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Dopo 44 anni, per la seconda volta, è un italiano a vincere la medaglia Fields. Si chiama Alessio Figalli, 34 anni, lo studioso al quale è stato assegnato il maggiore riconoscimento mondiale per la matematica, pari al Nobel. Ha studiato alla Scuola Normale di Pisa dove, a soli 23 anni, ha ottenuto il dottorato di ricerca. Dal 2016 è Docente al Politecnico di Zurigo.
Istituito nel 1936, soltanto una volta – nel lontano 1977 – era stato riconosciuto all’italiano Enrico Bombieri.
L’unione Matematica Internazionale ha premiato Figalli per le ricerche nella teoria del trasporto ottimale, il modo più economico per spostare oggetti da un luogo all’altro, e agli studi sulle equazioni a derivate parziali e sulla probabilità.

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Basato su un prelievo e un elettroencefalogramma

Verso un test semplice e low cost per predire chi si ammalerà di demenza (tra cui Alzheimer). Basato su un prelievo di sangue e un elettroencefalogramma (Eeg), il test sarà rivolto a persone con un lieve declino cognitivo che hanno un rischio demenza 20 volte maggiore.
E’ stato sviluppato nell’ambito di una ricerca italiana pubblicata sulla rivista Annals of Neurology e coordinata da Paolo Maria Rossini, direttore dell’Area di Neuroscienze della Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS, con la collaborazione – tra gli altri – di Fabrizio Vecchio dell’IRCCS San Raffaele Pisana e di Camillo Marra, responsabile della Clinica della Memoria del Gemelli.
“Grazie a questo studio conoscere chi si ammalerà di demenza tra i soggetti a rischio sarà semplice e rapido perché basteranno un normalissimo Eeg (analizzato con metodi sofisticati) e un prelievo (un test genetico per la ricerca di una mutazione legata all’Alzheimer, sul gene ApoE)”, spiega Rossini. “A oggi manca nella pratica clinica un test siffatto, che consentirà di iniziare il prima possibile i trattamenti medici e riabilitativi, introdurre le necessarie modifiche nello stile di vita e orientare per tempo scelte anche difficili che si è costretti ad affrontare in caso di diagnosi di demenza”.
“Il test è utilizzabile da subito nella pratica clinica – rileva – ma è previsto un suo ‘collaudo’ all’interno di un progetto di ricerca comparativa denominato INTERCEPTOR, di recente finanziato da AIFA e Ministero della Salute”.