Salvo Falcone
Giornalista;
Media Consultant;
Direttore Responsabile
Medic@live Magazine
Ricerca EuroTrak 2022: nonostante 12,5% degli italiani soffra di perdita dell’udito, solo il 4,4% utilizza un apparecchio acustico
Troppi italiani con problemi di udito pagano per poter sentire. Al 20esimo congresso della Federazione italiana audioprotesisti – si legge in un comunicato – si parla anche dei nuovi Lea, i Livelli essenziali di assistenza in attesa di approvazione tramite decreto da parte del governo.
“C’è ancora tanto da fare e non siamo soddisfatti”, sottolinea il presidente dell’Associazione nazionale audioprotesisti, Ana, Mauro Menzietti: infatti “tante persone avrebbero bisogno di vedere riconosciuto il loro diritto di sentire a spese del Sistema sanitario nazionale, invece dal 2017 esiste un decreto sui nuovi Lea che ancora non trova applicazione, tra l’altro in uno scenario in cui la necessità di massima diffusione delle tecnologie è richiesta dall’Oms e dai governi di tutto il mondo”.
Ribadita la richiesta al nuovo governo di “immediata attuazione di questo aggiornamento delle tariffe di assistenza protesica per il bene dell’utente”. Infatti, il 12% della popolazione, circa otto milioni di persone ipoacusiche,avrebbe “un enorme beneficio in termini di qualità di vita dall’uso dei dispositivi, tuttavia solo due milioni li autorizzano regolarmente e molti di loro sono costretti a sostenere il costo di tasca propria”.
Ora come ora, conferma il direttore della Federazione italiana audioprotesisti Dario Ruggeri, “i Lea non sono applicati nè applicabili perchè mancano le tariffe, che però “sono in dirittura d’arrivo”, dato che le gare sono state ritenute “non adatte” in quanto i dispositivi, seppure prodotti in serie, sono “personalissimi”. Come sottolinea il presidente di Federanziani Roberto Messina, per gli ipoacusici, assieme a Fia, Ana e Anap, “siamo riusciti a fare in modo che in Italia nessuna gara fosse bandita e aggiudicata facendo ricorsi ai Tar e al Consiglio di Stato che abbiamo sempre vinto”. E ora, aggiunge, “c’è un problema tecnico di cambiamento del nuovo governo che deve fare approvare tutte le tariffe Lea, che sicuramente rivedrà, dopodiché saranno rimesse nuovamente in posizione da tariffa e non da gara anche le protesi per ipoacusici gravi. Spero che entro sei mesi riusciamo a farlo”.
Della battaglia – si legge ancora nel comunicato – fanno parte anche gli Industriali: le preoccupazioni, argomenta la direttrice di Confindustria Dispositivi medici Fernanda Gellona, “sono che il decreto Lea con le nuove tariffe non è ancora stato approvato, per cui tutta la revisione è ancora ferma. Se teniamo conto che il decreto è del 2017 e che l’evoluzione tecnologica del settore è molto veloce – rimarca – siginifica che siamo in grave ritardo rispetto alle prestazioni previste”. E il timore è che “i tempi si allunghino ancora”, per cui si confida che “il nuovo governo possa sveltire l’attività. Cittadini e imprese hanno bisogno di risposte che non possono che essere la revisione del decreto Lea tenendo presente inno azioni tecnologiche e strumenti per valutare l”efficacia dei dispositivi e il loro impatto economico”. La sfida che lanciano dunque le associazioni è quella di arrivare al massimo entro il 2024 al ritorno alle tariffe.
Nel comunicato si sostiene che nonostante il 12,5% della popolazione in Italia soffra di perdita dell’udito, solo il 4,4% utilizza un apparecchio acustico. Posizionata dietro la Polonia (15%) al secondo posto per perdita di udito, l’Italia registra un tasso di adozione dei dispostivi acustici (35%) più basso rispetto a Paesi come Danimarca (55%) e UK (53%). Una percentuale che è però cresciuta e ha portato in quattro anni un aumento del 5%. È probabile si tratti anche di un effetto della pandemia, ovvero le mascherine hanno sollevato in molti il problema dell’ipoacusia in modo più evidente. Lo dimostra – si legge ancora – anche il fatto che il 71% di coloro che hanno un apparecchio acustico lo hanno acquistato a partire dal 2019 o successivamente. Questi alcuni dei dati emersi da EuroTrak Ita 2022, la ricerca di Anovum sull’impatto delle protesi acustiche sulla popolazione italiana, voluta dall’associazione europea di produttori di apparecchi acustici Ehima, di cui fa parte anche Anifa-Associazione nazionale dei fabbricanti di audioprotesi di Confindustria Dispositivi Medici.
“Lo sviluppo tecnologico degli apparecchi acustici, unito alla competenza e disponibilità degli audioprotesisti – ha dichiarato Sandro Lombardi, presidente Anifa-Associazione nazionale dei fabbricanti di audioprotesi di Confindustria Dispositivi medici – ha giocato un ruolo da protagonista anche in un momento fortemente critico quale quello della pandemia. I maggiori disagi che hanno dovuto affrontare le persone con problemi di udito (utilizzo della mascherina, necessità di usare le connessioni per lavoro-relazioni sociali, eccetera) hanno trovato una valida risposta grazie allo sforzo congiunto del nostro comparto e la riprova è proprio quell’incremento di quasi sei punti percentuali di nuovi utilizzatori”.
Un altro aspetto evidenziato dalla ricerca EuroTrak, ha concluso Lombardi, è “la scarsa consapevolezza di cosa sia la sordità: più del 50% delle persone pensa che questa patologia non provochi altri danni collaterali (esempio il ritardo cognitivo). Per questo è necessario fare prevenzione e comunicazione. In questo senso è indispensabile la collaborazione tra la figura del medico e dell’audioprotesista, oltre al continuo aggiornamento professionale. Le nostre imprese, dal canto loro, sono impegnate e lo saranno ancor di più in futuro per diffondere e comunicare il valore della tecnologia ai cittadini e a tutte le figure professionali coinvolte per il benessere delle persone, che non può prescindere dalla sfera uditiva”.
La ricerca EuroTrak 2022 misura il mercato italiano mappando l’efficacia e la qualità dell’applicazione audioprotesica utilizzando il tasso di adozione o il livello di soddisfazione espresso dai pazienti nei principali mercati internazionali. Dalla ricerca emerge chiaramente come il ricorso ad apparecchi acustici migliori la qualità della vita, le situazioni di ascolto, riducendo l’emarginazione sociale e restituendo la socialità. Nello specifico: Il 97% dei possessori di apparecchi acustici dichiara di aver registrato un miglioramento della qualità della vita. Superato anche il concetto di emarginazione legato all’adozione di audio protesi: secondo il 48% dei possessori, l’esclusione maggiore è causata dalla mancanza di udito, riscontrando un’apertura culturale verso le protesi anche dalle persone vicine. L’87% dei possessori di apparecchi acustici afferma che il proprio apparecchio acustico funziona meglio o come previsto. Il 79% dei possessori di apparecchi acustici è soddisfatto dei propri. L’83% dei possessori di apparecchi acustici si sente più sicuro di muoversi in una città da quando indossa gli apparecchi acustici. Le prime fonti di informazione nei confronti delle protesi acustiche sono i medici di base e gli otorinolaringoiatri (52%), seguono i siti web (35%) e il personale degli store (25%).