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Un amore di chat. Perché le relazioni online?

Internet, negli ultimi dieci anni, ha trasformato del tutto le nostre abitudini e, con esse, l’aspetto relazionale (l’interesse si sposta, in grande percentuale, verso le relazioni online) e sociale del contatto umano. Circa la metà di coloro che naviga in internet utilizza regolarmente i social network per accedere agli incontri online e cercare l’amore in chat.

Autore

Dott.ssa Annamaria Venere

Dott.ssa Annamaria Venere – Sociologa Sanitaria, Criminologa Forense, Amm. Unico “AV Eventi e Formazione“, Direttore editoriale MEDICALIVE MAGAZINE – Catania.

Introduzione sul mondo virtuale

Oggi più di 4 miliardi di persone al mondo hanno accesso a internet. Di questi più della metà utilizza regolarmente i social network per accedere agli incontri online e intrattenere relazioni e contatti con individui anche sconosciuti.

In Italia più del 73 % delle persone accede regolarmente a internet, e almeno il 60 % ha almeno un contatto social.

Da questi dati emerge come internet, nell’arco di una decina di anni, abbia rivoluzionato completamente le nostre abitudini e, con esse, l’aspetto relazionale e sociale del contatto umano.  

L’interesse si sposta, in grande percentuale, verso le relazioni online. Esse hanno modificato, e tuttora lo stanno facendo, le modalità di comportamento degli esseri umani, consentendo di mantenere relazioni anche a distanza.

A mutare però non sono soltanto le relazioni interpersonali, ma anche le modalità attraverso cui si esplica il sentimento d’amore e la costruzione dei processi identitari, con numerosi risvolti dal punto di vista psicologico e sociale.

Peculiarità psicosociali delle relazioni online

Le relazioni virtuali, creano legami a qualsiasi livello di distanza tra le persone. Spesso sottovalutate perché considerate irreali, esse non sono frutto della fantasia o dell’immaginazione, sono invece semplicemente possibili, non accora accadute.  

La capacità di relazionarsi, ovvero, è divenuta oramai indipendente dal contatto vis a vis (Baym, Zhang, Lin, 2004). Il diminuito significato del contatto visivo, è supportato d’altra parte dalla scarsa “compattezza” e “omogeneità” delle reti sociali.

Ciò porta individui eterogenei a relazionarsi con individui a volte molto lontani e culturalmente diversi, stimolando per questo curiosità e desiderio di evasione dal contesto sociale di appartenenza (Bakardjieva, Smith, 2001).

La relazione virtuale gode anche di un’altra importante caratteristica: la permeabilità. Ciò vuol dire che, oltre a consentire l’anonimato e una minore esposizione personale, la sua costruzione è caratterizzata da un’ascesa rapida, come altrettanto rapida può essere l’abbandono.

Nel momento infatti in cui il legame sociale non è una risorsa vitale per l’individuo, diventa semplice abbandonarlo, perché poco stimolante rispetto a una relazione reale (Bennato, 2007).

Se ne ricava che i rapporti virtuali sono per lo più legami deboli, avviati soprattutto per far fronte a mancanze personologiche interiori. L’instabilità dell’amore via chat è dovuto soprattutto allo scollegamento tra il rapporto relazione e il luogo sociale in cui viene vissuto, oltre che alla permeabilità della stessa relazione.

I rapporti sociali, così, non vengono intesi più come veri legami interpersonali, ma più che altro come semplici “contatti sociali”, in quanto manca l’elemento più importante che dà avvio al coinvolgimento sentimentale: il contatto corporeo e fisico (Bennato, 2007).

È per tutti questi motivi che, secondo la virtual togetherness di Bakardjieva (2003), la relazione virtuale deve essere considerata in contrapposizione con quella reale, poiché basata su un sistema “superficiale” di reciproco contatto, il cui legame dell’una non rinvia all’altra.

Alla base della relazione virtuale, infatti, vi è soltanto il soddisfacimento di interessi secondari di tipo per lo più narcisistico, seppur espressi talvolta sotto forma di un amore permeabile e mutuabile.

I rischi delle relazioni online

Un modo di amare tuttavia non superficiale, né privo di regole di comportamento, bensì solo un modo per rivolgere a proprio vantaggio alcune delle opportunità relazionali messe a punto da internet.

Non è un caso che le relazioni virtuali hanno più successo fra gli adolescenti, ovvero fra coloro che hanno più voglia di mettere in gioco la propria identità e il proprio desiderio di confrontarsi con i pari con nuove modalità di socializzazione.

Al contrario, alla base di una relazione reale, vi è il desiderio di un profondo legame affettivo, che si può avverare soltanto con il coinvolgimento fisico e l’erotismo (Bennato, 2007; Carrara, 2019).

Il rischio delle relazioni virtuali è che vadano ad amplificare le problematiche psicologiche insite in ogni persona. Trincerarsi dietro un display e instaurare un legame soltanto virtuale privo di “corpo vissuto” (Carrara, 2019) può indurre all’esasperarsi di problematiche schizoide o di autostima già presenti.

Il virtuale, così, diventa un mondo parallelo su cui il soggetto si rifugia, perdendo al contempo i connotati della vita reale. In tal senso può determinarsi la cyber-relationaladdiction, ovvero un eccessivo coinvolgimento in questo tipo di relazioni nate sul web e mantenute attraverso chat, email e social network.

Più approfonditamente, la dipendenza da relazioni virtuali si configura nel momento in cui le persone trascorrono una quantità di tempo illimitato all’interno di chat room, servizi di messaging o social network, per ottemperare al desiderio di legami affettivi.

La logica conseguenza di un simile comportamento è che la persona si allontani sempre più dalle relazioni amicali reali, divenendo così totalmente dipendente dalle relazioni online.

L’identità sociale e i meccanismi di socializzazione digitale

Per caratterizzare l’identità sociale che i rapporti virtuali hanno contribuito a creare, si può utilizzare il concetto di networked individualism (Wellman, 2001).

Con esso s’intende il passaggio da un legame sociale basato sulla vicinanza fisica tra le persone, a una società basata sul rapporto fra le persone, sostanzialmente slegato, dal luogo di appartenenza.

La conseguenza del paradigma di networked individualism è che non è più il gruppo, in qualità di unità sociale, l’elemento fondante della relazione interpersonale fra persone, bensì l’individuo stesso e la sua rete di contatti virtuali.

Questa nuova concezione dell’identità sociale dell’essere umano, propagatasi esponenzialmente con la diffusione dei social network, è alla base di chi cerca e trova l’amore online.

Stiamo parlando, in fin dei conti, di una networked society, in quanto gli amori virtuali altro non sono che uno scambio di affetti caratterizzata dalla presenza di reti di relazione molteplici e diversificate (Wellman, Boase, Chen, 2002).

Tali reti sociali, però, sono del tutto avulse da quelle classicamente intese, giacché nelle relazioni interpersonali vere e proprie viene meno la sua caratteristica essenziale, che è la corporeità, la reciprocità, nonché il contatto visivo e quello fisico.

Questa esclusione del corpo può causare disagi psichici ragguardevoli, soprattutto nei giovani adolescenti. Incide significativamente nella costruzione psicosociale dell’identità personale, punto imprescindibile dello sviluppo dell’individuo (Properzi, 2019).

Bibliografia

Bakardjieva, M. (2003). Virtual togetherness: an everyday-life perspective, Media, Culture & Society, 25, 3.

Bakardjieva, M., Smith, R. (2001). The internet in everyday life, New Media & Society, 3, 1.

Bennato, D. (2007). Individualismo reticolare e socialità virtuale. Cenni sul problema delle relazioni sociali mediate da internet, in V. Giordano, S. Parisi, Chattare. Scenari della relazione in rete, Meltemi, Roma.

Carrara, G. (2019). Il gioco e l’erotismo: David Foster Wallace, Michel Houellebecq e Qalter Siti, Enthymema, XXIII.

Properzi, M. (2019). Corpo vissuto ed esperienza virtuale. Una prospettiva fenomenologica, Rivista Internazionale di Filosofia e Psicologia, 10, 3.

Wellman, B. (2001). Physical place and cyber place: the rise of personalized networking, Internationa Journal of Urban and Regional Research, 25, 2.

Wellman, B., Boase, J., Chen, W. (2002). The networked nature of community: online and offline, IT&Society, 1, 1.

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