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Si celebra il 10 ottobre la “Giornata Mondiale della salute mentale”, in occasione della quale Onda – Osservatorio Nazionale sulla salute della donna e di genere, torna a parlare di salute mentale nelle donne e non solo. Lancia così la quinta edizione dell’(H)-Open day dedicato a disturbi psichici, neurologici e del comportamento, con l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione sull’importanza della diagnosi precoce, aiutando a superare pregiudizio, stigma e paure legate alle malattie psichiche.
Tra le oltre 120 strutture aderenti al progetto su tutto il territorio nazionale con alcune iniziative, anche la Asl Toscana sud est aderisce alla Giornata.
Per l’occasione, a Grosseto, la Asl organizza una giornata dedicata a iniziative di divulgazione, coinvolgimento e sensibilizzazione della popolazione ai temi della salute mentale, intitolata “Verso la salute mentale di comunità”, suddivisa in due parti. La mattina, alle 9, presso la sala Pegaso della Provincia, è previsto l’incontro “Ai confini dell’istituzione e oltre…” che vede protagonisti cittadini, istituzioni, associazioni e referenti dei servizi di salute mentale della Asl Toscana sud est. Gli operatori socio-sanitari del territorio insieme ai rappresentanti di alcune associazioni presenteranno le esperienze concrete messe in atto, una fotografia a più voci di un prezioso lavoro svolto nella realtà locale, teso alla costruzione di una “polis” sempre più abitabile. In particolare si parlerà di giovani e salute mentale, di auto e mutuo aiuto, entrando nello specifico di ogni progetto realizzato.
“Sottolineare il valore dell’inclusione sociale, del bisogno di appartenenza, del rispetto e della partecipazione è, oltre a una declinazione di un principio democratico – afferma la dottoressa Edvige Facchi, responsabile Unità Funzionale Salute Mentale Adulti Amiata Grossetana, Colline metallifere, Area grossetana– un potente determinante di salute mentale e di benessere per il singolo cittadino e per l’intera comunità”.
La giornata proseguirà nel pomeriggio, al velodromo di via Giotto con l’ “Octofest –Festa di ottobre”, un momento di svago e di gioco, dedicato sia ai bambini che agli adulti per trascorrere tempo libero insieme e condividere attività ludico-motorie, letture e musica, fino al tramonto.
“L’organizzazione degli eventi della giornata – precisa la dottoressa Silvana Pilia, referente Bollini Rosa dell’ospedale di Grosseto – è resa possibile grazie alla collaborazione tra i professionisti Asl di UFSMA zona Grosseto, Amiata grossetana e Colline Metallifere, del Dipartimento di Salute Mentale, UOSD Codice Rosa salute – Medicina di genere, UOS Educazione alla Salute e al sostegno e al contributo di associazione Kansassiti, Istituto superiore polo Bianciardi, cooperative Solidarietà e Crescita, Uscita di Sicurezza e Libera Grosseto”.
“La mission di un Servizio di Salute Mentale non è solo al cura e la riabilitazione, ma soprattutto la tutela e la promozione della salute mentale del proprio territorio e per far questo occorre allargare l’intervento alla prevenzione e alla promozione della salute mentale in tutta la comunità”, ribadisce il dottor Giuseppe Cardamone, direttore Dipartimento Salute Mentale Asl Toscana sud est.
L’(H)-Open day salute mentale gode del patrocinio della Società Italiana di Psichiatria (SIP), della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia (SINPF) e della Società Italiana di Psichiatria Geriatrica (SIPG).
“I disturbi mentali – dichiara Claudio Mencacci, presidente Comitato Tecnico Scientifico di Onda – sono in aumento nelle nuove generazioni: le trasformazioni sociali e l’ipertecnologizzazione, l’aumento degli stimoli, hanno un impatto forte nell’amplificare l’esposizione a stress emotivi e affettivi. Il cervello delle nuove generazioni, perennemente stimolato da immagini e informazioni, oltre a ricevere opportunità e apprendimenti, può anche sentirsi sotto attacco. Fondamentale l’attività di prevenzione per i giovani che hanno genitori o familiari con disturbi bipolari e depressione per un adeguato screening, monitoraggio e supporto a stili di vita sani durante il periodo dell’adolescenza e della transizione alla vita adulta. Bisogna che i giovani che mostrano segni di sofferenza psichica possano essere aiutati per tempo con competenza e passione”.

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Preservare la salute degli occhi non solo con la cura ma anche con la prevenzione e riabilitazione visiva

Si celebra l’11 ottobre la Giornata mondiale della vista. È promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dall’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità insieme all’Unione mondiale dei ciechi. Si concentra sulla prevenzione di malattie oculari che, se non curate, possono pregiudicare la qualità visiva: circa l’80% dei casi di cecità sono considerati prevenibili. Secondo i dati diffusi sempre dall’OMS, a ottobre 2017 nel mondo vivevano 36 milioni di ciechi e 217 milioni d’ipovedenti, per un totale di 253 milioni di persone. Si tenga conto anche dell’età: l’81% di essi hanno un’età uguale o superiore ai 50 anni.
Le malattie oculari croniche sono la principale causa di perdita della vista. La cataratta non operata resta la principale causa di cecità nei Paesi a basso e medio reddito.
“L’obiettivo di questa Giornata – commenta il presidente dell’associazione Italiana ciechi di Arezzo Gianlorenzo Casini – è di sensibilizzare la popolazione e le istituzioni: difendere un bene prezioso come la vista. ‘Guarda che è importante’ è lo slogan della giornata che mira a preservare la salute degli occhi, non solo con la cura ma anche con la prevenzione e la riabilitazione visiva”.
Nell’occasione, la Asl Toscana sud est offre ai cittadini visite gratuite e informazioni utili a preservare la propria vista.
“Nella nostra Azienda – spiega Andrea Romani, direttore della Rete oculistica aziendale – in tutti i presidi ospedalieri facciamo attività chirurgica e diagnostica. Quest’ultima viene fatta anche nei distretti. Sono circa 200000 le prestazioni annue effettuate nella nostra azienda.
Numerose sono le innovazioni tecnologiche, sia chirurgiche che parachirurgiche con i più avanzati sistemi laser. Siamo dotati di una
diagnostica strumentale di ultima generazione ad altissima risoluzione.
Questo è un appuntamento importante per ricordare ai cittadini la prevenzione. Per gli ipovedenti e non vedenti, abbiamo il supporto del Centro di ipovisione che prescrive i più sofisticati sistemi tecnologici”.
Da mercoledì 10 ottobre è quindi possibile fissare un appuntamento telefonando al CUPTEL in orario 8,00-17,30 (numero 800 575 800 da telefono fisso, 0575/379100 da cellulare). Non occorre la richiesta del medico ed è sufficiente, al momento della prenotazione, precisare all’operatore del Cuptel che si desidera prenotare la visita gratuita in occasione della Giornata mondiale della vista.
E’ necessario invece avere più di 40 anni di età, non avere una patologia oculare cronica già in trattamento e non aver eseguito una visita oculistica da almeno un anno. La visita può essere effettuata nell’ambulatorio distrettuale più vicino alla zona di residenza.
La Sezione Territoriale di Arezzo dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti provvederà alla distribuzione di materiali informativi nei presidi ospedalieri.
Ecco alcuni numeri: nella provincia aretina si eseguono ogni anno 80.000 visite oculistiche e 15.000 prestazioni di pronto soccorso.
Interventi chirurgici: 5000 di cataratta, 200 per glaucoma, 600 di chirurgia refrattiva, 30 trapianti, 250 per distacco di retina, 550 di chirurgia palpebrale, 650 con laser, 3000 campi visivi e 600 visite di oftalmologia pediatrica e neonatologica; 1500 trattamenti per la maculopatia e 3500 esami per la diagnostica retinica e angiografie, 200 prestazioni di ipovisione per la rieducazione del paziente ipovedente.
“Dobbiamo ringraziare la Asl – conclude Franco Pagliucoli presidente provinciale IAPB- perché mette a disposizione un’attività concreta di prevenzione ormai da 20 anni. Chi non ha perso la vista non la considera un dono, noi sappiamo quanto è importante mantenerla e quindi puntiamo molto sulla prevenzione. Con il progetto che abbiamo promosso nelle scuole, abbiamo potuto constatare che almeno il 36% dei bambini non hanno mai fatto una visita oculistica pur avendo genitori con ridotta acutezza visiva.”

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Lunedì 24 settembre il Convegno alla Certosa di Pontignano

Lo scompenso cardiaco colpisce l’1-2% della popolazione italiana, quindi ne sono affette quasi un milione di persone. La prevalenza sale al 10% per le persone tra i 70 e gli 80 anni. Negli ultimi anni si sta assistendo ad un incremento di questa patologia, in parte dovuto all’invecchiamento della popolazione in parte al miglioramento delle terapie cardiologiche che aumenta la sopravvivenza di pazienti che hanno avuto problematiche acute quali ad esempio l’infarto. Nell’area grossetana vi è stato nei primi sette mesi del 2018 un aumento del 5% rispetto allo stesso periodo del 2017.
Questo l’argomento centrale del convegno “Lo scompenso cardiaco nella ASL Toscana Sud Est: dall’epidemiologia alla rete clinica integrata”, che si terrà lunedì 24 settembre alla Certosa di Pontignano a Siena. Il convegno avviene a conclusione di un percorso avviato dal Dipartimento della Medicina Interna e Specialistiche dell’ASL Toscana Sudest nell’aprile scorso.
“Si tratta di un problema socio-sanitario rilevante – spiega il dottor Valerio Verdiani, responsabile scientifico del convegno e direttore della Medicina Interna dell’ospedale di Grosseto – non solo perché la patologia è spesso invalidante e gravata da un’elevata mortalità, ma anche perché è la prima causa medica di ospedalizzazione. In Italia i ricoveri per scompenso cardiaco sono oltre 100.000 all’anno e circa il 20% di questi pazienti si riospedalizza entro 30 giorni dalla dimissione”.
Nell’ottica della Medicina di iniziativa, rivolta soprattutto ai malati cronici e sostenuta fortemente dall’Azienda che si sta adoperando, in collaborazione con i medici di medicina generale, affinché venga realizzata sul tutto il territorio, è operativo il percorso di presa in cura dei malati con scompenso cardiaco. Si tratta di un percorso standardizzato dove i pazienti sono inseriti in base alla complessità del quadro clinico, con visite e controlli programmati e dove il medico di famiglia e gli infermieri diventano i garanti, occupandosi in tutte e per tutto della cura; questo viene già fatto anche per i pazienti diabetici, con bronchite cronica, ictus e insufficienza renale.
“Durante il convegno – conclude il dottor Massimo Alessandri, direttore del Dipartimento – ci occuperemo della sperimentazione del progetto Reti cliniche con l’obiettivo di omogeneizzare il più possibile i percorsi esistenti per i pazienti affetti da scompenso cardiaco nelle varie realtà della nostra Azienda e di integrarli in una rete raccordata anche con i medici di famiglia. L’internista si sente particolarmente coinvolto in quanto la maggioranza dei ricoveri per scompenso cardiaco avviene in Medicina Interna, ma la gestione complessiva e l’integrazione nella rete clinica avviene grazie ad un processo multidisciplinare e multiprofessionale che coinvolge il cardiologo, il medico di medicina generale, i medici dell’urgenza, l’infermiere. In fondo, il nostro obiettivo è integrare e mettere in campo tutte queste potenzialità per offrire ai cittadini affetti da scompenso cardiaco la migliore cura e gestione possibile”.

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La scadenza per presentare le domanda è fissata per il 28 settembre

Ultimi posti liberi per i progetti di Servizio Civile alla Asl Toscana sud est. In provincia di Arezzo sono a disposizione 55 posti per 8 progetti, destinati ai giovani tra i 18 e i 28 anni (si può scegliere un solo progetto). Ecco i progetti:
“Spazio ai giovani!”, presso i consultori familiari di Arezzo, Valdarno, Casentino e Valtiberina, 8 volontari;
“Paura… non mi fai paura!”, il servizio civile nella UO di Pediatria dell’ospedale di Arezzo), 4 volontari;
“Accogliere sempre”, l’accoglienza nell’ospedale di Arezzo, 6 volontari;
“Parole & sorrisi oltre il bisturi”, Chirurgia generale e d’urgenza, ospedale di Arezzo, 4 volontari;
“Geriatria Arezzo”: il servizio civile … Risorsa terapeutica negli stati confusionali acuti dell’anziano, 4 volontari;
“Il servizio civile”, un sostegno per pazienti e familiari nella UO Neurologia, ospedale di Arezzo, 4 volontari;
“La sicurezza per tutti”, Dipartimento Prevenzione Area Aretina, 12 volontari;
“Pronti per voi”, accoglienza, informazione e orientamento al cittadino e al paziente al Pronto Soccorso, 13 volontari.
Le domande devono essere presentate entro il 28 settembre 2018 in una delle seguenti modalità: invio PEC all’indirizzo ausltoscanasudest@postacert.toscana.it (il candidato deve essere titolare di PEC); raccomandata A/R indirizzata a Ufficio Protocollo Azienda USL Toscana sud est, via Curtatone 54, 52100 Arezzo (non fa fede il timbro postale); a mano presso Ufficio Protocollo della Asl, via Curtatone 54, 52100 Arezzo (orario lun-ven 8,30-12,30).
Per il bando e tutte le informazioni, è possibile visitare il sito www.uslsudest.toscana.it oppure contattare l’Ufficio Servizio Civile, che si trova all’ospedale San Donato di Arezzo (telefono 0575 251434 o carla.deantoniis@uslsudest.toscana.it)

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Roberta Caldesi nominata nuovo direttore della Zona Distretto Colline dell’Albegna della Asl Toscana sud est, presentato ieri alla Conferenza zonale dei sindaci a Orbetello. A farla conoscere agli amministratori dei comuni, il direttore sanitario, Simona Dei, il direttore amministrativo, Francesco Ghelardi e il direttore Servizi Sociali, Patrizia Castellucci.
Roberta Caldesi, laureata in Scienze della Comunicazione all’Università degli Studi di Siena, Master in Management delle Aziende Sanitarie presso Economia Aziendale “Giannesi” all’Università degli Studi di Pisa e professional coach, lavora in sanità dal 1997 partendo dalla Usl 7 di Siena dove ha ricoperto, tra l’altro, l’incarico di direttore dello Sviluppo Risorse Umane e comunicazione e collaborato, negli anni, all’implementazione di vari sistemi di qualità.
Nel curriculum professionale anche l’esperienza di direttore dell’URP – Ufficio Relazioni con il Pubblico e della Comunicazione Istituzionale presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi a Firenze, incarichi di docenza universitaria tra cui quello del modulo di “Comunicazione organizzativa in sanità” nei Master di secondo livello MIAS/MARSS dell’Università La Sapienza di Roma. Attualmente è direttore della struttura amministrativa Zone e Presidi Amiata Senese, Valdichiana Senese e Valdichiana Aretina.
Caldesi, che entrerà in servizio lunedì 9 luglio, andrà a ricoprire il ruolo che per otto anni è stato di Aldo Babbanini. “Auguriamo buon lavoro al nuovo direttore – afferma la Direzione Aziendale – certi che darà un grande contributo nel portare avanti i progetti in essere che Babbanini ha curato e gestito con grande competenza e lungimiranza in questi anni e che vogliamo ringraziare profondamente per il lavoro svolto. La dottoressa Caldesi ha giusta esperienza e professionalità per occuparsi delle Colline dell’Albegna, zona strategicamente importante dal punto di vista sanitario e non sempre di facile gestione, lavorando in un ottica di sempre maggiore integrazione tra sanità e territorio in piena sinergia con amministratori locali, istituzioni, associazioni e sindacati nella realizzazione dell’interesse dei cittadini”.

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Primi risultati per il progetto “Senza Tempo di Attesa”, partito in via sperimentale nell’area cardiologica per la zona senese, grazie alla piena collaborazione tra Azienda Ospedaliero Universitaria Senese e Azienda USL Toscana sud est, con il supporto della Regione Toscana. Nei primi due mesi di sperimentazione, sono state effettuate 681 prime visite cardiologiche che comprendono visita, elettrocardiogramma ed ecocolordoppler, in modo da dare una risposta completa a un bisogno di salute primario. Al momento tutte le prime visite cardiologiche vengono effettuate entro cinque giorni.
«Il lavoro che stiamo portando avanti tutti insieme – spiega Valtere Giovannini, direttore generale Aou Senese – punta a ristrutturare integralmente il sistema specialistico, in cui abbiamo diverse criticità, e la cardiologia ha rappresentato uno studio pilota che, visti gli ottimi risultati ottenuti, riproporremo per le altre specialistiche. L’offerta mensile – prosegue Giovannini – è modulata sulla base della domanda di salute da parte del cittadino, questa è la chiave di volta del sistema. Ora stiamo lavorando nel settore della diagnostica per immagini con particolare attenzione alle risonanze magnetiche. Questo progetto – prosegue Giovannini – si inserisce nel piano regionale di riduzione delle liste di attesa orientato a non far crescere le prestazioni del privato in sanità ma ad investire nell’acquisto di attività aggiuntive dai professionisti sanitari pubblici, con maggiori controlli anche nel settore della libera professione che non potrà mai superare l’attività istituzionale. Sarà quindi fondamentale, come già sottolineato dal Presidente della Regione Toscana, anche l’arrivo di maggiori risorse da parte del Ministero della Salute».
Le prestazioni del progetto “Senza Tempo di Attesa” sono erogate da ogni zona-distretto in base alle necessità dei cittadini, indicate attraverso il medico di medicina generale che svolge un ruolo fondamentale in piena collaborazione con il medico specialista. «Il progetto di abbattimento delle liste di attesa – aggiunge Enrico Desideri, direttore generale Azienda Usl Toscana sudest – si inserisce nel più ampio progetto riorganizzativo delle “Reti cliniche integrate e strutturate” che ha visto l’Azienda Usl Toscana sud est mettere in rete i 13 ospedali tra loro e sopratutto con l’Azienda ospedaliero-universitaria Senese, in un raccordo strutturato con il territorio e tra tutti i professionisti. Questo modello, mutuato dal Population Health Management, ci permette una presa in carico a tutto tondo del paziente che può trovare, nel proprio territorio, quella continuità e contiguità di cui ha bisogno, quindi massima specializzazione ed expertise ma anche prossimità delle cure, essenziale, soprattutto, per i pazienti cronici».
Il progetto rappresenta un cambiamento importante nella gestione del sistema di prenotazione: si tratta di un lavoro di unificazione delle procedure e di una presa in carico totale del “bisogno di salute”. Si parla, nell’ultimo anno, di 580.000 persone che si sono rivolte agli ambulatori di Arezzo Siena e Grosseto su un totale di 843.000 residenti: 2milioni e 800mila accessi per visite ed esami.
Indubbiamente sono aumentati ed aumenteranno i volumi prodotti, non si può affermare, infatti, che aumentando l’offerta aumenti la domanda. In tal senso, in altre province, dove è stato sperimentato il “just in time” come per l’eco addome, è stata fatta un’analisi calcolando una previsione di 220 ecoaddome/settimana e ne sono stati programmati 230: così, ad un anno, la richiesta sulla coorte è stabile ed il tempo d’attesa per il primo accesso è entro i 7 giorni. Nella provincia di Siena i tempi per l’ecoaddome sono già di 7 giorni in Amiata, Val di Chiana e Val d’Elsa come per la visita cardiologica ed oculistica.
Quindi, come dimostra questo primo anno di sperimentazione, se le prenotazioni sono fatte dai medici rispettando il criterio delle classi di priorità, i tempi d’attesa possono essere azzerati e già oggi il 70% delle visite e degli esami rispettano i tempi previsti (due anni fa erano il 40%). Ad esempio, riprendendo il tema dell’oculistica citata in questi giorni dalla stampa, per una prima visita in Val d’Elsa la prima disponibilità è domani a San Gimignano e la seconda è dopodomani a Colle Val d’Elsa, non vi sono tempi d’attesa nemmeno se la priorità è breve. Per una priorità D, ovvero differita, il primo appuntamento è il 3 luglio a Campostaggia, mentre la visita di controllo è prenotabile nei mesi successivi.
Al momento le Aziende stanno anche lavorando per avvicinare la prenotazione al medico prescrittore con il progetto “Dove si prescrive si prenota”, presente già in molte sedi comuni dei medici di famiglia e nei poliambulatori (circa nel 35% dei punti di prenotazione): in questo caso è lo stesso medico che individua per il suo paziente, insieme a lui, la data dell’appuntamento sulla base del tempo più appropriato per l’esame o per la vista (classi di priorità).
In ogni caso, comunque, quando c’è divario tra prenotazione e bisogno esiste un helpdesk, in tutte le province, che valuta la situazione e la risolve (90.000 prese in carico/anno).
Un altro elemento su cui il progetto ha posto la propria attenzione è la vicinanza. La maggior parte delle visite specialistiche vengono già garantite nell’ambito della stessa Zona Distretto e, per tutte le indagini di diagnostica pesante (rmn, tac..), è in corso la definizione di bacini che soddisfino anche il requisito della prossimità al paziente, ovvero, che la sede di erogazione sia entro distanze accettabili.
Infine, dichiarano congiuntamente Desideri e Giovannini «ci scusiamo per i disagi riscontrati dai cittadini sulle liste di attesa ma l’impegno concreto è arrivare a fine anno con la possibilità di accedere “senza tempo di attesa” alle prestazioni specialistiche delle Scotte ogni volta che un medico di medicina generale lo ritenga necessario per un suo assistito. Il nostro è un progetto complesso ma non impossibile: richiede tempi per ridisegnare l’offerta e anche per ristrutturare gli ambulatori, in condivisione con i professionisti, per una nuova cultura assistenziale».

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Dalla spirale della violenza, fisica e psicologica, si può uscire.
Ecco i dati di accesso al percorso della asl Toscana sud est nel 2017.

“Conosceva i miei punti deboli, a quelli si aggrappava per ricattarmi. Io non sapevo ribellarmi, avevo troppa paura delle sue reazioni e pensavo che nessuno potesse aiutarmi, diceva di amarmi ma subito dopo mi faceva sentire una nullità, fino a quando…” Il pensiero di chi subisce violenza, che sia psicologica, verbale o fisica, è questo, e difficilmente il pensiero si tramuta in parole. I casi di cronaca aumentano, ma la via d’uscita c’è. Una Rete che funziona e che vuole evitare che quel “fino a quando” sia l’ennesimo articolo di cronaca, ma la fine della violenza e il ritorno alla libertà. La Rete dei Centri antiviolenza, fondamentale sostegno per le Donne vittime di violenza di genere, attiva in tutt’Italia può essere contattata attraverso il numero nazionale 1522. Chi si sente annullato dall’altro, chi subisce violenza fisica o verbale può fare questo numero o può rivolgersi al suo medico di famiglia o al Pronto Soccorso o al 118 o al Consultorio o alle forze dell’ordine. Nella massima riservatezza verrà attivato un percorso di ascolto e protezione per uscire dalla violenza.
Per la sua parte, la Asl Toscana sud est, insieme alle altre istituzioni, è in grado di assicurare una risposta efficace alle vittime di violenza, garantendo una presa in carico e un accompagnamento nel percorso dedicato, con il sostegno di un team multidisciplinare.
“Il Codice Rosa – spiega Vittoria Doretti ideatrice del progetto- è nato a Grosseto nel 2010 proprio con questi obiettivi. Attualmente è una Rete clinica tempo-dipendente e definisce le modalità di accesso ed il percorso socio-sanitario, in particolare nei servizi di emergenza urgenza delle donne vittime di violenza di genere in linea con le linee guida nazionali e delle vittime di violenza causata da vulnerabilità o discriminazione. Definisce anche le modalità di allerta ed attivazione dei successivi percorsi territoriali, nell’ottica di un continuum assistenziale e di presa in carico globale.”
Nel 2017, il Codice Rosa della Asl Toscana sud est (Arezzo, Siena e Grosseto) ha contato 763 accessi: 684 di adulti (664 casi di maltrattamento, 12 di abusi e 8 di stalking) e 79 di minori (73 casi di maltrattamento e 6 di abuso).
Adulti: la fascia di età più colpita è quella tra i 40 e i 49 anni (180 accessi); seguono la fascia 30-39 (163 accessi) e la fascia 18-29 (157 accessi). La distinzione per sesso vede 616 donne e 68 uomini. La distinzione per nazionalità: 487 italiani e 197 stranieri.
Minori: la fascia di età più colpita sono gli adolescenti tra i 15 e i 17 anni (27 accessi); segue la fascia 7-11 anni (19 accessi) e quella 12-14 anni (18 accessi). Tra i minori sono i maschi quelli più soggetti a violenza (42, contro 37 femmine). Restano superiori i numeri degli italiani (57) rispetto agli stranieri (22).
Dal 2012 al 2017, nei Pronto soccorso della Toscana si sono registrati 17.363 casi di Codice Rosa (14.940 adulti, nella stragrande maggioranza donne, e 2.423 bambini). Nel 2017 sono stati 3.142 (2.592 adulti e 550 bambini).
Tutti dobbiamo prendere coscienza di questi dati e considerare che non comprendono i numerosi casi di chi non ha avuto la forza di chiedere aiuto. E’ per questo che ogni cittadino si deve sentire parte attiva della Rete: chi viene a conoscenza di forme di discriminazione, violenza psicologica o fisica, anche se non coinvolto in prima persona, può abbattere la più grande alleata della violenza che è la solitudine in cui spesso si trovano le vittime e aiutare ad attivare un percorso di sostegno. Ognuno di noi può diventare la voce di chi non può parlare perché bloccato dalla paura o dai sensi di colpa. Aiutare una vittima della violenza, vuol dire talora anche aiutare il suo persecutore per il quale inizierà un percorso riabilitativo ed educativo a comportamenti non violenti.