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Il direttore del servizio immuno-trasfusionale di Terni Augusto Scaccetti invita i donatori di sangue a vaccinarsi contro l’influenza stagionale. Da quest’anno, infatti, la vaccinazione antinfluenzale è raccomandata e offerta gratuitamente non soltanto alle persone sopra i 65 anni e ai soggetti a rischio per patologia o professione, ma anche ai donatori di sangue periodici e associati, e ciò al fine di garantire, per quanto possibile, la continuità delle donazioni e una certa stabilità della disponibilità delle scorte anche nei mesi invernali più critici.
A deciderlo la circolare “Prevenzione e controllo dell’influenza: raccomandazioni per la stagione 2018-2019″, elaborata dalla direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero della Salute ed accolta con fiducia dal direttore generale del Cns G.M. Liumbruno e dal presidente AVIS e portavoce pro tempore del coordinamento dei donatori Civis G. Briola.
“I mesi invernali in cui si verifica il picco influenzale – sottolinea il dottor Scaccetti – sono sempre caratterizzati da un forte calo delle donazioni e delle scorte degli emocomponenti che richiede l’attivazione del sistema di compensazione a livello regionale e nazionale. Un problema importante soprattutto in territori come il nostro, che da tre anni continua a registrare un calo stabile delle donazioni.
La vaccinazione offerta gratuitamente ai donatori periodici è una importante opportunità: consentendoci di poter contare su un numero maggiore di donatori che saranno nelle condizioni di donare con continuità, contribuirà infatti ad arginare la carenza di sangue di ogni inizio anno”. Nel 2017 hanno donato il sangue 26.300 donatori in Umbria, di cui 10.100 relativi al SIT di Terni e alla USL Umbria 2.
Per informazioni più precise sulla modalità di somministrazione del vaccino influenzale i donatori potranno rivolgersi al proprio medico di famiglia, alla propria Asl di riferimento o all’AVIS.

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Rapporto Cittadinanzattiva, il Nord fatica sulle liste d’attesa

Le regioni del Centrosud arrancano sull’adesione agli screening oncologici, ma sono quelle in cui si vaccina di più. Se nelle regioni del Nord si investe per l’ammodernamento delle strutture e dei macchinari, rispetto alle liste di attesa in molti casi si lascia a desiderare: ad esempio, per un intervento di protesi d’anca si attende di più in Veneto che in Calabria. Questo il quadro che emerge dal sesto Rapporto dell’Osservatorio civico sul federalismo in sanità, presentato oggi da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato.
Le diversità valgono per i bimbi come per gli anziani. Nel 2017 ad esempio le Regioni che hanno raggiunto l’immunità di gregge, con un’adesione superiore al 95% per l’esavalente sono solo Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Molise, Piemonte, Sardegna, Umbria, Toscana. Sul fronte delle vaccinazioni antinfluenzali, si vaccinano oltre il 60% degli over 65 solo Umbria, Calabria, Molise. Mentre quelle che negli ultimi dieci anni hanno realizzato le anagrafi vaccinali completamente informatizzate sono passate da 9 (2007) a 18 nel 2017. Tuttavia solo 11 hanno lo stesso software in tutte le ASL presenti sul territorio. Sono 6 le Regioni che non raggiungono la sufficienza sull’adesione agli screening oncologici nel 2016: Calabria, Puglia, Campania, Sicilia, Sardegna, Lazio. Nel 2016 l’invito all’esame mammografico gratuito ha raggiunto il 97% delle donne al Nord, il 93% al Centro e quasi 51% al Sud. E lo stesso o quasi vale per lo screening colo rettale e cervicale. In ambito oncologico, per un intervento per tumore al polmone si attendono circa 13 giorni in Basilicata e Valle d’Aosta, oltre 43 in Veneto e addirittura 61 in Calabria.

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Chiesta archiviazione indagine dopo esposti

“Sul piano giuridico non vi è alcuna prova scientifica in grado di dimostrare il nesso tra vaccino, sindrome dello spettro autistico, malattie autoimmuni”.
E’ quanto scrive la Procura di Roma, citando pronunce della Cassazione, nella richiesta di archiviazione di una indagine che raccoglieva una serie di esposti con i quali si chiedeva di verificare “l’eventuale tossicità dei vaccini” e il “loro collegamento con lo sviluppo di patologie come l’autismo” e la “correttezza delle condotte tenute dai membri delle commissioni come l’Aifa e l’Ema in relazione ai controlli svolti sui vaccini prodotti dalle case farmaceutiche”.
Negli esposti si ipotizzavano i reati di commercio o somministrazione di medicinali guasti e delitti colposi contro la salute pubblica. Per i pm di piazzale Clodio ritenere che i vaccini possano causare l’autismo o altre patologie “sulla base di studi pseudo scientifici facilmente smontati – è detto nel provvedimento di tre pagine in cui si sollecita al gip l’archiviazione – non solo dalla scienza ufficiale ma dal fatto notorio che le vaccinazioni di massa hanno di fatto debellato malattie come il vaiolo e poliomelite, significa aderire pregiudizialmente ovvero fideisticamente a una tesi, rispetto alla quale qualunque argomento risulta inconsistente”. Per i magistrati romani “che i vaccini possano avere delle reazioni avverse, sopratutto a carico del sistema neurologico, rientra nella letteratura scientifica ma è fuor di luogo che l’incidenza in tal senso non è significativa o comunque tale da inficiare il rapporto costi-benefici, sempre presente nell’ambito medico”.
Quanto al sospetto, infine, che “dietro l’obbligatorietà della vaccinazione vi sia scopo di ‘ingrassare’ i bilanci delle società farmaceutiche – conclude la Procura di Roma – è sufficiente ad eliminarlo quanto evincibile dai dati Istat: nel 2015 tutti i vaccini in Italia hanno fatturato 318 milioni di euro, pari all’1,4% della spesa farmaceutica. I farmaci venduti per l’epatite C, per la quale non esiste vaccino, hanno fatto spendere alle casse del Sistema sanitario nazionale sei volte tanto”.

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Ministero, 1 ragazza su 2 tra nate nel 2005 fa il ciclo completo

Continuano a calare le coperture per il vaccino contro l’Hpv (o papilloma virus), il virus responsabile di alcuni tipi di tumore, come quello alla cervice dell’utero e non solo.
“I dati 2017, relativi alla corte 2005, mostrano un ulteriore decremento nell’ultimo anno, visibile soprattutto per il ciclo completo”. In questo gruppo infatti, solo il 64,3% ha effettuato la prima dose e solo il 49,9% il ciclo completo.
E’ quanto emerge dall’ultima rilevazione relativa ai dati 2017 resi noti dal Ministero della Salute sul portale. I dati relativi alle coorti più vecchie, ovvero alle ragazze nate tra il 1997 e il 2001, e per le quali l’offerta vaccinale si mantiene gratuita in quasi tutte le Regioni fino al compimento del diciottesimo anno, si attestano su una copertura del 73-76% per almeno una dose di vaccino e del 69-72% per ciclo completo.
“La copertura vaccinale media per HPV nelle ragazze – si legge – è discreta se si confrontano i dati con altre nazioni europee, ma ben al di sotto della soglia ottimale prevista dal Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale”, che ha come obiettivo il 95% di coperture nel 2019.

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Azienda USL di Modena e l’Azienda Ospedaliero Universitaria di Modena, a nome delle propria comunità di professionisti impegnati nell’assistenza sanitaria contro le malattie infettive, nella promozione e nella pratica vaccinale, oltre che nel proprio ruolo istituzionale, stigmatizzano ogni forma di mistificazione e di propaganda antiscientifica come la campagna antivaccinista apparsa il 19 febbraio 2018 a firma di “Riprendiamoci il pianeta” e la proiezione del film ‘Vaxxed’ – il cui autore è stato radiato dall’Ordine dei Medici britannico.
La diffusione di tali contenuti, che fa leva su false informazioni in grado di disorientare immotivatamente i cittadini in un ambito di grande rilevanza per la sanità pubblica, non può che preoccupare fortemente chi si occupa della tutela della salute del singolo bambino e della collettività. Si tratta di contenuti ampiamente dimostrati falsi e artefatti, la cui diffusione rappresenta un pericolo per la salute delle nostre comunità, che Azienda USL e Azienda Ospedaliero Universitaria sono quotidianamente impegnate a contrastare con l’attività informativa svolta quotidianamente dal proprio personale in tutte le sedi e nelle forme che sono loro legittimamente proprie, in collaborazione con le altre Istituzioni.
L’applicazione di quanto previsto dalla normativa nazionale e regionale in tema di prevenzione vaccinale, basata su inoppugnabili evidenze scientifiche e su milioni di vite salvate nel mondo, rappresenta un dovere etico e deontologico per le Aziende sanitarie che hanno nella tutela della salute pubblica il proprio mandato istituzionale, così come la corretta informazione scientifica in tutte le pratiche cliniche.
Tale informazione rivolta alle famiglie e alla comunità dai propri professionisti, rischia di essere resa meno efficace nei propri risultati da strumenti e campagne di disinformazione come quella presente nei manifesti e nella pellicola citata, che sono state già ampiamente censurate dal mondo scientifico internazionale, e che auspichiamo non trovino alcuno spazio in grado di amplificarne i messaggi antiscientifici e dannosi per l’intera comunità.

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Grazie all’uso dei vaccini sono migliaia le morti evitate in 115 anni in Italia. Lo ha calcolato lo studio del Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), pubblicato sulla rivista Vaccine, in cui si valuta l’impatto dei vaccini contro difterite, tetano, poliomielite, epatite B, pertosse, morbillo, parotite, rosolia, varicella e meningococco. Un fronte comune dovuto alle 10 principali vaccinazioni introdotte tra il 1900 e il 2015.
L’indagine è stata finanziata dal ministero della Salute e ha evidenziato che grazie alle vaccinazioni nel corso del secolo scorso e nei primi 15 anni del nuovo millennio c’è stato un drastico calo dei casi e delle morti dovute a queste malattie: oltre 4 milioni i casi evitati dalla vaccinazione universale, di cui circa il 35% nei bambini nei primi anni di vita. La difterite è stata la malattia con il maggior numero di casi prevenuti, seguita da parotite, varicella e morbillo.
È stato inoltre stimato che oltre 70.000 morti sono state evitate dalla vaccinazione contro la difterite, il tetano e la poliomielite, le tre malattie infettive con i tassi di mortalità più elevati.