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Giovani medici in protesta a Roma muovono rabbia ed esasperazione

Grande successo della protesta dei giovani medici che si sono dati appuntamento ieri a Roma. “L’avevamo detto e l’abbiamo fatto, commentano le associazioni dei camici bianchi: abbiamo portato in piazza Montecitorio il numero massimo di persone consentite dalla Questura. Insieme ai colleghi abbiamo manifestato per difendere il futuro del Servizio Sanitario Nazionale, contro l’inadeguato numero di contratti di formazione specialistica e per chiedere una vera riforma dell’iter formativo previsto dalla legge 368 del 1999”.

“A muoverci oggi sono la rabbia e l’esasperazione nei confronti di un sistema che ci imprigiona nell’imbuto formativo, condizione condivisa da ben 39 rappresentanti delle forze politiche di ogni colore, che sono scesi in piazza per ascoltare dalla nostra voce le ragioni della protesta, chiedendo un filo diretto per sostenerla”.

La mobilitazione non termina qui, come promesso nei giorni scorsi dalle Associazioni, e la tappa di Roma è stata solo l’inizio. “Le mobilitazioni si sposteranno da Montecitorio, dove abbiamo fatto richiesta dell’aumento delle borse statali, ad ogni consiglio regionale per chiedere l’aumento delle borse regionali. Nel frattempo partiranno tavoli di confronto con i rappresentanti dei partiti politici per ragionare sul miglior futuro da garantire ai medici”.

“Non arretreremo di un millimetro finchè le belle promesse cui siamo abituati non diventeranno fatti reali e concreti nel breve termine. Qualora non fosse così, siamo pronti ad inasprire la protesta.

Abbiamo diritto ad una formazione, ma che sia di qualità. Per il nostro futuro e per quello della sanità del nostro Paese”.

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MEDICI IN PIAZZA A ROMA

Protesta dei medici in piazza a Roma. Il cartello di 11 sigle in rappresentanza degli studenti in medicina, degli specializzandi e dei giovani medici (AISAS Associazione Italiana Specializzandi/Specialisti Area Sanità – ALS Fattore 2a Associazione Liberi Specializzandi – Anaao Giovani – Federspecializzandi – GMAS Giovani Medici Anti-Sfruttamento – Giovani Medici per l’Italia – Primavera degli studenti – Siamo Futuro Italia – Vento di cambiamento Fenix – Udu Unione degli universitari – Dipartimento Medico) manifesterà mercoledi 25 maggio a Roma a Piazza Montecitorio alle 10.30. Questo per denunciare la scarsa attenzione del DL Rilancio alle istanze dei giovani camici bianchi.

“Puntiamo il dito contro l’assoluta assenza di provvedimenti che risolvano definitivamente le annose problematiche sull’accesso alle Scuole di Medicina e Chirurgia. Questo prevedendo un maggior numero di posti rispetto a quello attuale. Notizie che cancellino l’imbuto formativo che di fatto limita l’accesso ad una Scuola di Specializzazione. Il titolo obbligatorio per poter partecipare ad un concorso pubblico. È inaccettabile l’indifferenza di fronte alla qualità formativa dei medici specialisti, dimostrata con l’aumento di soli 4.200 contratti formativi.  Un numero a nostro avviso insufficiente perchè oltre a non configurarsi come concreta soluzione all’imbuto formativo. Anche alla carenza di Medici Specialisti lascia invariato il rapporto borse/candidati rispetto a quanto previsto per il 2019”.

MEDICI IN PIAZZA

“Pur comprendendo la gravità di un momento come quello attuale e condividendo ognuna delle misure intraprese dal Governo a favore di lavoratori, famiglie ed aziende, non condividiamo e non comprendiamo però la mancanza di tutele per il Sistema Sanitario Nazionale. In queste terribili settimane si è dimostrando fragile ma anche indispensabile affinché a ogni singolo cittadino sia garantito il diritto alla Salute. Il SSN non potrà mai reggere le sfide del futuro se non ci saranno investimenti sulla formazione di medici specialisti. A nulla vale abilitare 10mila giovani medici se a questi non viene poi garantita la possibilità di specializzarsi e diventare medici specialisti. In grado di occupare una posizione lavorativa concreta”.

“Allo stato attuale – scrive il cartello – ciò significa che almeno 10mila medici non verranno formati. Eresia, da questo Paese che è lo stesso ad avergli garantito, sei anni prima, un percorso formativo che a questo punto si definirebbe incompleto. Un’emergenza come questa, tra cinque anni, avrebbe una storia naturale completamente diversa, gli Ospedali non riuscirebbero a garantire neanche la metà dello sforzo e del lavoro di questi giorni, a causa della carenza di personale medico specialistico, difatti mancherebbero così tanti medici specialisti che l’inevitabile esito sarebbe catastrofico e ci ritroveremmo a fare i conti con una strage preannunciata. E a nulla servirebbero gli applausi o i minuti di silenzio per gli eroi medici, a nulla servirebbe ringraziarli pubblicamente, tra cinque anni non ci saranno medici da ringraziare”.

“La nostra Mobilitazione non si fermerà mercoledì 27 Maggio, anzi, proseguirà secondo future indicazioni presso le sedi delle Regioni in ogni parte d’Italia, per chiedere un successivo sforzo nell’aumento delle borse di competenza regionale”.

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Facendo seguito a quanto già comparso sugli organi di stampa sulla “Vertenza Fondi Contrattuali della dirigenza medica della AOU di Sassari”, si comunica che in settimana si è tenuta presso la Sala Riunioni dell’Ospedale SS. Annunziata una partecipata assemblea dei medici, occasione per discutere dell’imminente sciopero nazionale del 23 novembre, proclamato per le note problematiche quali il progressivo declassamento del Sistema Sanitario, l’impoverimento del Fondo Sanitario Nazionale e degli organici, l’annoso rinvio del rinnovo del Contratto Collettivo della dirigenza medica e sanitaria, le frequenti aggressioni a danno del personale da parte di un’utenza sempre più esausta delle inefficienze gestionali. È stata peraltro identificata la chiara necessità di trasmettere all’utenza stessa il grido di indignazione dei medici sassaresi che vedono aggiungersi alle criticità che colpiscono gli operatori sanitari di tutta Italia quelle “di casa nostra”. Dall’animata discussione è emerso ancora una volta l’iniquo trattamento subito dalla dirigenza medica della AOU di Sassari sull’applicazione del corretto calcolo per la definizione dei fondi contrattuali, da cui dipende parte consistente degli stipendi dei sanitari, e sono state stabilite le misure da porre in atto per ottenenerne il riconoscimento. I dirigenti medici della AOU di Sassari attendono da 10 anni l’integrazione di quanto dovuto nei suddetti fondi ed il confronto con l’Azienda, ultimamente più costruttivo seppur complicato, è stato gravemente compromesso un anno fa da una nota della Direzione Generale dell’Assessorato alla Sanità, la quale, per la sola AOU di Sassari, ha stabilito il ridimensionamento per difetto della quota parte dovuta, riaprendo di fatto una vertenza che, falliti i tentativi di concertazione con Azienda ed Assessorato, oggi costringe la dirigenza medica ad intraprendere azioni legali presso le sedi competenti. Quanto verificatosi è reso ancor più grave dal ruolo di Hub che la recente Riforma Sanitaria ha attribuito all’azienda sassarese, ponendola in primo piano dal punto di vista sanitario, senza fare altrettanto da quello delle garanzie contrattuali e dei diritti del personale medico che contribuisce in gran parte, non solo al “core business aziendale”, ma soprattutto alla salvaguardia del benessere e della salute dei cittadini.

I Rappresentanti Aziendali delle sigle:
-CoAS FASSID
-CGIL
-UIL FPL
-ANPO ASCOTI FIALS
-AAROI EMAC
-FESMED
-FVM
-ANAAO ASSOMED
-CISL Medici

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Consulcesi, network legale di riferimento per oltre 100mila medici, ha raccolto i dubbi più frequenti esposti dai camici bianchi e ha stilato un vademecum per fare chiarezza

Dubbi, paure, incertezze. Sono questi gli stati d’animo dei medici che devono affrontare l’entrata in vigore del nuovo Regolamento Ue sulla protezione dei dati personali, applicabile dal 25 maggio 2018. Un cambiamento tutt’altro che formale, visto che il nuovo impianto normativo andrà a sostituire in parte il Codice della Privacy, in vigore ormai dal lontano 2004. La norma comunitaria non ha declinato una specifica e separata disciplina per i dati in ambito sanitario, ma vi sono alcuni riferimenti e norme applicabili che devono essere presi in considerazione da tutti coloro che esercitano una professione sanitaria sia in campo pubblico che privato.
Consulcesi, network legale di riferimento per oltre 100mila medici, ha raccolto i dubbi più frequenti esposti dai camici bianchi e ha stilato un vademecum per fare chiarezza.
Nella Sezione 4 del Regolamento viene definita la figura del Responsabile della Protezione dei Dati (RPD) o anche Data Protection Officer (DPO). Nelle Linee guida sui responsabili della protezione dei dati pubblicate dal Garante il 5/4/17 si raccomanda, in termini di buone prassi, che gli organismi privati incaricati di funzioni pubbliche o che esercitano pubblici poteri nominino un RPD. Pertanto, anche alcune categorie potenzialmente escluse come i medici di base convenzionati con il SSN, in virtù questa raccomandazione del Garante, dovrebbero dotarsi di un RPD. Identificare il soggetto che deve svolgere questo ruolo può non essere facile soprattutto per i privati che diversamente dagli enti pubblici non hanno una struttura che li supporti nell’individuazione. Inoltre, recentemente il Garante ha precisato che questa figura dovrà avere un’approfondita conoscenza della normativa e delle prassi in materia di privacy, nonché delle norme e delle procedure amministrative che caratterizzano lo specifico settore di riferimento
Nel Considerando 42 del Regolamento il legislatore europeo ha precisato che per i trattamenti basati sul consenso dell’interessato, il titolare del trattamento dovrebbe essere in grado di dimostrare che l’interessato ha acconsentito al trattamento. In conformità della direttiva 93/13/CEE del Consiglio è opportuno prevedere una dichiarazione di consenso predisposta dal titolare del trattamento in una forma comprensibile e facilmente accessibile, che usi un linguaggio semplice e chiaro e non contenga clausole abusive.
Registri delle attività di trattamento: come devono regolarsi i medici?
Il Regolamento (art. 30) stabilisce che coloro che effettuano trattamenti di dati considerati a rischio (come nel caso dei medici) tengano un registro delle attività e delle categorie di attività di trattamento svolte. È opportuno precisare che questo registro non deve avere una funzione formale bensì deve essere considerato come parte integrante della corretta gestione dei dati. Il registro deve avere forma scritta, anche elettronica, e nel caso di uno studio medico conterrà le attività svolte sui dati dei pazienti, l’individuazione di chi ha interagito con i dati, in che data e con quale finalità. Tutti i titolari del trattamento e i responsabili del trattamento devono cooperare con l’autorità di controllo e a mettere, su richiesta, detti registri a disposizione. Il Regolamento ha previsto che sia il titolare del trattamento dei dati stesso a tenere traccia delle attività svolte sui dati e ad elaborare un report. Tuttavia, le linee guida della Commissione Europea sostengono che sarebbe una prassi preferibile affidare questo compito al Responsabile della Protezione dei Dati, ove presente.

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Il Contratto nazionale dei dirigenti medici, veterinari e sanitari che cominceremo a trattare il 1 marzo deve partire facendo chiarezza sulla massa salariale sulla quale si applicano gli aumenti previsti dalle norme finanziarie, il famoso 3,48%, per tutti i comparti del pubblico impiego.
Sgombrando, così, il campo da un dubbio che nessuno ha ancora fugato, ovvero che l’Indennità di esclusività di rapporto col Ssn dei dirigenti sia a tutti gli effetti una voce della loro massa salariale.
Se le Regioni e il Governo ritenessero di comunicare all’Aran di escludere dalla massa salariale tale voce stipendiale, vorrebbe dire che è loro intenzione dare uno schiaffo ai 140.000 dirigenti cui principalmente è affidato il ruolo di tutelare la salute pubblica, perché solo per loro lo stipendio sarebbe incrementato del 2,9% mentre tutto il restante personale della pubblica amministrazione avrebbe un aumento del 3,48%.
La dignità professionale è strettamente legata alla dignità stipendiale complessiva ed alla assenza di ogni discriminazione. Dopo 9 anni: non ci provate!
Nessuna delle Organizzazione Sindacali è disposta a sottoscrivere un contratto in perdita fin dall’avvio, e la questione va al di là del tema strettamente economico per assumere una valenza politica storica sulla quale non saremo disposti a mediazioni.
Siamo pronti a un confronto costruttivo per un nuovo CCNL che apra una stagione di collaborazione e soddisfazione nei luoghi di lavoro, ma nel rispetto di principi basilari da parte del datore di lavoro. In caso contrario non rimarremo a guardare, a partire dal 1 marzo.

Il comunicato è firmato da:

ANAAO ASSOMED – CIMO – AAROI-EMAC – FP CGIL MEDICI E DIRIGENTI SSN – FVM Federazione Veterinari e Medici – FASSID (AIPAC-AUPI-SIMET-SINAFO-SNR) – CISL MEDICI – FESMED – ANPO-ASCOTI-FIALS MEDICI–UIL FPL COORDINAMENTO NAZIONALE DELLE AREE CONTRATTUALI MEDICA, VETERINARIA SANITARIA