensibilità enterocettiva o consapevolezza enterocettiva, da una parte è possibile che la comunicazione endogena che segnala uno squilibrio od una disfunzione sia sottostimata (si pensi al caso della reazione alla presenza di citochine pro-infiammatorie), dall’altra che non sia elaborata correttamente l’informazione che registra un miglioramento fisiologico (si pensi ad esempio al migliorato ritmo respiratorio o cardiaco o la nostra HRV durante un episodio di ansia).

Esempi di questa doppia distorsione enterocettiva sono probabilmente presenti nella depressione e le problematiche legate all’ansia (Hartmann et al., 2019; Lackner &Fresco, 2016; Paulus & Stein, 2010), in chi vive alti livelli di stress (Schulz and Vogele, 2015) e in chi ha compromesso la loro consapevolezza enterocettiva per evitare il dolore fisico o emotivo (Farb et al., 2015).

Rivolgendo il nostro ragionamento verso l’aspetto positivo delle informazioni enterocettive, sappiamo che molte (se non tutte) le pratiche codificate che generano emozioni positive benefiche, come la meditazione, lo yoga, il Thai Chi, la relaxation response, ed altri comportamenti quali molti sport ed esperienze eudaimoni che di Flow, hanno in comune il fatto di concentrare l’attenzione nel “qui ed ora” in modo intenzionale, selettivo e persistente nei confronti delle informazioni enterocettive (Farb, et al., 2013; Benson et al., 1970; Garland, 2016; Field, 2011; Nakamura & Csikszentmihalyi, 2009).

La frequenza di questi comportamenti probabilmente modifica tramite meccanismi epigenetici le strutture neurali e le funzioni enterocettive già citate permettendo di ottimizzare

l’efficacia e l’efficienza delle esperienze positive e delle emozioni positive coinvolte durante tali esperienze.

A sostegno di questa ipotesi sappiamo che, ad esempio, la pratica della meditazione mindfulness è associata all’aumento dello spessore di aree celebrali che includono la corteccia prefrontale e la parte anteriore dell’insula (come abbiamo visto struttura chiave per i processi enterocettivi) implicate rispettivamente nella funzione attentiva ed enterocettiva dell’elaborazione delle informazioni sensoriali (Lazar et al., 2005;Lazar et al., 2000; Farb, et al., 2013).

All’interno del quadro appena descritto un esempio d’influenza epigenetica connessa alla salubre pratica meditativa,dove l’informazione enterocettiva ha un ruolo fondamentale, è lo studio che documenta i cambiamenti epigenetici relativamente geni implicati nel metabolismo energetico cellulare, la secrezione dell’insulina e i processi infiammatori indotti dalle sessioni meditative (Bhasin et al., 2013).

Sempre in linea con la possibilità di intervenire attivamente sulle dimensioni legate all’informazione enterocettiva è utile citare anche lo studio che documenta il miglioramento dei processi enterocettivi in seguito ad otto settimane di pratica di monitoraggio del corpo“Body Scan intervention”(Fischer et al., 2017) e gli effetti positivi della Mindfulness-Based Cognitive Therapy sui processi enterocettivi di pazienti affetti da dolore cronico e depressione (de Jong et al., 2016).

Abbiamo visto come le informazioni enterocettive possono essere identificate, misurate ed allenate per migliorarle al fine di potenziare la nostra qualità di vita e la salute sia in contesti clinici che non.

Molti dettagli sul funzionamento delle informazioni enterocettive devono ancora essere chiariti e identificati ma fin d’ora si può affermare che risulta essere un promettente ambito di ricerca dalle molteplici implicazioni pratiche.

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