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Coronavirus: seconda ondata possibile

Con la grande circolazione del virus nel mondo, una seconda ondata è possibile. L’entità dei picchi dipenderà dalla capacità di rispettare le misure individuali e collettive di protezione, dalle attività di monitoraggio quotidiano del Servizio Sanitario e dalla capacità di garantire tempestivamente l’individuazione dei casi, il tracciamento dei contatti e l’isolamento dei sospetti. A seguito di un’accurata indagine sulle criticità emerse durante la gestione delle fasi 1 e 2 dell’epidemia da parte delle ASL, l’Associazione italiana di epidemiologia ha stilato un elenco di raccomandazioni da attuare fin da subito per essere pronti a fronteggiare nel modo più efficace un’eventuale ripresa dell’epidemia:

Le raccomandazioni dell’AIE, pubblicate dalla rivista Epidemiologia e Prevenzione (www.epiprev.it), prevedono di:

attivare rigorose procedure operative per le diverse componenti della sorveglianza epidemiologica, al fine di uniformare in tutto il Paese la raccolta dei dati e la risposta all’epidemia (inclusa l’unificazione delle schede informative);
garantire inter-operabilità dei sistemi informativi regionali – attualmente inesistente- non solo tra Regioni, ma anche con altri sistemi informativi intra-regionali;
adeguare alla nuova fase le piattaforme di sorveglianza, per consentire di raccogliere le informazioni necessarie a descrivere le nuove catene di contagio (contesti di esposizione, ambiti lavorativi, esecuzione di test sierologici, ecc.);
potenziare la rete di sorveglianza sindromica (sintomi influenzali) su base nazionale, basata sui medici di medicina generale, i pediatri e gli accessi al Pronto Soccorso;
potenziare il profilo strutturale e tecnologico dei Dipartimenti di Prevenzione, per assicurare il mantenimento dei sistemi di monitoraggio quotidiano dei casi ed il mantenimento delle attività di contact tracing, saggiando la capacità del sistema di reggere di fronte ad un aumento considerevole dei casi tramite “stress tests” (simulazioni);
predisporre una comunicazione rapida, chiara ed efficace delle misure dell’andamento epidemico, attraverso un’adeguata dashboard in ogni Regione;
esplorare metodi innovativi di identificazione precoce di focolai (es clusters spazio-temporali), in modo da consentire ai Dipartimenti di Prevenzione uno spegnimento immediato, attraverso tracciamento, isolamento fiduciario e quarantena;
potenziare le capacità diagnostiche in modo da garantire un’ottimale e omogenea risposta laboratoristica e un supporto alla ricerca clinica;
mantenere una struttura organizzativa modulare e flessibile nelle ASL/ASP, in modo da garantire una risposta efficace in caso di risorgenza dell’epidemia;
potenziare le attività di formazione per la medicina territoriale (“preparedness”);
predisporre attività di sorveglianza e screening delle popolazioni ad alto rischio, attraverso una combinazione di sierologia e tamponi virologici (considerato che entrambi i metodi presentano limiti di sensibilità e specificità, è da studiare immediatamente la migliore combinazione e frequenza di applicazione nelle diverse popolazioni – RSA, personale ospedaliero, altre popolazioni a contatto con il pubblico come gli insegnanti – ed è anche urgente sottoporre ad analisi critica gli sviluppi tecnologici riguardanti i test virali sulla saliva);
favorire l’accesso ai dati della sorveglianza nazionale alla comunità scientifica per promuovere le attività di ricerca, migliorare le conoscenze sui fattori di rischio di contagio e di esito e sui presidi di prevenzione e di cura;
mantenere tutte le misure igieniche e comportamentali (distanziamento, mascherine, sanificazione) con campagne informative, mirate a presentare le misure di contenimento dell’epidemia come misure solidaristiche di protezione dei più vulnerabili, in particolare gli anziani;
monitorare la disponibilità di dispositivi individuali di protezione.

“Le misure sin qui realizzate – conclude AIE – rendono evidente che il riconoscimento tempestivo e l’interruzione precoce delle catene di contagio rappresentano la risposta più efficace per la protezione della popolazione: il tracciamento dei contatti è un’attività essenziale per il controllo dei focolai e la prevenzione di seconde ondate epidemiche. Su queste attività devono concentrarsi gli sforzi di investimento e adattamento del sistema, insieme al supporto alle attività di ricerca scientifica, anche per promuovere soluzioni alternative al lock-down, misura sociale estrema e dannosa per l’economia, nel caso in cui la recrudescenza dell’epidemia porti a un numero importante di casi”.

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Medical News

“E’ necessario uno sforzo coordinato dell’SSN (Sistema Sanitario Nazionale) per la realizzazione di un’indagine siero-epidemiologica nazionale trasversale di popolazione su Covid-19, ripetuta a distanza di tempo, per aree geografiche, per fasce di rischio e per classi di età specifiche in linea con gli indirizzi già indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità1 .

A tale scopo, la raccomandazione è di iniziare immediatamente una raccolta campionaria ad hoc di campioni di siero nella popolazione sana, ad esempio nei centri per la donazione del sangue, accompagnata dalla registrazione di alcune informazioni individuali.

Finora, infatti, la sorveglianza si è concentrata principalmente sui pazienti sintomatici e, dunque, non ci sono informazioni sull’intero spettro della malattia, inclusa la prevalenza delle infezioni lievi o asintomatiche che non richiedono cure mediche”.

Questa la proposta degli epidemiologi italiani, contenuta in una nota indirizzata al Ministero della Salute, al Dipartimento di Protezione Civile, al Presidente del Comitato Tecnico Scientifico Covid19, al presidente ISTAT, alla Conferenza Stato–Regioni, al Coordinamento Interregionale Prevenzione Sanità Pubblica. A tal fine, l’AIE avverte: “Le stime del tasso di letalità (rapporto tra numero di decessi e numero di infetti) e di altri parametri epidemiologici sono distorte e devono essere affinate per predisporre ulteriori misure di controllo.

Al pari di tante altre infezioni, anche il virus responsabile di Covid-19, lascia una traccia di risposta immunitaria – precisano gli epidemiologi – nelle persone che ha infettato e fin da ora si devono disegnare e programmare studi di siero-epidemiologia, che potranno essere condotti con la disponibilità di saggi di laboratorio adeguati, per stimare l’effettiva circolazione dell’infezione e poter valutare il grado di immunità della popolazione.

La disponibilità di saggi di determinazione degli anticorpi specifici adatti per una tale indagine sarebbe infatti cruciale, ma sappiamo che non siamo lontani dalla loro realizzazione.

Vi sono molti aspetti, però, ancora da chiarire, tra cui sensibilità, specificità e variabilità tra laboratori

I saggi per lo studio di siero-prevalenza dovranno essere sottoposti a validazione prima di un loro uso esteso”. In tale direzione, “l’AIE può mettere a disposizione un protocollo ed un questionario base da utilizzare e può offrire supporto al coordinamento della conduzione dell’indagine, preceduto da un necessario studio pilota”. L’Associazione Italiana di Epidemiologia, infatti, rileva ancora che:

“ L’attuale pandemia sta richiedendo al nostro Servizio Sanitario Nazionale (SSN) un impegno che non ha precedenti nella nostra esperienza recente e anche dopo il passaggio della prima ondata della curva epidemica sarà necessario continuare a fare fronte al controllo dell’infezione e alla verifica e acquisizione di conoscenze aggiuntive. Vi sono attualmente diverse iniziative per l’attuazione di indagini di popolazione, ma queste non sono coordinate e possono moltiplicarsi nei prossimi giorni. Pur seguendo, inoltre, le direttive nazionali ogni regione e provincia autonoma si è organizzata secondo il proprio assetto e le proprie possibilità, cercando di contrastare l’altrettanto disomogeneo diffondersi delle infezioni, ma anche con tali limiti è importante però cercare di coordinare attività comuni che verranno richieste a breve”.

L’Associazione Italiana di Epidemiologia (AIE) include molti operatori sul territorio che sono impegnati nella risposta alla pandemia e contribuisce anche attraverso la rivista Epidemiologia e Prevenzione (E&P) permettendo lo scambio di informazioni e strumenti tra gli epidemiologi sul campo ed è pronta a collaborare attivamente alle iniziative che il Servizio Sanitario Nazionale vorrà attuare in collaborazione con le diverse istituzioni.

Medical News

Una simpatica dottoressa clown Piastrina guarda al microscopio il cattivo coronavirus, mentre speciali bambini supereroi lo mettono in fuga.

È l’ultimo video che i clown dottori di “Ci ridiamo sù” hanno pubblicato sulla loro pagina facebook . Questo per mostrare la loro vicinanza e strappare un sorriso ai pazienti e agli operatori sanitari. C’è la lettura di un libro per bambini in riva al mare. Il bacio della buonanotte per accogliere tanti bei sogni. I messaggi di affetto a chi è impegnato in corsia. Seppur lontani fisicamente dai pazienti, i simpatici dottori dal naso rosso vogliono mostrare il loro esserci con il cuore e con il pensiero.

Per farlo in queste settimane stanno promuovendo sulla loro pagina facebook e sul canale youtube dei semplici e delicati contributi. Un modo per continuare a far sentire la loro presenza a chi li attendeva con ansia nei reparti, ai familiari che li hanno conosciuti e ai tanti operatori sanitari che li accolgono in ospedale.

L’associazione iblea di comicoterapia risponde così all’emergenza coronavirus che l’ha allontanata fisicamente dai reparti, senza però scalfirne il legame affettivo ed emotivo

Ecco allora la dottoressa Piastrina impegnata al microscopio, un libro dedicato alla speranza letto in riva al mare. Un breve e simpatico video che augura la buonanotte e poi il messaggio di supporto agli operatori sanitari che in questi giorni vivono momenti difficili.

I clown dottori fanno sentire tutto il loro calore, tutta la loro positività e il loro sostegno via web e continueranno a farlo nelle prossime settimane con altri video e contributi. Ci Ridiamo Sù opera: in ospedale, dove è presenza fissa nella Pediatria del “Giovanni Paolo II” con il progetto “Manda un clown in ospedale” e nel DH Oncologico del “M.P. Arezzo” di Ragusa con il progetto Saturnino; nei centri di ricovero e cura con gli anziani e i diversabili; nelle scuole; con gruppi e comunità; in missioni umanitarie; nei processi formativi/educativi e in tutte le situazioni di disagio socio-sanitario, per alleviare sofferenza, paura e solitudine con la potenza terapeutica della risata e del buon umore.
Per conoscere e supportare l’attività dell’associazione “Ci ridiamo sù” di diffusione della comicoterapia è possibile visitare il sito web www.ciridiamosu.it, la pagina facebook oppure è possibile inviare un’email a info@ciridiamosu.it

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SOS Coronavirus Sicilia. E’ questo il nome della campagna ideata e promossa dalla Fondazione Sicilia, la quale ha avviato una raccolta fondi e ha stanziato 100 mila euro in aiuto degli “eroi delle corsie”. Questo a favore del sistema sanitario siciliano in emergenza.

Taobuk sostiene la campagna, affiancandosi ai testimonial d’eccezione che hanno deciso di dare volto all’iniziativa.

Desta preoccupazione, infatti, la situazione nell’isola: soltanto 120 i posti letto di terapia intensiva destinati a pazienti affetti da Covid-19, di cui alcuni già impegnati. La regione necessità di almeno altri 500 posti. Inoltre, insufficienti sono i ventilatori polmonari a disposizione e gli eroi delle corsie lavorano in carenza di dispositivi di protezione individuale.

Insieme a Taobuk, numerosi sono anche enti e istituzioni che hanno deciso di aderire alla campagna. La Strada degli Scrittori, Fondazione Società siciliana per la Storia Patria, Settimana delle Culture, Fondazione per l’arte e la cultura Lauro Chiazzese, Fondazione Premio Mondello Festival SoleLuna, Fondazione Andrea Biondo, Salvare Palermo e la Federazione Cultura, Turismo e sport di Confcooperative Sicilia, Festival delle Letterature migranti. E ancora il Comune di Trapani, Sicindustria, Unione delle Camere di Commercio, Confcommercio Sicilia.

È possibile sostenere campagna SOS Coronavirus Sicilia facendo una donazione sul c/c bancario IT 84 V030 6904 6301 00000010618. Oppure attraverso la piattaforma gofundme.com, campagna “SOS Coronavirus Sicilia”.
I fondi raccolti verranno devoluti al Dipartimento regionale della Protezione Civile, e saranno destinati per l’acquisto di beni strumentali per i pronto soccorso e gli ospedali siciliani, per l’acquisto di dispositivi di protezione individuale per medici e paramedici e per interventi strutturali per creare nuovi reparti di terapia intensiva

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Coronavirus e solidarietà. Iniziamo da Caltagirone dove volontarie sono al lavoro per realizzare 3mila mascherine.

Sono le appartenenti alle associazioni Attiviamoci, Avis, Società San Vincenzo de’ Paoli e parrocchia San Giacomo. Rispondendo “presente” all’invito dell’assessore al Welfare e vicesindaco, Concetta Mancuso, si stanno prodigando per confezionarle.

L’iniziativa, è infatti destinata a rifornire di mascherine soprattutto quanti, in queste settimane, sono impegnati “in prima fila”. Impegnati nelle attività per la prevenzione e il contenimento del Coronavirus, è possibile grazie alla generosità di due imprese.  La ditta Startex di Calatabiano, che ha donato l’apposito tessuto, e il negozio “L’Ago d’Oro” di Caltagirone, che ha offerto il materiale necessario (elastico, filo e aghi per le macchine da cucire).

I Notai dalla provincia di Ragusa, invece, hanno donato all’Asp di Ragusa alcuni presidi medici sanitari necessari per arginare l’emergenza COVID 19.

“Si tratta – spiega il Presidente del Consiglio di Ragusa Maria Scifo – di attrezzature acquistate su espressa segnalazione dell’ASP . Con la Direzione importanti e utili per le strutture sanitarie in questo momento di grave emergenza. Con questo gesto si vuole testimoniare la vicinanza ed esprimere la riconoscenza del Notariato Provinciale ai medici e a tutto il personale sanitario – infermieri e volontari – con la speranza che ciò possa essere di aiuto nell’approntare i soccorsi indispensabili in questo momento”.

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Da plastica a metalli, ecco dove il Coronavirus resiste di più

Mentre su Whatsapp continua a risuonare l’audio-bufala che vorrebbe il coronavirus resistere fino a 9 giorni sull’asfalto, è la ricerca scientifica a dare i primi veri dati riguardanti la sua persistenza sulle superfici: fino a 4 ore sul rame, fino a 24 ore sul cartone e fino a 72 ore su plastica e acciaio.

Lo ha verificato in laboratorio un gruppo di ricerca coordinato dai National Institutes of Health (Nih) americani con la partecipazione dell’Università di Princeton e dell’Università della California.

I risultati sono pubblicati su medRxiv, il sito che permette di condividere gli articoli scientifici di medicina che devono ancora essere sottoposti a revisione prima della pubblicazione su una rivista ufficiale.
Molti interrogativi sul virus SarsCoV2 erano sorti già a febbraio, quando uno studio pubblicato su The Journal of Hospital Infection aveva sottolineato come altri coronavirus umani (come quelli di Sars e Mers) fossero in grado di persistere fino a 9 giorni su metallo, vetro e plastica.

Per verificare se lo stesso fosse vero anche per il nuovo coronavirus, i ricercatori statunitensi lo hanno sottoposto a specifici test di laboratorio per valutarne la resistenza nel tempo su diverse superfici (cosa diversa dalla trasmissibilità per contatto).

Hanno così scoperto che il virus resta attivo fino a 4 ore sul rame e fino a 24 ore sul cartone. La sua vitalità si prolunga addirittura fino a 72 ore su plastica (polipropilene) e acciaio inox, materiali che però fortunatamente sono più facili da pulire e disinfettare.

Lo studio precedente sui coronavirus ‘cugini’ aveva infatti sottolineato come ci si possa disfare della loro presenza usando disinfettanti con etanolo al 62-71%, acqua ossigenata allo 0,5% o ipoclorito di sodio allo 0,1%

Dopo aver valutato la resistenza di SarsCoV2 sulle superfici, i ricercatori americani si sono spinti ancora oltre: hanno spruzzato il virus sotto forma di aerosol in un ambiente chiuso, verificando che può restare sospeso nell’aria fino a 3 ore.

Lo studio è stato condotto in condizioni controllate in laboratorio che non rispecchiano quelle presenti nel mondo reale, per cui i ricercatori avvertono che questi risultati non dimostrano che sia possibile prendere il virus semplicemente respirando in un ambiente dove è stata un’altra persona infetta.

L’aerosol, tra l’altro, è formato da particelle ben più piccole e leggere che restano in aria più a lungo rispetto al famoso ‘droplet’ prodotto da tosse e starnuti, che invece precipita più velocemente. Anche un recente studio cinese comparso su bioRxiv e condotto a Wuhan ha provato a verificare la presenza del virus nell’aerosol di ospedali e zone limitrofe, scoprendo che ad esempio l’aria nelle terapie intensive è sostanzialmente pulita, mentre concentrazioni rilevanti del virus si trovano in alcune aree come lo spogliatoio dove i medici si tolgono i dispositivi di protezione.

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Coronavirus. Parla il ministro Speranza: ‘Davanti a noi ancora giorni difficili’
Il governo si prepara a prorogare oltre il 3 aprile le misure in atto. Si prepara una nuova stretta per tentare di arginare i comportamenti scorretti di chi ancora continua a spostarsi senza motivo, vanificando il sacrifico imposto a milioni di italiani e lo sforzo immane del sistema sanitario per contenere il coronavirus. Il Viminale ha annunciato che solo ieri vi sono state oltre 8 mila denunce (sono state 43 mila in una settimana).

In Lombardia la sanità è allo stremo e si rischia il collasso. Il governatore Attilio Fontana chiede al governo misure più rigide perché “c’è troppa gente in giro”.
La ministra dei trasporti Paola De Micheli ha già firmato il decreto che definisce nuove limitazioni nei trasporti. Riguarda sia i trasporti ferroviari che marittimi (merci escluse) per tutto il Paese. In particolare nei collegamenti verso la Sicilia e la Sardegna.

E l’esecutivo sta anche lavorando ad un nuovo Dpcm che potrebbe riguardare non solo le “attività all’aperto” – oggi consentite – ma anche prevedere misure più restrittive per i supermercati, per i bar nelle stazioni di servizio cittadine e gli uffici, in modo da evitare ad esempio le scene che si sono viste nella metropolitana di Milano affollata di cittadini.

“Quando si raggiungerà il picco e il contagio comincerà a decrescere – spiega il premier Giuseppe Conte al Corriere della Sera -, non si potrà tornare subito alla vita di prima. Pertanto, i provvedimenti – dalla chiusura di molte attività a quello sulla scuola – non potranno che essere prorogati.

Conte invita tutti al buon senso, poi fa sapere che si lavora ad un decreto per lo sblocco di investimenti pubblici per decine di miliardi e a un intervento a tutela delle aziende strategiche italiane.
Anche per le scuole quindi si va verso una proroga dell’attuale chiusura oltre il 3 aprile.

“Siamo dinanzi al momento più difficile che la storia ci abbia mai messo davanti. Ci sono ancora giorni difficili, ma insieme, uniti, sono convinto che ce la faremo”, afferma il ministro della Salute, Roberto Speranza. Da Mattarella giunge un appello alle opposizioni a collaborare e ad ascoltare di più.

Medical News

Sono complessivamente 33.190 i malati di coronavirus in Italia, con un incremento rispetto a mercoledì di 4.480. Dematerializzate le ricette, medicine direttamente in farmacia.

Il numero di vittime in Italia per Coronavirus ha superato quelle complessive della Cina

sono 3.405 i morti, con un incremento rispetto a mercoledì di 427. In Cina le vittime registrate finora sono 3.245. Il dato è stato reso noto dalla Protezione Civile. Ieri l’aumento era stato di 475.

Sono 2.498 i malati ricoverati in terapia intensiva, 241 in più rispetto a ieri. Di questi 1.006 sono in Lombardia. Dei 33.190 malati complessivi, 15.757 sono poi ricoverati con sintomi e 14.935 sono quelli in isolamento domiciliare. Ad oggi in Italia ci sono 300 bambini malati di coronavirus ma “non ci sono vittime né casi gravi”.

“Questo – ha detto il presidente della Società italiana pediatria Alberto Villani durante la conferenza stampa – deve rasserenare moltissimo genitori e nonni, devono sapere che non è un problema pediatrico, quando ci sono sintomi va interpellato il pediatra e con lui stabilire il da farsi.

Ma al momento il coronavirus di per se non rappresenta un problema per i bambini

“I presidi medici – ha proseguito Villani – vanno riservati a medici e infermieri, bisogna farne un uso intelligente: riusare i guanti non ha senso, usare la mascherina non ha senso se si mantiene la distanza. Né io nè il commissario Borrelli la indossiamo perché stiamo a un metro e mezzo”.

Il commissario Angelo Borrelli ha reso noto di aver “firmato un’ordinanza per la dematerializzazione delle ricette mediche, con l’attribuzione di un codice; i cittadini non dovranno più andare da un medico di base, ma avranno un codice in farmacia per ritirare i farmaci”.

Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini ha reso noto di aver dato “d’intesa con il Ministro dell’Interno Lamorgese piena disponibilità all’utilizzo dei militari impegnati in ‘Strade Sicure’ per la gestione dell’emergenza coronavirus, sulla base delle esigenze territoriali individuate dai comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza pubblica.

Come già ribadito, le Forze Armate sono pronte a fare la loro parte, come già stanno facendo sia sul fronte sanitario che nel controllo del territorio”.

Telefonata tra il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, e il premier Giuseppe Conte

Il governatore ha chiesto un “massiccio utilizzo dell’Esercito come presidio, insieme alle forze dell’ordine, per garantire il ferreo rispetto delle regole vigenti, partendo dalle ‘corsette’ e dalle passeggiate il libertà”. Chiesta anche la “chiusura degli studi professionali e degli uffici pubblici, salvo per le attività indifferibili.

Fermo dei cantieri. E, ancora, un’ulteriore limitazione delle attività commerciali”. “Un colloquio – ha spiegato Fontana – nel quale ho ancora una volta rappresentato al presidente del Consiglio la situazione sempre più grave che sta vivendo la Lombardia. Ci aggiorneremo – ha concluso il governatore – nelle prossime ore per capire se e in quale direzione il Governo vorrà muoversi”.

Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha telefonato al sindaco di Bergamo Giorgio Gori per esprimere la sua “vicinanza e solidarietà al popolo bergamasco e ha invitato a “tenere duro”, Mattarella, come apprende l’ANSA da fonti del Comune di Bergamo si è detto “addolorato per la vicenda che sta attraversando la città”, ha espresso “tutta la sua vicinanza e solidarietà ai bergamaschi e al sindaco”.

Secondo quanto riferito il presidente della Repubblica ha dimostrato di esser particolarmente informato sulla questione di Bergamo che sta seguendo da vicino e si è detto “felice” per lo sblocco sulla situazione dell’ospedale da campo e per l’annuncio del Governo di inviare 300 medici nelle zone più colpite.

Anche il Capo dello Stato, a quanto si apprende, è rimasto colpito dalle immagini della colonna dei mezzi dell’esercito che ieri ha portato in altre province una settantina di bare che non era possibile gestire nel cimitero orobico e ha chiesto “di abbracciare tutti i bergamaschi e di tenere duro”.

IL PUNTO IN LOMBARDIA

Altri cinque medici sono deceduti a causa del nuovo coronavirus in Lombardia, portando a 13 vittime il tragico bilancio tra i camici bianchi, secondo quanto riferisce la Fnomceo. Le ultime vittime sono Luigi Ablondi, ex direttore generale dell’Ospedale di Crema; Giuseppe Finzi, medico ospedaliero di Cremona, e Antonino Buttafuoco, medico di base di Bergamo. Altri due medici sono morti a Como: Giuseppe Lanati, pneumologo, e Luigi Frusciante, medico di famiglia. Erano entrambi in pensione ma operativi. La lista dei decessi tra i medici è in purtroppo continuo aggiornamento.

“Abbiamo disperato bisogno di infermieri e medici, oltre che di apparecchi di ventilazione e dispositivi di protezione individuale”. E’ l’appello in inglese, diretto anche all’estero, di Stefano Fagiuoli, direttore del Dipartimento di Medicina dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, che è “in piena emergenza” per il coronavirus.

“Il nostro personale, medici e infermieri sta lavorando giorno e notte, innumerevoli ore, per combattere questa incredibile situazione – dice Fagiuoli in un video messaggio sulla pagina Facebook dell’Asst Papa Giovanni XXII -. Noi non sappiamo quando a lungo questa pandemia durerà.

Ho due messaggi. Il primo è per la popolazione, per favore restate a casa. Il secondo è per chiunque voglia aiutarci. La ong Cesvi – aggiunge – ci sta aiutando con una raccolta fondi sulla piattaforma Gofundme, quindi se potete aiutateci. E se siete personale sanitario siete più che benvenuti a unirvi a noi per combattere il coronavirus”.
“Abbiamo bisogno di medici, speravo che tra le call che avevamo fatto in questi giorni tra pensionati e specializzandi ci fosse più risposta e invece non c’è stata.

Abbiamo carenza di medici, questi poveri crisi stanno cedendo fisicamente e sono pochi rispetto alle esigenze”, ha detto il governatore della Lombardia Attilio Fontana

“Oggi certamente parlerò al presidente del Consigli per capire cosa si possa fare nel più breve tempo possibile” ha detto il presidente della Lombardia sulle misure più rigide che vorrebbe fossero introdotte anche alla luce di quanto suggerito dalla delegazione cinese guidata dal vicepresidente della Cri locale Sun Shuopeng . La sua richiesta sarà “che si prendano i provvedimenti che sono stati suggeriti” con stop di attività produttive e trasporto pubblico.
“Stanno facendo un lavoro eccezionale i nostri medici e infermieri, che sono allo stremo e io sono preoccupato dal fatto che prima o poi anche loro possano cedere fisicamente e psicologicamente e se cedono loro sarebbero un disastro”, ha concluso.

Per quanto riguarda il decreto Cura Italia “la mia sensazione”, dice Fontana, è che i 25 miliardi di euro previsti dal governo “sono pannicelli caldi non prevedono minimamente la possibilità di una ripartenza economica e non prevedono il fatto che, spero di sbagliare, c’è il rischio che” questa emergenza “parta anche in altre regioni”.

“Abbiamo bisogno di fare invertire i numeri” del contagio, “ci sono troppe persone in giro. State a casa, solo per qualcosa di eccezionale se uscite fuori state da soli non avvicinatevi agli altri”, ha aggiunto il governatore.

La Procura di Milano ribadisce che le violazioni delle norme sul Coronavirus sono reati. Ogni denuncia per “inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità”, a carico di coloro che vanno in giro in città senza un comprovato motivo, sarà valutata, caso per caso, e in caso di dolo, o anche solo di colpa, si infliggerà un decreto penale di condanna, che resta come un precedente penale. Così intende muoversi, da quanto si è saputo, la Procura di Milano nei confronti di chi viola le norme sull’emergenza Coronavirus.
Solo ieri in Procura sono arrivate 80 segnalazioni di violazioni e gli inquirenti precisano che si sta parlando di reati, che come tali vanno puniti.

News del giorno

Italia in prima linea,tra marzo e aprile attese prove su animali

Un test veloce che riconosce la presenza del coronavirus SarsCoV2 in un’ora. Questo anziché nelle 5-7 oggi necessarie. Inoltre 20 progetti di vaccini basati su strategie diverse allo studio in tutto il mondo, Italia compresa.

E’ scattata la corsa per mettere a punto armi capaci di contrastare il virus, anche se per i vaccini l’attesa è ancora lunga, quasi un anno. Considerando i tempi necessari per la sperimentazione su animali e uomo e poi per la produzione. Il test rapido per la diagnosi messo a punto dall’azienda Diasorin di Saluggia (Vercelli), sperimentato nell’istituto Spallanzani di Roma e nel Policlinico San Matteo di Pavia, dove sarà disponibile entro marzo.

Il test si basa sulle sequenze genetiche del coronoravirus depositate nelle banche dati internazionali e riconosce tutte le varianti finora note. L’Italia è in buona posizione anche nella ricerca sul vaccino.

Potrebbe arrivare entro marzo il via libera ai test sugli animali del vaccino progettato dalla Takis

E’ un vaccino costruito al computer, ottenuto clonando un frammento dell’informazione genetica del virus nei filamenti circolari di Dna presenti nei batteri; il pacchetto così ottenuto viene iniettato nel muscolo e poi una breve scossa elettrica fa entrate il vaccino nella cellula, che comincia a produrre la sostanza (antigene) riconosciuta dal sistema immunitario.

Un’altra azienda italiana, la ReiThera, attende in aprile il via libera per i test sugli animali del vaccino basato su un adenovirus degli scimpanzé reso inoffensivo e trasformato in una navetta che trasporta la sequenza genetica della proteina spike, ossia l’arma che il coronavirus utilizza per invadere le cellule del sistema respiratorio umano.

Iniettato per via intramuscolare, il vaccino stimolerebbe la produzione di anticorpi e l’attività delle cellule immunitarie

Sempre in Italia, la Irbm, si prepara a produrre il vaccino progettato dall’Istituto Jenner dell’ università di Oxford nel suo laboratorio Gmp (Good Manufacturing Practices) per preparare le dosi necessarie ai test sugli animali, che saranno condotti in Gran Bretagna.

Nel mondo sono una ventina i progetti di vaccino allo studio, basati su tre approcci: virus intero, frammenti del virus e materiale genetico

Sulla prima tecnologia stanno lavorando, per esempio, la Janssen (Johnson & Johnson) e la Codagenix e l’Istituto sierologico indiano. Utilizzano invece parti del vaccino l’Università australiana del Queensland in collaborazione con la Coalion for Epidemic Preparedness Innovation (Cepi), il Baylor College of Medicine, l’università cinese Fudan University, New York Blood Center, e l’università del Texas; sono impegnate in questo approccio anche le aziende Novavax, Clover Bipharmaceuticals e Vaxart. Si basano infine sul materiale genetico del coronavirus i vaccini progettati da Inovio, Beijing Advaccine Biotechnology e Cepi, Moderna, in collaborazione con i National Institutes oh Health (Nih) degli Stati Uniti e Cepi e infine CureVac e Cepi.

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In Cina gli effetti del coronavirus dopo 2-3 settimane. La prevenzione dipende da ognuno

I 3.296 casi di coronavirus SarsCoV2 in Italia registrati il 5 marzo, 590 in più rispetto al giorno precedente, segnano l’aumento più consistente rilevato finora, ma ancora una volta i numeri non sono in grado di raccontare in modo realistico la storia di un’infezione che secondo gli esperti richiede ancora tempo e pazienza, mentre si continuano a mettere in atto le contromisure per contenerla.

Tra queste, hanno un ruolo di primo piano anche i comportamenti responsabili di ognuno per evitare la diffusione, innanzitutto lavarsi le mani.

“I numeri ci dicono che non stiamo ancora vedendo gli effetti delle misure di contenimento”, ha detto Alessandro Vespignani, direttore del Network Science Institute della Northeastern University di Boston.

“Tutti vorremmo vedere che i casi diminuiscono, ma bisogna aspettare ancora un po’ di tempo: le misure di contenimento non hanno mai un effetto immediato e i risultati si vedono nell’arco di settimane. In Cina ce ne sono volute due o tre. Bisogna avere pazienza”.

Anche il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, ha rilevato che i numeri in più registrati il 5 marzo riguardano “molti casi nella zona rossa, che sta ancora sviluppando positività”.

Anche “i contatti nella zona rossa possono manifestare infezioni” e che “la mobilità ha portato a focolai in altre regioni”, dove “i contatti a loro volta possono avere generato qualcosa”.

E’ quindi “una situazione in evoluzione” e “solo monitorando questa evoluzione si potrà capire come si sta evolvendo”.

Contemporaneamente è fondamentale continuare a spingere sulle misure di contenimento. Al di là della chiusura delle scuole e di altri provvedimenti che investono tutta la società, sono fondamentali i comportamenti che ognuno può mettere in atto per prevenire la diffusione.

“E’importante il modo in cui ci comportiamo”: è “un appello importante” perché “nessuno si senta immune dalla possibilità di infezione”, ha detto Brusaferro. Lavare le mani, ha proseguito, “è essenziale, soprattutto se frequentiamo luoghi comuni”, attenzione a “non toccare occhi e bocca, possibili vie d’ingresso del virus” e a “una buona igiene degli spazi”.

Sono queste le regole più efficaci, considerando il fatto che ci si trova ad affrontare un virus mai visto e che probabilmente fino al dicembre 2019 non esisteva nemmeno.

Per quanto la ricerca accumuli ogni giorno nuovi risultati e per quanto si mettano in atto tutte le contromisure possibili, si vive necessariamente in una situazione di incertezza: una condizione che per i ricercatori è pane quotidiano, abituati come sono a ragionare per probabilità, mentre per i politici è cruciale dare risposte certe.

A proposito della chiusura delle scuole, per esempio, il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli, ha rilevato che “la questione è definire quale debba essere il contributo di questa misura”, ossia in quale percentuale possa aiutare a contenere la diffusione dei casi.

“I ricercatori vivono quotidianamente fra l’impossibilità e la certezza che qualcosa accada; escludendo entrambi questi estremi, viviamo costantemente nell’incertezza, come quando usciamo di casa consapevoli che possiamo correre rischi”, ha osservato il filosofo della scienza Stefano Moriggi, dell’università di Milano Bicocca.

“Forse – ha aggiunto – dovrebbe diffondersi nei cittadini l’idea che viviamo e decidiamo costantemente in condizioni di incertezza”. Questo, ha concluso, “non deve certo significare gettare le persone nello sconforto, ma metterle in condizione di valutare i dati disponibili senza aspettarsi miracoli né scenari apocalittici”.