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Si può fare richiesta senza muoversi da casa, in occasione della cessazione dell’attività di diversi medici del Distretto di Modena

In occasione della cessazione dell’attività di alcuni medici di medicina generale e pediatri di libera scelta del Distretto di Modena, per i pazienti è possibile presentare la richiesta di cambio medico anche senza muoversi da casa, evitando così l’eventuale fila allo sportello.

 

I pazienti, che hanno già ricevuto comunicazione al domicilio, potranno farlo dal portale web dell’Azienda USL (alla pagina www.ausl.mo.it/cambiomedicoonline) inserendo il codice fiscale e il codice di accesso personale ricevuto con la lettera. Per agevolare i cittadini, l’AUSL ha realizzato anche un video illustrativo.

Il cambio medico è possibile on line anche attraverso il Fascicolo Sanitario Elettronico, oppure con il modulo ricevuto per posta che può essere inviato via mail a sportelloonline@pec.ausl.mo.it  o consegnato in farmacia. Resta comunque possibile effettuare la scelta del medico di medicina generale anche presso i Punti unici di prenotazione e assistenza di base.

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Denuncia sindacato, in malattia per allattare oppure non fanno figli

Tutela della maternità negata per le 44 mila donne medico convenzionate italiane, un esercito che lavora giorno e notte sulle ambulanze del 118, come medico o pediatra di famiglia, specialiste ambulatoriali, nelle guardie mediche. La denuncia arriva dal Sindacato medici italiani (Smi) che sottoporrà l’argomento, insieme con altri temi all’ordine del giorno, al Ministero della Salute. Sotto accusa è il contratto libero-professionale: infatti, mentre le attuali disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità prevedono uno specifico trattamento per i riposi giornalieri della madre lavoratrice, intendendo in unicamente i dipendenti, le donne medico convenzionate sono escluse. Così succede che, finiti i cinque mesi di maternità, non sono previste pause per l’allattamento e l’unico modo per continuare a nutrire il figlio al seno è prendere giorni o periodi di malattia.
Se poi la decisione è di restare a casa per uno o due mesi dopo la nascita, le donne medico convenzionate devono rinunciare allo stipendio in favore di chi le sostituisce. Non solo: se sono medici del 118 e vanno in ambulanza non hanno diritto a una collocazione meno pesante e di grave stress durante la gravidanza, e sono costrette a continuare con i turni di notte sui mezzi di soccorso anche con il pancione di sette mesi. Una situazione ben disegnata dai dati pubblicati quattro anni fa dall’Ordine dei medici di Roma: una donna medico su due ha un solo figlio, una su tre è single, molte rinunciano o alla professione o alla maternità. Forti le criticità anche per l’adozione e l’affido.

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“Per combattere gli atti di violenza contro i camici bianchi”

Presentata alla Camera dei Deputati una proposta di legge per l’attribuzione della qualifica di pubblico ufficiale ai medici e al personale sanitario nell’esercizio delle loro funzioni. La proposta porta le firme degli onorevoli Michela Rostan, Federico Conte, Giuseppina Occhionero, Rossella Muroni, Paolo Siani, Federico Fornaro e Roberto Speranza e arriva dopo numerose sollecitazioni da parte degli ordini professionali in seguito ai casi di violenza contro i camici bianchi.
“Abbiamo raggiunto un risultato importante, dopo le battaglie portate avanti per accendere un faro sul tema della violenza nei confronti dei medici”, commenta il Segretario nazionale della Federazione italiana medici di medicina generale e presidente dell’Omceo (Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri) di Napoli Silvestro Scotti.
Lo status di pubblico ufficiale consente che, nel caso di aggressioni, la magistratura proceda automaticamente e non dietro denuncia come avviene attualmente. Dopo la presentazione della proposta di legge, “soddisfazione” è stata espressa dall’associazione Nessuno Tocchi Ippocrate.
“Abbiamo portato avanti un percorso condiviso – sottolineano – e lo abbiamo fatto con impegno e con tutta l’autorevolezza del presidente Scotti, che prima di ogni altra cosa, da medico, non ha mai avuto paura di metterci la faccia”.
Dal canto suo, Scotti ringrazia per l’impegno in particolare la prima firmataria della proposta, Michela Rostan (vicepresidente della Commissione Sanità e Affari Sociali) e Paolo Siani, “che da medico conosce bene il problema delle aggressioni”.