
Sanità: 300 indicatori per valutare le performance
Dai tempi di attesa al pronto soccorso, alla durata dei ricoveri, alla capacità di prendere in carico i pazienti con patologie croniche, senza ricorrere all’ospedalizzazione, ai vaccini, agli screening oncologici: sono 300 gli indicatori che valutano le performance riferite al 2019 per i sistemi sanitari di otto regioni italiane e di due province autonome. I risultati variano da un sistema sanitario regionale e provinciale all’altro, ma di fondo confermano un dato comune: la capacità di accettare nuove sfide di carattere clinico e organizzativo. I dati più rilevanti sono stati illustrati oggi durante un evento online organizzato dal Laboratorio MeS – Management e Sanità dell’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, a cui hanno partecipato anche il ministro della Salute Roberto Speranza, il dott. Domenico Mantoan e la rettrice Sabina Nuti. Conoscere la situazione precedente rispetto alla pandemia da Covid-19 è fondamentale per rilanciare subito il sistema sanitario italiano: è l’obiettivo che ha guidato negli ultimi mesi il lavoro del “Network delle Regioni” – la collaborazione promossa dal 2007 dal Laboratorio MeS Management e Sanità dell’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa – che include otto regioni italiane (Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Puglia, Toscana, Umbria, Veneto) e le due province autonome di Trento e di Bolzano.
L’adesione al Network avviene su base volontaria
I risultati 2019 del Sistema di valutazione della performance dei rispettivi sistemi sanitari regionali sono stati presentati oggi, durante un evento online, alla presenza del ministro della Salute, Roberto Speranza, di Domenico Mantoan (commissario dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), direttore generale della Sanità della Regione Veneto e presidente del Consiglio di amministrazione dell’Agenzia italiana del farmaco) e di Sabina Nuti, rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Dalle Regioni e dalle Province Autonome che aderiscono al Network è arrivato un segnale forte: nonostante l’emergenza sanitaria, è deciso il rilancio sulla scommessa della responsabilità (accountability) e della valutazione dei servizi, per affrontare le proprie criticità e valorizzare le migliori pratiche organizzative.
La fotografia offerta dai circa 300 indicatori del Sistema di valutazione rappresenta il punto di partenza per individuare gli investimenti organizzativi più appropriati per rilanciare il sistema sanitario italiano. I risultati del 2019 confermano che le regioni del Network sono sistemi, per quanto complessi, in movimento e in miglioramento. Sono stati numerosi gli ambiti di analisi e i temi di interesse riferiti alla valutazione del 2019 e venuti alla ribalta, con forza, durante l’emergenza da Covid-19. Anzitutto la prevenzione, dove le analisi confermano le buone coperture per gli screening oncologici e il trend di miglioramento per le vaccinazioni, anche se è necessario uno sforzo ulteriore. Per questo motivo è necessario che i servizi regionali si impegnino a rilanciare subito l’attività, interrottasi quasi ovunque durante il lockdown.
I risultati 2019 mostrano anche come i sistemi regionali siano sempre più capaci di prendere in carico sul territorio, senza dover ricorrere all’ospedale, i malati meno gravi e, in particolare modo, quelli cronici
Quando si può focalizzare sui casi cosiddetti “acuti” e sull’alta complessità, l’offerta ospedaliera migliora, sia nella gestione dei percorsi interni, sia nella capacità delle strutture di essere nodi di percorsi assistenziali trasversali, come quello oncologico, per portare un esempio. Per citare altri due casi concreti: si riduce la durata delle degenze e diminuiscono coloro che si dimettono in maniera volontaria dall’ospedale. Questo è infatti un evidente segnale di scarsa soddisfazione rispetto al servizio ricevuto.
Il pronto soccorso rappresenta per tanti versi la “cartina di tornasole” del buon funzionamento del sistema: sembra essersi, almeno in parte, arrestata la dilatazione dei tempi di attesa che aveva caratterizzato le valutazioni degli scorsi anni, per quanto le differenze regionali restino marcate. La percentuale di accessi al pronto soccorso con codice giallo visitati entro 30 minuti varia dal 48 per cento delle Marche al 93 per cento della provincia autonoma di Trento.
Appropriatezza resta una parola chiave e se, per la prescrizione di farmaci, i segnali sono incoraggianti, per Tac e risonanze magnetiche occorre ancora impegnarsi per evitare esami inutili. In alcune regioni i risultati comunque sono visibili: in Veneto, ad esempio, l’8 per cento dei pazienti ripeteva una risonanza magnetica entro l’anno, nel 2017; questa proporzione passa al 6.8 per cento del 2018 al 5.9 per cento del 2019.
I primi e ancora provvisori confronti sulla capacità di risposta dei sistemi sanitari alla crisi sanitaria suggeriscono come i diversi sistemi regionali abbiano saputo dare prove diverse di resistenza e di resilienza di fronte all’emergenza sanitaria
La presentazione ha anche offerto l’opportunità per presentare e per riflettere su esperienze assai innovative di coinvolgimento(engagement) con i pazienti e con la popolazione per la gestione e il miglioramento della qualità assistenziale, di analisi sperimentali sulle scelte decisionali dei professionisti, sul confronto tra modelli organizzativi e sulle relative performance.
“Il lavoro del Laboratorio MeS Management e Sanità della Scuola Superiore Sant’Anna è prezioso – dichiara il ministro Roberto Speranza – così come l’impegno in questo senso delle regioni del Network Più prezioso ancora, e ancora più decisivo in questa fase in cui c’è l’occasione irripetibile di immaginare una politica economica espansiva che metta al centro il tema della salute: dobbiamo avere la capacità di misurare le performance, le reazioni dei pazienti, delle famiglie, lo stato dell’arte anche delle azioni legislative e amministrative che si mettono in campo ai vari livelli. Il lavoro fatto negli ultimi anni ha segnato passi avanti rispetto alla capacità di costituire un sistema di valutazione adeguato e proprio la valutazione è l’elemento fondamentale per costruire politiche più adeguate”.
“Ringrazio il Laboratorio MeS Management e Sanità e la Scuola Sant’Anna – aggiunge il ministro Roberto Speranza – per il lavoro avviato da tempo e per questa discussione, che va inserita nel contesto di un paese che ha adesso bisogno di un grande ‘patto salute’, in cui tutti i soggetti in campo condividano strategie e strumenti per realizzarlo. Il lavoro sui sistemi di valutazione delle performance è esattamente uno dei pezzi di un puzzle che dovremo costruire”.
“I risultati della valutazione per il 2019 – commenta Milena Vainieri, responsabile del Laboratorio Management e Sanità – mostrano come il sistema sanitario nazionale, nelle sue declinazioni regionali, sia sempre più capace di rispondere in modo efficace ed efficiente alle sfide alle quali i paesi sviluppati sono stati chiamati nell’ultimo decennio. Il Covid-19 ha rappresentato di certo una cesura storica, ha cambiato le carte in tavola, chiamando il Sistema sanitario nazionale prima a rispondere a una situazione pandemica senza precedenti, almeno nel recente passato, quindi a fare un ulteriore sforzo per riattivare in sicurezza e in tempi rapidissimi i servizi, per rispondere ai bisogni rimasti inespressi o insoddisfatti durante i mesi del lockdown”.
“In questo senso – commenta Federico Vola, ricercatore del Laboratorio MeS e coordinatore del Network delle Regioni – la valutazione della performance può dare un importante contributo, sia per valorizzare quelle strutture e quei professionisti che hanno saputo reagire con prontezza all’emergenza, sia per ridisegnare i servizi e per rilanciare la nostra offerta. Ancora una volta ribadiamo l’impegno della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa nel supportare quelle Regioni che vogliano accogliere la sfida di aderire, su base volontaria, lo ricordo, al Network, per confrontarsi su evidenze solide e tempestive e rispondere così – conclude Federico Vola – con velocità e in modo efficace alle sfide sanitarie che ci siamo trovati e che ancora ci troveremo davanti”.
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Una impetuosa transizione di genere attraversa la sanità italiana con un impatto non inferiore a quella demografica ed epidemiologica. Oggi la sanità è donna, grazie ad una crescita, numerica e professionale, costante al punto da divenire già maggioranza tra i nuovi medici.
Questo fenomeno – commenta il segretario nazionale Anaao Assomed Costantino Troise – tarda però ad entrare nelle proposte strategiche delle organizzazioni, comprese quelle sindacali, fino a rappresentarne una parte essenziale e costitutiva per dare anche una compiuta visione di genere ad esigenze e legittimi interessi di categorie professionali in rapida mutazione.
Una visione di genere che occorre assumere nei contratti di lavoro, nelle leggi, nella prassi che non possono rimanere quelle di dieci anni fa, arroccate a vecchi paradigmi, come se la crescita delle donne fosse semplicemente un fenomeno di costume.
Spetta a tutti assumere l’impegno di rileggere teoria e prassi delle organizzazioni alla luce della differenza di genere e far sì che cresca la rappresentanza e la partecipazione delle nuove intelligenze professionali.
L’ingresso delle donne in medicina non è neutro, ma portatore di domande che obbligano a ragionare su modifiche dell’organizzazione del lavoro positive per tutti, a pensare a nuovi modelli che recuperino i valori professionali ed i tempi di vita, che si prendano cura del nostro lavoro per permetterci di meglio prenderci cura dei cittadini. Il conflitto evidente tra organizzazione del lavoro e sistema di tutele, può risolversi solo con un cambiamento dell’organizzazione, e non con una sconfitta del sistema dei diritti, in un gioco a somma zero che pensa di poter dare un diritto in più a qualcuno soltanto togliendolo ad un altro.
Occorre realizzare il cambiamento necessario, sia organizzativo che culturale, in tempi ravvicinati, vincendo le resistenze che caratterizzano ogni gruppo organizzato, sollecitandolo a ripensarsi, ad includere meriti e valorizzare disponibilità, per compiutamente interpretare e rappresentare i cambiamenti e le nuove domande di cui l’altra metà del cielo è portatrice. Altrimenti non sarà mai 8 marzo.