La rappresentazione nasce nell’ambito del progetto “Teatro senza Barriere®” il 19 e 20 maggio al Teatro Elfo di Milano
L’Otello per la regia di Elio de Capitani e Lisa Ferlazzo Natoli andrà in scena, per la prima volta, con l’audiodescrizione e i sovratitoli per persone con disabilità della vista e dell’udito, il 19 e 20 maggio al Teatro Elfo di Milano, rispettivamente alle 20.30 e alle 16.
Lo spettacolo rappresenta il “momento finale” del workshop di formazione organizzato nell’ambito del progetto “Teatro senza Barriere®” ideato da A.I.A.C.E. Milano, in collaborazione con Teatro Elfo Puccini, AGIS lombarda e il sostegno di Fondazione Cariplo, con lo scopo di rendere accessibile il teatro anche a spettatori non udenti e non vedenti nella stessa sala con persone normodotate. Gli iscritti al workshop, che si è svolto a marzo, hanno studiato le tecniche per l’audiodescrizione e per i sovratitoli. La nuova iniziativa permetterà quindi agli spettatori con disabilità della vista e dell’udito di accedere allo spettacolo, apprezzando le azioni sceniche e immaginando la scenografia ma anche l’aspetto fisico dei personaggi, i costumi e le espressioni: tutti elementi fondamentali per avere un’esperienza reale e piena della pièce.
Sessanta minuti prima degli spettacoli sarà possibile partecipare alla visita tattile di costumi e scenografia.
Il tour partirà dal foyer del teatro sabato 19 maggio alle ore 19:30 e domenica 20 maggio alle ore 15:00 (per la durata di 30 minuti). Le cuffie per l’audiodescrizione vanno prenotate insieme al biglietto e ritirate all’ingresso della sala Shakespeare del Teatro.
“Shakespeare – ha spiegato De Capitani parlando della nuova esperienza – per chi non vede, presenta un vantaggio: il teatro Elisabettiano a scena libera inventò la scenografia verbale, incorporata nei versi. I personaggi stessi orientano lo spettatore per dire, parlando di Otello, che non si è più a Venezia ma a Cipro, che è giorno o notte buia…”.
“Ma lo svantaggio – ha aggiunto l’attore e regista italiano – è che la densità stessa dei versi, rende complesso il compito dell’audiodescrizione, che chiede grande maestria per riuscire a creare una strategia efficace di dislocazione degli interventi. Per chi invece non sente, la complessità di Shakespeare sta nella stessa densità di parole e nella velocità di lettura necessaria, che richiede una costante doppia attenzione visiva”.
De Capitani ha inoltre aggiunto che “l’esperimento è quindi ardito e importantissimo il suo successo, per rendere queste pratiche di facilitazione dell’accesso all’arte una buona pratica comune ed eliminare barriere di tutti i tipi. Per rendere l’atto teatrale partecipato e partecipabile da tutti. Del resto la lingua dei segni come alternativa si è rivelata assai più complessa, perché la forza espressiva di questa lingua compete con la fisicità del linguaggio parlato dal corpo dell’attore”.