Medicina Estetica

Onde d’urto in medicina estetica

Dott.ssa Mariantonia Albano, Dott.ssa Carla Di Luise, Dott.ssa Valeria Servodidio,

Specializzande in Medicina Fisica e Riabilitativa presso l’AOU Federico II, corso di formazione sull’utilizzo delle onde d’urto radiali nella pratica clinica – Napoli

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Ormai da decenni in ambito urologico, ortopedico e fisiatrico, la terapia con onde d’urto (detta anche Extracorporal Shock WaveTherapy, EWST) rappresenta un trattamento efficace e non invasivo per diverse condizioni patologiche.
Le onde d’urto, impulsi sonori con caratteristica forma ad onda, sono generate in un mezzo acquoso e in grado di trasmettere energia al tessuto su cui agiscono provocando una stimolazione meccanica diretta in grado di determinare effetti terapeutici.
L’effetto che esse sono in grado di sortire varia a seconda del tipo di tessuto su cui agiscono, e questo è alla base dell’ampio utilizzo che se ne può fare in medicina.
Il meccanismo d’azione delle onde d’urto non è completamente noto ed è attualmente ampiamente dibattuto. Alcuni degli effetti delle onde d’urto, come per esempio quello sui calcoli renali, sono dovuti alla loro azione meccanica diretta, altri invece sono il risultato dell’attivazione di una serie di meccanismi cellulari e molecolari ancora in corso di definizione.
Recenti studi hanno evidenziato che il trattamento con ESWT è in grado di stimolare la neoangiogenesi a livello dei tessuti interessati, attraverso la liberazione di alcuni fattori, tra i quali principalmente il VEGF. Infatti, Peng et al. hanno dimostrato che le onde d’urto possono determinare un aumento della produzione di VEGF da parte dell’endotelio, grazie a studi condotti su cellule endoteliali umane della vena ombelicale. Inoltre, è stato dimostrato come il trattamento con ESWT a livello cardiaco possa portare ad un aumento dell’espressione dei fattori VEGF-A e VEGF-B e dei ligandi delle chemochine CXCL1, CXCL2 e CXCL3 e ad un decremento dell’espressione di mediatori dell’apoptosi cellulare, stimolando quindi la formazione di nuovi vasi, così come avviene anche quando vengono stimolati gli osteoblasti.
Sulla base del meccanismo di propagazione dell’onda si distinguono in onde d’urto focalizzate, che si basano sui principi fisici classici (elettricoidraulico, elettromagnetico e piezoelettrico), e in onde d’urto defocalizzate. In questo secondo gruppo rientrano le onde d’urto balistiche o radiali (a pressione), che non essendo focalizzate, non riescono a concentrare l’energia in profondità, ma restano superficiali e si disperdono attraverso la cute in senso radiale. Queste ultime stanno sempre più diffondendosi nella medicina estetica, soprattutto per il trattamento degli inestetismi cutanei, sia per scopi rigenerativi (ferite, ustioni, ulcere) che per fini estetici (lipodistrofia, cellulite, linfedema).
Tra le loro applicazioni, riveste sicuramente un ruolo di rilievo il trattamento della cellulite. Quest’ultima, il cui nome scientifico è panniculopatiaedemato-fibro-sclerotica, deriva da un’alterazione del derma e dell’ipoderma. Essa rappresenta una condizione determinata da un aumento delle riserve di grasso a livello della regione glutea e della zona adduttoria delle cosce. Le donne sembrano essere maggiormente predisposte allo sviluppo della cellulite rispetto agli uomini. Secondo una review pubblicata nel 2013 da Della Casa et al. essa viene definita come un “fenomeno fisiologico o con basi fisiologiche, caratteristico della donna, di origine multicausale che molti fattori possono scatenare, perpetuare o peggiorare”.
Si ritiene che essa sia il risultato della somma di diversi fattori, tra cui alterazioni del microcircolo, modifiche nell’ architettura della matrice intercellulare, squilibri ormonali, nonché fattori genetici e stile di vita.
Indipendentemente dalla sua etiologia, questo problema ha un forte impatto cosmetico e psicologico.
Grazie all’utilizzo delle onde d’urto in medicina estetica è possibile trattare in modo efficace, in breve tempo e in modo del tutto non invasivo questa condizione, con risultati non solo a breve termine ma che anzi si incrementano fino a 6 mesi dopo la sospensione della terapia, infatti Christ et al, hanno condotto uno studio nel 2008 in cui si è dimostrato che l’elasticità cutanea migliora del 73% durante la terapia e rispettivamente del 95% e 105% al follow-up a tre e sei mesi.

Sembra che l’effetto del trattamento con onde d’urto sulla cellulite sia da attribuire a un aumento della permeabilità di membrana dell’adipocita che favorirebbe il passaggio di macromolecole, tra cui le fosfolipasi, enzimi responsabili del catabolismo degli acidi grassi. Inoltre, migliorando il microcircolo, esso determina un aumento del drenaggio del trasudato interstiziale, mentre attraverso la stimolazione meccanica del tessuto stimola un rimodellamento della matrice extracellulare (aumento della produzione di collagene ed elastina da parte dei fibroblasti) e proliferazione, trasporto e differenziazione delle cellule staminali, portando ad un ringiovanimento cutaneo.
L’azione sulle cellule adipose è quella che determina gli effetti più immediati, mentre quella che si ha a livello del microcircolo porta ad effetti a lunga durata.

Le onde d’urto, essendo un trattamento non invasivo, permettono di trattare molteplici aree corporee e di aumentare la compliance del paziente, che spesso le preferisce all’intervento chirurgico.

Dai numerosi studi presenti in letteratura si può evincere che, non solo il trattamento con le onde d’urto risulta essere efficace nella riduzione della cellulite e nel rimodellamento corporeo, ma che la sua associazione con attività fisica potenzia drasticamente gli effetti di quest’ultima.

Ad esempio Siems e collaboratori hanno condotto uno studio su 26 donne con lipedema e cellulite con età media di 45 anni, che sono state trattate con onde d’urto balistiche. Le pazienti sono state sottoposte a 3-6 sessioni di trattamento, ognuna delle quali constava di 1000 colpi ad una potenza di 0,16 mJ/mm2. Al termine del ciclo di trattamento è stato osservato un effetto antisclerotico.
Invece Christ et al. hanno trattato 59 donne con cellulite di grado 2-3 con onde d’urto radiali. Le pazienti sono state divise in due gruppi. Per entrambi i gruppi sono stati trattati glutei e regione mediale delle cosce con 3200 colpi alla potenza di 0,25 mJ/mm2. La differenza tra i due gruppi era la durata del trattamento: rispettivamente 6 e 8 settimane (con un intervallo tra una sessione e l’altra di 4-5 giorni).
Al termine del ciclo di trattamento sono state valutate l’elasticità cutanea e la struttura del tessuto connettivo (mediante l’utilizzo del DermaScan). Nelle pazienti del primo gruppo si è osservato un aumento dell’elasticità cutanea del 46%, mentre in quelle del secondo gruppo si è arrivato ad un incremento della stessa del 72%. In entrambi i gruppi si è evidenziato un miglioramento della struttura del tessuto connettivo sottocutaneo al termine del trattamento.

Sebbene i parametri del trattamento sono decisi in base alle caratteristiche del soggetto da trattare e dei risultati che si vogliono ottenere, in linea generale si è soliti praticare sessioni bisettimanali per almeno 6-8 settimane, con una potenza di erogazione che varia da caso a caso.
L’effetto delle onde d’urto non si limita alla cellulite, ma viene sfruttato anche per altri inestetismi cutanei. Proprio in virtù del rimodellamento del tessuto sottocutaneo che esse possono indurre, trovano sempre più applicazione nei trattamenti degli inestetismi del viso, combattendo i segni del tempo in maniera non invasiva ed efficace.

Altre innovazioni nel campo dell’estetica correlate al ruolo delle onde d’urto riguardano la possibilità di misurare i risultati ottenuti tramite adipometro, un apparecchio basato su ultrasuoni che consente una misurazione rapida, ripetibile ed efficace del pannicolo adiposo di determinate aree corporee da trattare, consentendo quindi un’oggettiva valutazione dei risultati ottenuti.