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L’episodio risale a 7 anni fa. Mentre prepara la tesi maneggia alcuni ‘pezzi’ di Hiv mentre prepara la tesi di laurea nel laboratorio di un’università straniera, e pochi mesi dopo scopre di aver contratto il virus. Denunciati due Atenei

La vittima è un’ex studentessa, poi laureatasi in un’Università del Veneto. Ora – riporta il sito del ‘Corriere’ – ha fatto causa a entrambi gli atenei, quello italiano di partenza e quello ospitante, chiedendo al Tribunale di Padova (competente per l’ateneo italiano) un risarcimento milionario.  Ora la donna, si è sostanzialmente costruita una vita “parallela”, nascondendo la sua condizione alla maggior parte delle persone con cui entra in contatto. Stando alla sequenza genetica della perizia di parte, il virus che l’ha colpita non circola tra la popolazione, ma corrisponde a quelli costruiti in laboratorio. Quindi il contagio potrebbe essere avvenuto proprio durante l’attività di ricerca. La vicenda giudiziaria è nelle fasi preliminari, anche se i giudici hanno già fissato la prima udienza.

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“La HIV testing week e l’Aperitest di Sabato scorso, hanno coinvolto moltissime persone, studenti, ragazzi, ma anche adulti. Esperti infettivologi e virologi hanno lanciato pillole di prevenzione inframmezzate da musica e arte. Sono stati effettuati moltissimi test, aumentando del 600% quello che si fa in una settimana. Università, ASL, Ospedale, Comune, associazioni
hanno collaborato per un unico obiettivo. Oggi conoscere il proprio stato HIV significa proteggere la propria vita e quella delle persone a cui si vuole bene. Infatti, le attuali terapie antivirali non solo sono in grado di bloccare il decorso della malattia evitando la fase più grave e mortale, ma sono in grado di rendere la persona non contagiosa, evitando le nuove infezioni. Quindi, fare il test rappresenta una valida forma di prevenzione della malattia conclamata e anche della diffusione dell’infezione alla popolazione” dichiara Miriam Lichtner, Direttore della Uoc Malattie Infettive dell’Ospedale Santa Maria Goretti di Latina.

“Nel corso della manifestazione – prosegue la professoressa Lichtner – sono stati presentati i dati nazionali e locali che vedono una quota di 3443 nuovi casi di HIV nel 2017, con 690 nuovi casi di AIDS. Il Lazio è la regione a più alta incidenza (7.5/100.000). La trasmissione avviene nell’85% dei casi per via sessuale. A Latina il numero annuale non accenna a ridursi con un dato allarmante che riguarda l’alta percentuale di diagnosi tardive, già in fase avanzata di malattia (57% delle nuove diagnosi). L’età più colpita è quella dei giovani adulti, anche se infezioni hanno colpito anche soggetti over 60. Si evince una scarsa efficacia della prevenzione e una bassissima percezione del rischio. Tutto ciò esorta ad attuare al livello locale quanto enunciato dal nuovo piano nazionale AIDS 2017 (PNAIDS), emanato recentemente dal Ministero della Salute: bisogna effettuare una combinazione di interventi di prevenzione efficaci che devono essere diffusi e conosciuti. Affinchè la Giornata Mondiale non resti un evento episodico, a Latina viene lanciata la campagna “Io l’ho fatto, tu?”

Si ricorda che è possibile effettuare il test TUTTO L’ANNO GRATUITAMENTE, in modo anonimo, senza impegnativa e prenotazione dal LUN-VEN ore 8,00-14,00.