Forse via per riattivare meccanismi perduti durante l’evoluzione
Come una specialissima ‘squadra di soccorso’ dell’organismo, al primo segnale di pericolo si concentrano dove c’è un problema e cominciano a riparare i danni: si comporta così la nuova popolazione di cellule staminali simili a quelle embrionali scoperta in Italia, dal gruppo del Dipartimento di Medicina sperimentale dell’Università di Genova diretto da Ranieri Cancedda. Pubblicata sula rivista Scientific Reports, la scoperta si deve a Claudia Lo Sicco e Roberta Tasso. Le nuove cellule staminali sono state individuate nel sangue periferico dei topi, ma ci sono già gli strumenti per andare a cercarle nell’uomo. ”Sono cellule simili a quelle embrionali” e appartengono ad una ”popolazione originale”, mai vista finora, ha detto Cancedda. Una volta individuate nei topi e prelevate, i ricercatori le hanno iniettate in topi che avevano fratture nella coda e nell’arco di tre settimane le cellule si sono moltiplicate sia nelle ossa che nella cartilagine e nei muscoli.
”Il prossimo passo sarà cercare di identificarle nell’uomo”, ha detto ancora Cancedda. Dopodichè si aprirebbero due strade. La prima, più tradizionale, consiste nell’isolare queste nuove staminali e cercare di moltiplicarle. C’è poi una seconda strada, molto ambiziosa, che punta a ”riattivare meccanismi endogeni di riparazione perduti nel corso dell’evoluzione”, ha spiegato l’esperto.
Meccanismi di riparazione sono naturalmente presenti in lucertole e salamandre ed entrano in azione, per esempio, per la ricrescere la coda quando viene tagliata. Nell’uomo meccanismi simili agiscono nel fegato e durante lo sviluppo fetale. Entrano in gioco, per esempio, nel far ricrescere l’ultima falange delle dita, dall’osso al muscolo, fino alla pelle. ”Capire questi meccanismi – ha concluso Cancedda – credo sia il futuro della medicina rigenerativa”.