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La Food and Drug Administration americana sta valutando il divieto delle sigarette elettroniche sul mercato statunitense. Una decisione – afferma la Fda – legata al boom delle sigarette elettroniche fra i teenager. Le vendite di e-cig sono balzate lo scorso anno, spinte in parte dalle start up online che vendono vaporizzatori e liquidi alla nicotina.
La Fda definisce la diffusione delle sigarette elettroniche e dei vaporizzatori tra i giovani come “epidemica” ed ha dato ai produttori 60 giorni per mettere a punto un piano che vieti il loro uso ai teenager. Se le aziende non si atterranno a queste indicazioni potrebbero essere costrette a ritirare i loro prodotti dal mercato. La stretta riguarda non solo i produttori ma anche oltre mille rivenditori, a cui la Fda sta inviando una lettera di avvertimento in cui minaccia sanzioni a chi vende sigarette elettroniche ai minori. Un monito rivolto anche a grandi catene come 7-Eleven e Walgreens. Intanto 131 multe sono state gia’ comminate.

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È difficile che in Italia possano verificarsi fatti simili a quanto accaduto nel liceo di Parkland, in Florida, dove un ex studente ha fatto strage di compagni e professori perché espulso da scuola dopo una lite. Ma anche nel nostro Paese dobbiamo iniziare a fare i conti con un nuovo bullo che, se prima prendeva di mira compagni e coetanei, ora non esita a colpire anche gli insegnanti. Basta pensare a quanto è accaduto in una scuola in provincia di Caserta, dove un diciassettenne ha aggredito con un coltello la professoressa solo perché voleva interrogarlo.
Margherita Spagnuolo Lobb, psicoterapeuta e direttore dell’Istituto di Gestalt HCC Italy, analizza la strage americana alla luce di quello che sta accadendo nel nostro Paese.
“Rispetto alla facilità con cui alcuni cittadini americani non esitano a usare un’arma per uccidere a raffica, in Italia c’è una differenza sia culturale che di vita: nella nostra società si tende a proteggere i piccoli da ogni tipo di stress, basta pensare alle leggi che tutelano il rapporto madre/figlio subito dopo la nascita. In Italia mettiamo ancora al primo posto l’accudimento dei piccoli rispetto al rapporto lavorativo e questo certamente contribuisce a crescere i giovani in maniera sana” dice l’esperta. “Questo non significa che l’Italia sia immune da eventi traumatici: nelle grandi città la desensibilizzazione verso gli altri e la società è sempre più diffusa. Tuttavia, la nostra struttura sociale e i valori culturali, basati maggiormente sulla famiglia, ci lasciano ancora un margine di umanità” continua Margherita Spagnuolo Lobb. Che mette però in guardia sulla nuova figura di bullo che si sta affermando anche nel nostro Paese: “è un bullo che non guarda in faccia nessuno. Prendersela con un compagno è più semplice che aggredire un insegnante. Ma il nuovo bullo non riconosce autorevolezza agli adulti, è lui che si sente più grande dei grandi” spiega la psicoterapeuta. Secondo la quale la responsabilità della diffusione di questa figura è anche degli adulti che dovrebbero farsi qualche domanda: “Oggi il ruolo dell’insegnante e, dell’adulto in generale, non viene spesso riconosciuto perché gli adulti non hanno saputo dimostrare ai giovani di tenere a loro e al loro futuro. Se da una parte in Italia è ancora forte il senso della famiglia, dall’altra negli ultimi anni noi adulti abbiamo creato opportunità solo per noi stessi, per i nostri interessi, come se non avessimo una generazione da proteggere e sostenere. I giovani sono il sintomo della società in cui vivono: i nuovi bulli sono giovani che hanno perso tutto, anche la possibilità di un futuro”.