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Sul rischio cardiometabolico, Medicalive Magazine ha intervistato il prof. Marco Matteo Ciccone, docente associato e dirigente medico in Cardiologia presso l’Università di Bari. Tra i principali fattori di rischio possiamo sicuramente pensare a livelli alterati di colesterolo nel sangue, al diabete, al fumo e alla pressione elevata. Esistono poi altri fattori che li supportano, come la familiarità, poca o inadeguata attività fisica, una dieta di scarsa qualità, il sovrappeso e l’obesità. Se presi da soli, e non estremi, possono essere meno pericolosi, ma quando si uniscono i principali fattori di rischio, creano un mix potenzialmente esplosivo.

La video intervista è stata realizzata a Salerno in occasione del 1° Congresso “Giornate centro-meridionali sull’ipertensione e le malattie dismetaboliche”, organizzazione AV Eventi e Formazione, responsabile scientifico il prof. Pasquale Perrone Filardi, presidente SIC (Società Italiana di Cardiologia), Professore Ordinario di Cardiologia, Direttore della Scuola di Specializzazione in Malattie dell’apparato cardiovascolare dell’Università Federico II di Napoli e responsabile del PI di Cardiomiopatie ed ipertensione polmonare del Policlinico federiciano.

L’evento è stato organizzato con il contributo non condizionante di IBSA. La video intervista è stata realizzata dal direttore di Medicalive Magazine, Salvo Falcone.
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News del giorno
Salerno ha ospitato il congresso dal tema “Giornate centro-meridionali sull’ipertensione e le malattie dismetaboliche”. Organizzato da AV Eventi e Formazione, l’evento di alta formazione scientifica ha avuto come responsabile scientifico il prof. Pasquale Perrone Filardi, presidente SIC (Società Italiana di Cardiologia), Professore Ordinario di Cardiologia, Direttore della Scuola di Specializzazione in Malattie dell’apparato cardiovascolare dell’Università Federico II di Napoli e responsabile del PI di Cardiomiopatie ed ipertensione polmonare del Policlinico federiciano.
Le malattie dismetaboliche colpiscono e alterano il metabolismo, l’insieme di alcuni processi che si svolgono all’interno del nostro organismo e che hanno il compito di ricavare e trasformare l’energia contenuta negli alimenti, per poi destinarla alle cellule in modo da soddisfare le loro richieste energetiche.Le malattie dismetaboliche più conosciute sono il diabete e la sindrome metabolica. Spesso le persone che hanno problemi di questo tipo presentano già una condizione di sovrappeso o obesità che le portano ad accentuare i problemi. L’alimentazione riveste un ruolo causale, ma ha sicuramente anche un ruolo preventivo e terapeutico, almeno nelle prime 2 categorie di patologie citate, preventivo ma attualmente non terapeutico nei tumori. La dieta interagisce poi con altri fattori quali l’attività fisica, lo stress, il fumo, l’alcol e l’assunzione di farmaci. Fare prevenzione significa modificare tali fattori di rischio determinanti delle malattie croniche.
Il congresso è stato organizzato con il contributo non condizionante di IBSA. La video intervista è stata realizzata dal direttore di Medicalive Magazine, Salvo Falcone.
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Quali sono le linee guida per la migliore prevenzione delle malattie cardiovascolari? Quando si parla di prevenzione cardiovascolare, si intendono tutte quelle pratiche volte a ridurre i fattori di rischio cardiovascolare, ovvero l’insieme di condizioni che incrementano il rischio di infarto entro i successivi 10 anni. È opportuno ricordare che alcuni di questi fattori non sono modificabili, come l’età o la familiarità con patologie cardiache, e che gli uomini sono maggiormente esposti a questo pericolo rispetto alle donne. Altri però, sono assolutamente modificabili e lo stile di vita incide pesatamente su essi.
Ancora oggi in Italia e nel mondo le patologie che colpiscono l’apparato cardiovascolare rappresentano la prima causa di morte. Per questo è opportuno promuovere azioni di prevenzione cardiovascolare per favorire stili di vita sani  e per ribadire l’importanza di sottoporsi a controlli periodici.

Ne abbiamo parlato con il prof. Francesco Barillà, presidente FINSIC della Società Italiana di Cardiologia,  Professore associato di Cardiologia presso l’Università di Roma Tor Vergata, direttore della Scuola di specializzazione malattie cardio vascolari.

La video intervista è stata realizzata a Salerno in occasione del 1° Congresso “Giornate centro-meridionali sull’ipertensione e le malattie dismetaboliche”, organizzazione AV Eventi e Formazione, responsabile scientifico il prof. Pasquale Perrone Filardi, presidente SIC (Società Italiana di Cardiologia), Professore Ordinario di Cardiologia, Direttore della Scuola di Specializzazione in Malattie dell’apparato cardiovascolare dell’Università Federico II di Napoli e responsabile del PI di Cardiomiopatie ed ipertensione polmonare del Policlinico federiciano.

L’evento è stato organizzato con il contributo non condizionante di IBSA. La video intervista è stata realizzata dal direttore di Medicalive Magazine, Salvo Falcone.
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In merito alla “lotta” al colesterolo, la Società europea di cardiologia (ESC) insieme a quella dell’aterosclerosi (EAS) hanno rilasciato l’ultima versione delle linee guida che prevedono una sorta di giro di vite per abbassare i livelli di LDL e tutelare i pazienti a rischio. Ne abbiamo parlato con il prof. Vincenzo Montemurro, responsabile del servizio di cardiologia della Casa della Salute “Scillesi d’America” di Scilla, in provincia di Reggio Calabria.

Il colesterolo è un grasso presente nel sangue che viene in gran parte prodotto dall’organismo, mentre in minima parte viene introdotto con la dieta. Mentre, in quantità fisiologiche, il colesterolo è coinvolto in diversi processi fondamentali per il funzionamento dell’organismo, quando è presente in quantità eccessiva costituisce uno dei fattori di rischio maggiori per le malattie cardiache. Il colesterolo in eccesso, infatti, tende a depositarsi sulle pareti delle arterie, provocando la formazione di lesioni che le ispessiscono e le irrigidiscono. Questo processo, chiamato aterosclerosi, può portare nel tempo alla formazione di placche vere e proprie, che ostacolano – o bloccano del tutto – il flusso sanguigno, con conseguenti rischi a carico del sistema cardiovascolare.

La video intervista è stata realizzata a Salerno in occasione del 1° Congresso “Giornate centro-meridionali sull’ipertensione e le malattie dismetaboliche”, organizzazione AV Eventi e Formazione, responsabile scientifico il prof. Pasquale Perrone Filardi, presidente SIC (Società Italiana di Cardiologia), Professore Ordinario di Cardiologia, Direttore della Scuola di Specializzazione in Malattie dell’apparato cardiovascolare dell’Università Federico II di Napoli e responsabile del PI di Cardiomiopatie ed ipertensione polmonare del Policlinico federiciano.

L’evento è stato organizzato con il contributo non condizionante di IBSA. La video intervista è stata realizzata dal direttore di Medicalive Magazine, Salvo Falcone.
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L’importanza della valutazione dell’imaging nelle patologie osteoarticolari come la gonartrosi.
La gonartrosi, ovvero l’artrosi del ginocchio, è una patologia cronica che si sviluppa a livello articolare e presenta lesioni degenerative a carico della cartilagine articolare che provocano progressivamente dolore, difficoltà nei movimenti e, in casi più severi, deformazione dell’articolazione stessa. La gonartrosi coinvolge abitualmente pazienti di età avanzata, ma può colpire anche persone più giovani, magari precedentemente soggette a traumi del ginocchio o interventi chirurgici. 
Il dolore che caratterizza la gonartrosi è sordo e meccanico, si manifesta dunque quando il ginocchio viene messo in moto e si attenua quando è a riposo. 
Il disturbo si manifesta inizialmente a seguito di un’attività prolungata nel tempo dell’articolazione, ma, in caso di un quadro artrosico più complesso, il dolore può colpire il paziente anche a seguito di movimenti molto semplici, come può essere quello effettuato per alzarsi da una sedia o per scendere da un’automobile. 
Ne abbiamo parlato con il dott. Francesco Di Pietto, Dirigente medico presso “Pineta Grande Hospital” di Castel Volturno (CE).
La video intervista è stata realizzata dal direttore di Medicalive Magazine, Salvo Falcone, in occasione del 1° congresso delle “Giornate Centro-Meridionali dell’artrosi” con focus diretto sulla Gonartrosi svoltosi a Matera.
L’evento è stato organizzato da AV Eventi e Formazione con la responsabilità scientifica del prof. Biagio Moretti, Docente universitario, vicepresidente della SIOT, Società italiana di ortopedia e traumatologia e Direttore della UOC Universitaria e Scuola di specializzazione di Ortopedia e Traumatologia dell’Azienda Ospedaliero‐Universitaria “Policlinico” di Bari.
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L’osteoartrosi è una patologia cronica che causa danni alla cartilagine e ai tessuti circostanti ed è caratterizzata da dolore, rigidità e perdita della funzionalità. In Italia, oggi, circa il 56% delle persone di età superiore a 65 anni soffrono di sintomi associati all’osteoartrosi delle ginocchia che è una patologia eterogenea con sintomi e progressioni variabili.
Una patologia, l’osteoartrosi, che richiede un approccio di “sistema” e multidisciplinare. Ne abbiamo parlato nella video intervista con il dott. Bruno Buono, specialista in Ortopedia e Traumatologia, Dirigente medico presso la UOC di Ortopedia e Traumatologia  dell’Ospedale “Madonna delle Grazie” di Matera.
L’osteoartrite, la patologia articolare più frequente, insorge spesso nei soggetti di età compresa fra i 40 e i 50 anni di età e, in certa misura, colpisce quasi tutti una volta raggiunti gli 80 anni di età. Prima dei 40 anni, i soggetti di sesso maschile hanno maggiori probabilità di sviluppare osteoartrite rispetto a quelli di sesso femminile, spesso a causa di traumi o deformità. Molte persone mostrano segni di osteoartrite alla radiografia (spesso al raggiungimento dei 40 anni), ma solo la metà di tali soggetti presenta dei sintomi. Tra i 40 e i 70 anni, le donne sviluppano la malattia più frequentemente degli uomini. Dopo i 70 anni, la patologia si sviluppa nella stessa misura in entrambi i sessi.
La video intervista sul tema osteoartrosi è stata realizzata dal direttore di Medicalive Magazine, Salvo Falcone, in occasione del 1° congresso delle “Giornate Centro-Meridionali dell’artrosi” con focus diretto sulla Gonartrosi svoltosi a Matera.
L’evento è stato organizzato da AV Eventi e Formazione con la responsabilità scientifica del prof. Biagio Moretti, Docente universitario, vicepresidente della SIOT, Società italiana di ortopedia e traumatologia e Direttore della UOC Universitaria e Scuola di specializzazione di Ortopedia e Traumatologia dell’Azienda Ospedaliero Universitaria “Policlinico” di Bari.
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Quando eseguire la protesi del ginocchio in un soggetto alle prese con la Gonartosi e quando è preferibile ricorrere alla semplice terapia conservativa per evitare la deriva chirurgica stessa? Ne abbiamo parlato in questa video intervista con il prof. Giuseppe Sessa, past president della SIOT (Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia), Professore Universitario Ordinario Direttore UOC di Ortopedia e Traumatologia presso il Policlinico “Vittorio Emanuele” di Catania.

Se il ginocchio è gravemente danneggiato dall’artrosi in tutti i suoi comparti, può risultare difficoltoso anche semplicemente camminare o salire le scale e si avverte dolore continuo anche a riposo. In questi casi i trattamenti non chirurgici per la gonartrosi non sono più efficaci e bisogna prendere in considerazione la protesi totale del ginocchio. L’intervento di protesi totale del ginocchio è sicuro, elimina il dolore e corregge anche eventuali deformità della gamba. Dopo questo intervento, potrai riprendere la tua vita di sempre e le normali attività.

L’osteoartrosi, la patologia articolare più frequente, insorge spesso nei soggetti di età compresa fra i 40 e i 50 anni di età e, in certa misura, colpisce quasi tutti una volta raggiunti gli 80 anni di età. Prima dei 40 anni, i soggetti di sesso maschile hanno maggiori probabilità di sviluppare osteoartrite rispetto a quelli di sesso femminile, spesso a causa di traumi o deformità. Molte persone mostrano segni di osteoartrite alla radiografia (spesso al raggiungimento dei 40 anni), ma solo la metà di tali soggetti presenta dei sintomi. Tra i 40 e i 70 anni, le donne sviluppano la malattia più frequentemente degli uomini. Dopo i 70 anni, la patologia si sviluppa nella stessa misura in entrambi i sessi.

Il prof. Sessa si sofferma sulle caratteristiche del paziente cui eseguire la protesi del ginocchio. La video intervista è stata realizzata dal direttore di Medicalive Magazine, Salvo Falcone, in occasione del 1° congresso delle “Giornate Centro-Meridionali dell’artrosi” con focus diretto sulla Gonartrosi svoltosi a Matera. L’evento è stato organizzato da AV Eventi e Formazione con la responsabilità scientifica del prof. Biagio Moretti, Docente universitario, vicepresidente della SIOT, Società italiana di ortopedia e traumatologia e Direttore della UOC Universitaria e Scuola di specializzazione di Ortopedia e Traumatologia dell’Azienda Ospedaliero Universitaria “Policlinico” di Bari.
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Con l’invecchiamento della popolazione mondiale, la prevalenza delle malattie legate all’età è in costante aumento, in particolare l’artrosi, la forma più comune di malattia articolare. In Italia, circa il 56% delle persone di età superiore a 65 anni soffre di sintomi associati all’osteoartrosi del ginocchio, patologia eterogenea con sintomi e progressioni variabili. Inoltre, il massiccio coinvolgimento nell’attività sportiva della popolazione di qualsiasi età, ha causato un aumento dell’incidenza della patologia. Nonostante gli aspetti positivi di questo stile di vita, vi sono alcune problematiche legate alle lesioni della cartilagine, una delle sfide più importanti sia per i ricercatori che per i medici.
Se ne è discusso a Matera in occasione del 1° congresso delle “Giornate Centro-Meridionali dell’artrosi” con focus diretto sulla Gonartrosi.
L’evento di alta formazione scientifica è stato organizzato da AV Eventi e Formazione con la responsabilità scientifica di una eccellenza del panorama dell’ortopedia italiana: il prof. Biagio Moretti, Docente universitario, vicepresidente della SIOT, Società italiana di ortopedia e traumatologia e Direttore della UOC Universitaria e Scuola di specializzazione di Ortopedia e Traumatologia dell’Azienda Ospedaliero Universitaria “Policlinico” di Bari.
“Se da un lato la sostituzione dell’articolazione con una protesi parziale o totale può essere la soluzione ad una limitazione funzionale grave e invalidante – sostiene il presidente del Congresso –  la possibilità di trattare efficacemente la sintomatologia dolorosa mediante adeguate terapie farmacologiche e/o fisioterapiche coadiuvate da infiltrazioni articolari potrebbe permettere un minor ricorso alla chirurgia protesica”.
Il congresso ha analizzato, attraverso un format innovativo di relazione – intervista e discussione interattiva coordinate dal direttore di Medicalive Magazine Salvo Falcone – i vari aspetti dell’osteoartrosi del ginocchio, dalla fisiopatologia alle varie metodiche di trattamento conservativo e chirurgico. Coinvolti gli esperti di diverse regioni dell’Italia centro meridionale a capo di strutture di eccellenza.
Nella video intervista, il prof. Moretti illustra anche la nuova metodica atta ad accorciare le liste di attesa. I pazienti che presentano le caratteristiche richieste, sono inseriti in un nuovo protocollo di gestione perioperatoria chiamato “fast-track” che consente con moderne tecniche di anestesia, migliore gestione del dolore, controllo mirato del sanguinamento una dimissione in seconda-terza giornata dopo l’intervento chirurgico.
Il prof. Moretti, infine, interviene anche sull’attuale confronto sulla telemedicina e sulla necessità di creare “nuove reti” che coinvolgano le strutture pubbliche delle Aziende Locali, Ospedaliere e Universitarie e le strutture private. Obiettivo migliorare il processo di cura del paziente e aumentare, nello stesso, la fiducia nel trattamento per evitare inutili migrazioni sanitarie.
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Le terapie infiltrative di acido ialuronico sono largamente praticate nella cura, come terapia conservativa, dell’artrosi al ginocchio.
Un intervento supportato da una longeva letteratura scientifica. Tuttavia, oggi, possono essere prese in considerazione anche le infiltrazioni con PRP (Plasma ricco di piastrine), ma con dei distinguo.
Ne abbiamo parlato con il prof. Alberto Migliore, Specialista in Reumatologia, Dirigente medico presso l’Ospedale “San Pietro Fatebenefratelli” di Roma, vice presidente del CReI (Collegio dei Reumatologi Italiani) e responsabile del Gruppo di Studio SIR (società di Reumatologia) dedicato alla “Osteoartrosi”.
Tra le attività svolte in tal senso grazie all’input dato dal prof. Migliore figurano: la ricerca epidemiologica e clinica sull’artrosi, specialmente nelle sue fasi precoci; la presentazione alla comunità scientifica nazionale ed internazionale, nonché ai decisori sociali ed amministrativi,  dell’entità del problema Artrosi nella popolazione Italiana attraverso studi epidemiologici; la ricerca e l’individuazione dei soggetti malati nelle fasi più precoci possibile di malattia per instaurare la correzione dei fattori di rischio modificabili, ed intraprendere i trattamenti idonei al ritardo della insufficienza articolare come le terapie infiltrative.
La video intervista è stata realizzata dal direttore di Medicalive Magazine, Salvo Falcone, in occasione del 1° congresso delle “Giornate Centro-Meridionali dell’artrosi” con focus diretto sulla Gonartrosi svoltosi a Matera.
L’evento è stato organizzato da AV Eventi e Formazione con la responsabilità scientifica del prof. Biagio Moretti, Docente universitario, vicepresidente della SIOT, Società italiana di ortopedia e traumatologia e Direttore della UOC Universitaria e Scuola di specializzazione di Ortopedia e Traumatologia dell’Azienda Ospedaliero‐Universitaria “Policlinico” di Bari.
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Il recupero da un intervento chirurgico di protesi al ginocchio per trattamento della artrosi del ginocchio (gonartrosi) passa necessariamente attraverso una riabilitazione post operatoria ponderata e ben strutturata.
Dell’artrosi del ginocchio ne abbiamo parlato con la prof.ssa Angela Notarnicola, Docente universitario associato, Specialista in Medicina Fisica e Riabilitazione, parte dell’equipe dell’UOC di Ortopedia e Traumatologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria del “Policlinico” di Bari e già presidente della SITOD, la Società Terapie ad onde d’urto.

Sicuramente dopo i quarant’anni i pazienti dovranno fare attenzione a tutti quegli sport che, se praticati spesso, rischiano di danneggiare le articolazioni: parliamo, per esempio, di calcio e calcetto, rugby, corsa e tennis. Sport che, invece, contribuiscono a mantenere le articolazioni in buono stato limitando il rischio di aartrosi sono il nuoto, la bicicletta, yoga e pilates, cyclette e tapis roulant, nordic walking e tai chi.

Inoltre sono da evitare anche quei lavori e quelle posizioni che contribuiscono a lungo andare al logorio delle articolazioni. Se bisogna fare attenzione agli sforzi, anche la sedentarietà non è una buona alleata delle nostre articolazioni, poiché può essere causa di irrigidimento degli arti e conseguente aumento del dolore al movimento.

Con la prof.ssa Notarnicola sono stati affrontati anche i temi dell’indifferibile processo di alfabetizzazione del paziente per il miglioramento del proprio engagement e della applicazione della telemedicina.
La video intervista è stata realizzata dal direttore di Medicalive Magazine, Salvo Falcone, in occasione del 1° congresso delle “Giornate Centro-Meridionali dell’artrosi” con focus diretto sulla Gonartrosi svoltosi a Matera.
L’evento è stato organizzato da AV Eventi e Formazione con la responsabilità scientifica del prof. Biagio Moretti, Docente universitario, vicepresidente della SIOT, Società italiana di ortopedia e traumatologia e Direttore della UOC Universitaria e Scuola di specializzazione di Ortopedia e Traumatologia dell’Azienda Ospedaliero‐Universitaria “Policlinico” di Bari.
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