Dr. Massimo Agnoletti
Psicologo, dottore di ricerca, cultore della materia e esperto di stress
Titolare del Centro di Benessere Psicologico a Favaro Veneto (VE)
L’atteggiamento che abbiamo nei confronti del nostro passato, presente e futuro, in altri termini il nostro “profilo temporale”, determina molti comportamenti che condizionano fortemente la nostra vita in maniera spesso inconsapevole e del tutto automatica.
La comunicazione fa parte dei comportamenti complessi che esprimiamo e che influenzano la qualità dei rapporti con le altre persone sia a livello professionale che personale.
In questo lavoro introdurrò sinteticamente un concetto potenzialmente molto prezioso per tutti gli operatori del settore sanitario perché essere più consapevoli delle dinamiche psicologiche temporali e delle loro implicazioni comunicative, ci permette di rendere più efficace e personalizzata la comunicazione professionista sanitario/paziente migliorando la sua compliance terapeutica.
Le continue piccole e grandi scelte quotidiane che facciamo, le decisioni che prendiamo, così come i comportamenti che mettiamo in atto, sono influenzati dalla nostra specifica modalità di rapportarci con il Tempo soggettivo che viviamo.
La particolare e specifica configurazione temporale che ciascuno di noi possiede (detta anche “profilo temporale individuale” o più semplicemente “profilo temporale”) ha un forte impatto sia sul piano del vissuto esperienziale che della gestione dello stress e quindi anche del funzionamento metabolico e immunitario.
Decidere se in questo momento preferiamo mangiare una salubre mela o gustare un ben più saporito gelato, decidere se fare una benefica camminata nel parco o accettare la richiesta di una persona amica che ci chiede di bere insieme un caffè, sono esempi quotidiani di comportamenti, conseguenti processi decisionali in larga parte inconsapevoli, che compiamo continuamente durante la nostra giornata.
Queste scelte sono fortemente condizionate dal nostro atteggiamento nei confronti del tempo e hanno forti conseguenze psicofisiche sia a breve che nel lungo termine per la dinamica cumulativa che possono produrre nel tempo.
Naturalmente tutti noi pensiamo sia ad eventi del Passato che del Presente che del Futuro, ma altrettanto chiaramente ognuno di noi ha una particolare configurazione relativa “quanto” frequentemente si focalizza (investe cioè risorse psicologiche e fisiologiche) in una o più di queste dimensioni temporali.
Pensiamo, giusto a titolo d’esempio, quanto diverso è il profilo temporale di una persona che ha uno stile depressivo caratterizzato da un’alta frequenza di pensieri orientati a esperienze passate negative, rispetto una persona che invece esprime una personalità ottimista più focalizzata ad ottenere gratificazioni future.
Il prof. Zimbardo (professore emerito presso la Stanford University e figura di rilievo della psicologia contemporanea) ha elaborato con il suo gruppo di ricerca un test capace di misurare il rapporto che abbiamo nei confronti del tempo. Il test ZTPI (cioè Zimbardo Time Perspective Inventory) è uno strumento validato transculturalmente in 24 nazioni attraverso oltre 15000 persone.
Dall’analisi del test ZTPI emerge una configurazione (detta appunto “profilo temporale”) di valori relativi diverse dimensioni temporali che rappresentano lo stile cognitivo-emotivo e motivazionale caratterizzante la persona in quello specifico momento. Questo insieme di fattori cognitivi, emotivi e motivazionali determina la modalità specifica di effettuare le scelte, i pensieri ed i comportamenti che compiamo.
Il profilo temporale ha caratteristiche plastiche ossia modificabili nel tempo in funzione della specifica tipologia e frequenza di esperienze che viviamo quotidianamente.
Le dimensioni temporali esaminate dal questionario ZTPI sono fondamentalmente cinque: due sono relative le nostre esperienze passate negative e positive (rispettivamente il “Passato Negativo e “Passato Positivo”), due sono invece riguardanti il nostro presente (“Presente Fatalistico” legato a quanto ci sentiamo protagonisti attivi degli eventi significativi che sperimentiamo, ed il “Presente Edonistico” che misura invece la frequenza di esperienze piacevoli, sia positive che negative per la nostra salute, che conduciamo) e l’ultima, ma non come importanza, è la dimensione temporale attinente il nostro “Futuro” (l’insieme di aspettative relative gli obiettivi che perseguiamo).
Queste dimensioni temporali si sono dimostrate significativamente correlate in misura molto affidabile a specifiche caratteristiche psicologiche e ad alcuni indici fisiologici/metabolici.
Di seguito riporto alcune di queste correlazioni, funzionali all’oggetto di questo scritto, emerse dagli studi del prof. Zimbardo e del suo gruppo di ricerca internazionale del quale ho l’onore ed il piacere di far parte.
Chi è maggiormente focalizzato nel Passato Negativo risulta essere più ansioso, depresso con minor autostima, stabilità emotiva e auto-controllo. Chi invece è più focalizzato sul Presente Edonistico ricerca sensazioni “forti”, tende a procrastinare maggiormente rispetto la media della popolazione e risulta essere più incoerente, con un basso livello di auto-controllo oltre ad essere meno stabile emotivamente.
Le persone invece maggiormente concentrate sul Futuro pianificano i loro comportamenti, sono più attenti alla loro salute, sono maggiormente coscienziosi e possiedono più auto-controllo, risultano essere più puntuali e precise anche se tendono ad essere stacanoviste a livello lavorativo.
Come abbiamo appena visto, differenti persone possono esprimere specifici profili temporali che si riflettono in differenti strategie decisionali, attività ed esperienze che conducono. Questi differenti stili temporali generano comportamenti comunicativi specifici oltre ad esibire una differenziata facilità di mettere in pratica e perseguire i loro obiettivi personali e professionali.
Chiaramente le differenti modalità comunicative e la diversa facilità nell’applicare le informazioni anche finalizzate a promuovere il proprio benessere psicofisico possono avere un importante impatto strategico per il servizio fornito dal personale sanitario.
Ancora una volta, giusto a titolo d’esempio, pensiamo a quanto diverso possa essere lo stile comunicativo di una persona orientata al Passato Negativo da una focalizzata sul Futuro. Mentre la prima psicologicamente fa continui riferimenti, anche dal punto di vista linguistico, al proprio passato spiacevole, la seconda investe maggiore tempo e risorse a pianificare gli obiettivi definiti secondo modalità ipotetiche che hanno un loro riscontro anche sul piano comunicativo (linguistico/ verbale e non).
Se chi è più orientato al Passato Negativo è meno propenso a cambiare il proprio stile di vita perché meno pronto ad accettare un cambiamento proposto ad esempio da un professionista, chi ha un profilo temporale più focalizzato sul Futuro esamina con molta attenzione le informazioni ascoltate per valutarne i pro ed i contro giudicando anche la loro compatibilità rispetto gli scenari futuri già programmati.
Coloro che risultano essere polarizzati su modalità temporali edonistiche sono anche coloro che tendono a procrastinare più facilmente rispetto la media della popolazione quindi faranno maggior fatica a seguire diligentemente quanto indicato dagli operatori sanitari. Il loro stile comunicativo è molto più influenzato dalle emozioni vissute in quel preciso momento piuttosto che dall’analisi precisa tipica degli scenari ipotetici caratteristici di coloro che sono più proiettati verso uno stile temporale Futuro.
Da notare che esistono anche altre indicazioni scientifiche derivanti dalla teoria temporale che sono preziose per il loro impatto clinico, ad esempio, sulla corrispondenza tra diverse tipologie di profilo temporale e la tendenza generale a sviluppare dipendenze. Questi semplici e limitati esempi possono già illuminarci riguardo le potenziali e numerose implicazioni sulle dinamiche comunicative professionista/paziente che la teoria dell’Orientamento Temporale può fornire in campo sanitario.
Se il professionista è consapevole della propria modalità comunicativa temporale può non solo migliorarla in termini assoluti ma anche, dopo aver identificato anche in via approssimativa il profilo temporale del paziente, cercare di adattarla alle esigenze contestuali specifiche.
Se, ad esempio, il professionista sanitario possiede una tendenza ad essere focalizzato sul Futuro e si trova a comunicare con un paziente orientato sul Presente Edonistico o sul Presente Fatalistico, non avrà assolutamente la stessa efficacia comunicativa di quando comunica con un paziente con il quale condivide il medesimo profilo temporale.
Essere sufficientemente coerente con lo stile comunicativo temporale espresso dal paziente è un fattore chiave per stabilire un’efficace (ed efficiente) alleanza terapeutica necessaria per promuovere tutte le indicazioni e trattamenti offerti dal personale sanitario oltre ad essere molto importante per evitare quelle dinamiche di misunderstandings spesso foriere di azioni legali ai danni delle istituzioni sanitarie.
In estrema sintesi, conoscere o comunque approssimare, attraverso un’analisi iniziale (verbale e non verbale), il Profilo Temporale del paziente può essere d’aiuto agli operatori sanitari per più aspetti.
I principali vantaggi operativi derivanti questa analisi sono che una volta identificato il principale stile temporale del paziente il professionista può sia adeguare il proprio stile comunicativo per ottimizzare il processo che conduce ad una alleanza terapeutica efficace così importante per veicolare l’intervento proposto, sia ottenere un’indicazione in più rispetto la compliance individuale prevista nei confronti dei trattamenti/indicazioni offerti.
Esistono tutta una serie di implicazioni molto preziose derivanti dall’Approccio Temporale per i professionisti sanitari perché l’identificazione dello stile cognitivo, emotivo e motivazionale risulta essere un fattore assolutamente centrale dell’interazione psicosociale che il paziente adotta per modificare in meglio il proprio stile di vita nei più svariati contesti clinici (in particolare nel contesto dei i disturbi di natura cronica) e non (finalizzati alla promozione più generale di un duraturo benessere psicofisico).