A Palermo presentato il documento unico sul trattamento della patologia. I proff Ferrante, Foti, Pistone e Provenzano: “E’ una malattia reumatologica dolorosa, invalidante e a volte fatale. Sull’Isola vanno inoltre potenziate diagnosi precoci e medicina di precisione”
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Forte della creazione della rete reumatologica regionale e del più recente riordino della rete ospedaliera, la Sicilia dispone adesso di uno strumento in più per la gestione dell’artrite reumatoide, patologia che colpisca 30.000 siciliani per un totale di oltre 400.000 casi in tutta Italia.
Si tratta del progetto e del relativo documento MOMAr Sicilia – Modelli Operativi nel Management dell’Artrite reumatoide, redatto da un team unitario di specialisti e presentato ufficialmente a Palermo.
L’iniziativa, che detta indicazioni molto precise, presenta alcuni punti nodali che possono essere così sintetizzati: per migliorare la gestione e l’assistenza ai pazienti siciliani, colpiti da artrite reumatoide, bisogna attivare e rendere operativa prima possibile la rete reumatologica regionale; ed inoltre, per potenziare la qualità e l’aspettativa di vita bisogna anche aumentare il numero delle diagnosi precoci, favorire il più possibile la medicina di precisione, coinvolgere i MMG e il territorio.
Il documento unitario realizzato da clinici e farmacisti ospedalieri sul trattamento della patologia, rappresenta il punto d’arrivo di un lavoro iniziato nell’ottobre 2017 e che ha visto la partecipazione di specialisti reumatologi siciliani.
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La dichiarazione dei referenti del progetto MOMAr Sicilia:
“L’artrite reumatoide è una patologia infiammatoria molto dolorosa che determina danni articolari gravi, disabilità e a volte può essere fatale – affermano i professori Angelo Ferrante, Rosario Foti, Giovanni Pistone e Giuseppe Provenzano, Referenti Scientifici di MOMAr Sicilia. – Il Progetto della Rete Reumatologica Siciliana risale al 2012 e chiediamo sia realmente attuato. Si pone l’obiettivo di creare una corretta e virtuosa integrazione tra l’assistenza ospedaliera e quella territoriale. In questo modo potremmo ottimizzare anche le risorse economiche pubbliche destinate a questa branca della medicina.
Le Rete – proseguono – si deve articolare su più livelli e solo i casi più gravi dovrebbero essere gestiti in pochi centri d’eccellenza, supportati da strutture sanitarie dislocate nelle varie provincie. Dobbiamo però ridurre i ritardi diagnostici – avvertono – perché in ancora troppi casi interveniamo quando la situazione è in parte compromessa. È infatti dimostrato che un tempestivo intervento terapeutico, soprattutto nelle fasi iniziali, rappresenti una straordinaria opportunità per modificare sensibilmente l’evoluzione e il decorso della malattia. Per incrementare le diagnosi precoci risulta infine fondamentale il ruolo del medico di medicina generale che deve essere quindi opportunamente coinvolto”.
All’evento hanno partecipato, tra gli altri, Salvatore Amato in qualità di Presidente OMCEO di Palermo, Luigi Aprea, direttore sanitario di presidio del Policlinico di Palermo, il consigliere nazionale della SIR Mario Bentivegna, la delegata regionale della stessa Società scientifica Elisabetta Battaglia e il responsabile editoriale del CREI Aldo Molica Colella.
L’iniziativa è stata resa possibile grazie al contributo educazionale non vincolante di Bristol-Myers Squibb e ha goduto del patrocinio di ASIMAR (Associazione Siciliana Malati Reumatici), rappresentata dalla presidente Teresa Perinetto che ha portato in aula le testimonianze e il punto di vista dei pazienti.
Spazio alla medicina di precisione e personalizzata:
Il Convegno di Palermo, ha visto inoltre, un approfondimento sulla medicina personalizzata. I diversi specialisti si sono confrontati sugli aggiornamenti scientifici circa la gestione di vari profili di paziente.
“Ogni singolo caso di patologia presenta delle proprie peculiarità – aggiungono i proff Ferrante, Foti, Pistone e Provenzano. – Come prima cosa va ricordato come la prevalenza della malattia risulta doppia nelle donne rispetto agli uomini. Spesso i malati sono nel pieno della loro fertilità e quindi dobbiamo preservarne le capacità riproduttive. A volte dobbiamo trattare persone in sovrappeso o obese, a forte rischio cardiovascolare, con precedenti infezioni o interessati da altre malattie. L’approccio terapeutico deve quindi essere sempre più personalizzato. Contro l’artrite reumatoide abbiamo a disposizione farmaci estremamente efficaci che però presentano costi importanti. La spesa per queste cure rappresenta da sola oltre il 52% di tutti i costi per il trattamento della malattia. Diventa quindi fondamentale favorire l’appropriatezza e l’aderenza terapeutica per evitare sprechi alla collettività e problemi ai singoli pazienti. Con il Progetto MOMAr – precisano i referenti – entriamo in dettaglio sulla gestione di diversi profili di pazienti e forniamo percorsi terapeutici che siano di riferimento per tutto il personale medico che lavora in Regione. Infine – concludono – vogliamo ricordare come i biosimilari rappresentino una valida opzione terapeutica e possono favorire la sostenibilità del sistema sanitario regionale. La decisione circa il loro utilizzo spetta però sempre e solo al clinico”.