Il vulcano islandese Bardarbunga, ha rilasciato, in circa sei mesi di eruzione, 12 milioni di tonnellate di anidride solforosa nei cieli europei. La stima viene dai ricercatori dell’università dell’Islanda, i quali rassicurano che sulla salute gli effetti sono stati minimi perché non vi è stata una esposizione prolungata alla sostanza.
L’anidride solforosa è fra gli inquinanti atmosferici più diffusi sul pianeta. Può causare bronchiti, asma, tracheiti e ad irritazioni alla pelle e agli occhi.
Nel caso dell’eruzione del Bardarbunga, a minimizzare gli effetti del gas, secondo lo studio islandese, è stato anche il “meteo”: la velocità media del vento è maggiore in inverno che d’estate, e così ha disperso rapidamente i pennacchi del vulcano.
Inoltre grazie alle ridotte ore di luce solare in autunno e inverno, solo una minima parte del biossido di zolfo emesso è stato trasformata in acido solforico che si lega alle molecole d’acqua e può causare piogge acide.
Per Anja Schmidt dell’università britannica di Leeds “questa eruzione è una grande opportunità per meglio comprendere come vaste emissioni di anidride solforosa influenzano clima, ambiente e salute”. L’eruzione del Bardarbunga è stata la più grande degli ultimi 200 anni in Islanda, con i suoi 1,6 km cubi di lava, ha coperto un’area grande quanto Manhattan.