Medicalive

Il meccanismo dello stress possiede solo una funzione omeostatica?

Dott. Massimo Agnoletti
Psicologo, Dottore di ricerca
Esperto di Stress,
Psicologia Positiva e Epigenetica.
Formatore/consulente aziendale,
Presidente PLP-Psicologi Liberi Professionisti-Veneto.
Direttore del Centro di Benessere Psicologico, Favaro Veneto (VE)


La funzione di ripristino dell’omeostasi di molti sistemi psico-neuro-endocrino-immunologici è una funzione fondamentale del meccanismo dello stress ma esiste anche una funzione dello stress finalizzata a fornire energia e risorse per aumentare la complessità dell’organismo nella sua globalità bio-psico-sociale.


Abstract 

Il paradigma attualmente accettato di Stress prevede che esso abbia una funzione adattiva finalizzata a ripristinare uno squilibrio reale o potenziale (percepito in termini di possibile rischio) di uno o più sistemi appartenenti ad una persona intesa come entità bio-psico-sociale. L’assunto di questa prospettiva è che esista un equilibrio omeostatico (o allostatico), garantito dall’attivazione del sistema dello Stress e che rappresenta uno stato di benessere e salute psicofisica. Nel modello che propongo, il meccanismo di Stress non è limitato a questa funzione di difesa dall’omeostasi ma include anche la disponibilità di energie e risorse finalizzate a perseguire teleonomie che aumentano la complessità del sistema globale bio-psico-sociale. Il coinvolgimento del sistema dello Stress per perseguire teleonomie non omeostatiche risulta essere fondamentale, se non necessario, per la comprensione di bisogni umani quali la curiosità, l’esplorazione, l’apprendimento, il flow, la felicità e molti altri tratti fenotipici umani.

The currently accepted paradigm of Stress provides that it has an adaptive function aimed at restoring a real or potential imbalance (perceived in terms of possible risk) of one or more systems belonging to a person understood as a bio-psychosocial entity. The assumption of this perspective is that there is a homeostatic (or allostatic) balance, guaranteed by the activation of the Stress system and which represents a state of well-being and psychophysical health. In the model I propose, the Stress mechanism is not limited to this defense function of homeostasis but also includes the availability of energy and resources aimed at pursuing teleonomies that increase the complexity of the global bio-psycho-social system. The involvement of the Stress system to pursue non-homeostatic teleonomies is fundamental if not necessary for the understanding of human needs such as curiosity, exploration, learning, flow, happiness and many other human phenotypic traits.


stressAttualmente il modello di Stress largamente condiviso all’interno della comunità scientifica prevede, anche nella specie umana, che vi sia una specifica attivazione psico-neuro-endocrina finalizzata a risolvere una situazione potenzialmente pericolosa per l’omeostasi dell’organismo. L’equilibrio omeostatico può essere perturbato da un cambiamento interno o esterno all’organismo, da una minaccia reale o potenziale ma la logica del meccanismo dello Stress è sempre quella di ripristinare attivamente un equilibrio precedente l’evento perturbante. Dal concetto di “ambiente interno” (“milieu intérieur”) introdotto dal celebre fisiologo francese Claude Bernard, all’altrettanto famoso fisiologo americano Walter Bradford Cannon che identificò la risposta di “lotta o fuga” messa in atto dagli animali in seguito all’esposizione di una minaccia, allo stesso concetto di Stress descritto da Hans Selye, il contesto di riferimento è rimasto sempre la difesa attiva di un equilibrio omeostatico biologico (statico o dinamico) caratteristico di un organismo in uno stato di benessere psicofisico.

L’equilibrio omeostatico può essere definito come un meccanismo attivo finalizzato a mantenere entro determinati livelli di soglia uno specifico stato biologico (il “milieu intérieur” di Bernard) potenzialmente perturbabile da fattori interni od esterni all’organismo ma che è sempre caratterizzato dal medesimo livello di complessità (e quindi non da un suo aumento). Recentemente molti autori come McEwen (2007), Sapolsky (2006) e Chrousos (2009) hanno ulteriormente raffinato il concetto di base riferito ad un equilibrio omeostatico (o allostatico) con sempre maggiori dettagli fisiologici o molecolari. Riportando testualmente una recente pubblicazione di Chrousos e Agorastos (Agorastos & Chrousos, 2021) dove i due autori egregiamente sintetizzano il concetto classico di Stress: “Lo stress è definito da uno stato di minaccia all’ equilibrio omeodinamico da un’ampia gamma di sfide o stimoli intrinseci o estrinseci, reali o percepiti, definiti come fattori di stress. Per preservare questo stato omeodinamico ottimale all’interno di un intervallo fisiologico, gli organismi hanno sviluppato un sistema altamente sofisticato, il sistema dello stress, che serve all’autoregolazione e all’adattabilità dell’organismo mediante il re-indirizzamento dell’energia in base alle esigenze presenti.” (tradotto dall’originale “Stress is defined as a state of threatened homeodynamic balance by a wide range of intrinsic or extrinsic, real or perceived challenges or stimuli, defined as stressors. To preserve this optimal homeodynamic state within a physiologic range, organisms have developed a highly sophisticated system, the stress system, which serves self-regulation and adaptability of the organism by energy redirection according to the current needs.”).

In altre sedi (Agnoletti, 2020a; Agnoletti, 2021b; Agnoletti, 2022) ho sottolineato come questa visione tradizionale del concetto di Stress sia fortemente focalizzata sulla teleonomia puramente biologica (rispetto quella psicologica o socioculturale) e per questo motivo le definizioni di Eustress (Stress positivo) e Distress (Stress negativo) attualmente trovano il loro spazio logico unicamente in funzione della fitness biologica dell’organismo. A mio parere la versione che prevede il meccanismo dello Stress unicamente come processo finalizzato a ripristinare un equilibrio precedente sebbene sia corretta in questi specifici contesti: – esposizione ad una minaccia per la sopravvivenza da parte di agenti biologici (batteri, virus, predatori, etc.) presenti (o potenzialmente presenti) nel “qui ed ora” della persona; – si consideri il significato adattivo dello Stress nel breve termine; – in cui l’organismo si trovi in una situazione in cui non sta aumentando la propria complessità informazionale (nel caso della specie umana detta complessità riguarda gli aspetti bio-psico-sociali/culturali).

Ormai sappiamo da diversi anni che i sistemi biologici sono sistemi informazionali che si modificano nel tempo aumentando la loro complessità (Barbieri, 2003; Miller, 1970; Monod, 1970; Morin, 1985; Prigogine, 1976; Volkenstein & Chernavskii, 1978). Non risulta adeguata nel descrivere situazioni che prevedono: – l’assenza di una minaccia imminente (o potenzialmente tale) per la sopravvivenza rappresentata da agenti biologici (batteri, virus, predatori, etc.); – la valutazione del significato dello Stress (positivo o negativo) in relazione ad alcuni domini biologici (per esempio l’ontogenesi) che molti domini psicologici o socioculturali; – la valutazione del significato dello Stress (positivo o negativo) in considerazione di dinamiche temporali di medio/lungo termine soprattutto degli aspetti psicologici e socioculturali che l’organismo stia aumentando la propria complessità informazionale (nella specie umana la natura di questa complessità è bio-psico-sociale). In questa sede è mia intenzione sottolineare che, se è corretto affermare che il meccanismo dello Stress risulta essere fondamentale per comprendere i fenomeni ed i processi che sono finalizzati a difendere l’omeostasi dell’organismo nella sua globalità bio-psico-sociale, occorre chiedersi come spiegare quei fenomeni in cui non ci si trova più di fronte ad uno stato omeostatico ma, diversamente, osserviamo un aumento di complessità informazionale dovuto a necessità teleonomiche bio-psico-sociali.

stress

Per “aumento di complessità informazionale” qui intendo uno stato di un sistema con una complessità (cioè come il numero più breve di istruzioni necessarie per descrivere un sistema) più elevata rispetto lo stato precedente del medesimo sistema mentre con la frase “dovuto a necessità teleonomiche bio-psico-sociali” intendo un aumento di complessità in relazione a bisogni di tipo biologico, psicologico o socioculturale. In altri termini, esistono evidenti fenomeni di aumento di complessità di ordine biologico (si pensi allo sviluppo embrionale ontogenetico per esempio) o psicologico (si pensi ad esempio a tutti i processi di apprendimento) o socioculturale (per esempio dalla dinamica dei gruppi all’evoluzione tecnologica) che, pur non essendo riconducibili a sistemi omeostatici, riflettono una teleonomia specifica bio-psico-sociale che non può essere spiegata in termini di concetto di Stress solo come meccanismo di difesa o di ripristino di un equilibrio pre-esistente.

Nel momento in cui accettiamo che lo Stress sia un meccanismo con lo

stress

scopo di fornire di energia e risorse finalizzate a preservare il nostro equilibrio biologico per garantire il centrale concetto di “milieu intérieur”, è lecito domandarsi quale possa essere il meccanismo che fornisce energie e risorse al medesimo sistema nella situazione in cui esso però aumenta la propria complessità in termini squisitamente biologici (per esempio quando da zigote diventa un organismo di circa 37,2 trilioni di cellule) e/o in termini psicologici (per esempio apprendendo una lingua straniera, un nuovo sport o leggendo un nuovo libro) e/o socioculturali (per esempio scrivendo un libro o aumentando la propria rete sociale).

Una nuova definizione di Stress potrebbe includere questa nuova categoria di situazioni che fanno assolutamente parte della nostra natura bio-psico-sociale e che infatti soddisfano precisi bisogni sia specie-specifici che non (per esempio essere felici, giocare, vivere l’esperienza di Flow, la curiosità, l’esplorazione, la necessità di esprimersi creativamente, ecc.). Ho la sensazione che la straordinaria necessità umana di aumentare di complessità in termini generali bio-psico-sociali sia una caratteristica specie-specifica permessa da una notevole neuro-plasticità che coinvolge sia il piano biologico che psicologico che culturale interessando cambiamenti che vanno dal codice genetico a quello simbolico concettuale. Una definizione di Stress che include anche il fenomeno di aumento di complessità permetterebbe anche una maggiore chiarezza rispetto la differenza tra Stress Positivo e Stress Negativo perché risulta evidente che almeno una specifica categoria di esperienze che aumentano la nostra fitness biologica sono caratterizzate dall’essere uno Stress Positivo associato ad un aumento della complessità del sistema bio-psico-sociale (si pensi alle Esperienze di Flow, le Esperienze Eudaimoniche, tutte le esperienze di apprendimento connotate da Motivazione Intrinseca, ecc.) (Agnoletti & Formica, 2021).

Va da sé che in questa visione più estesa di Stress, la dimensione del significato acquista un ruolo fondamentale e necessario (Agnoletti, 2022; Agnoletti, 2021a) per comprendere realmente la differenza tra Stress Positivo e Negativo (si pensi, ad esempio, in riferimento alla Motivazione Intrinseca vs quella Estrinseca). Questo nuovo paradigma dello Stress è in opposizione con la visione riduzionistica dello Stress che prevede che le sue dinamiche siano riconducibili unicamente ad aspetti quantitativi (Agnoletti, 2021a; Agnoletti, 2021b; Agnoletti, 2020a; Agnoletti, 2020b; Agnoletti, 2019). Esemplificando quest’ultimo paradigma quantitativo: “lo Stress” è Positivo solo quando è “poco” frequente anche se è intenso (acuto) diversamente, quando è prolungato, anche se di bassa intensità (cronico), è comunque sempre Negativo.

stressLa potenza esplicativa di un paradigma dello Stress esteso anche ai contesti non omeostatici è potenzialmente molto maggiore anche se dobbiamo abbracciare una definizione più articolata rispetto quella attualmente disponibile ma rappresenta l’unico percorso concettuale che ci permette di spiegare con maggiore precisione la complessità della nostra natura bio-psico-sociale. Come qualsiasi strumento più complesso del precedente richiede generalmente un tempo inizialmente maggiore per essere utilizzato con efficacia, il nuovo paradigma dello Stress che incorpora anche i contesti non omeostatici richiederà un certo tempo per essere compreso appieno ma ci permetterà di fare luce su alcuni fenomeni complessi specie specifici umani che finora non hanno trovato un adeguato spazio esplicativo nel paradigma attuale.

Sebbene più articolato e complesso rispetto il precedente, il nuovo paradigma dello Stress che spiega sia le dinamiche omeostatiche che quelle dove vi è un aumento di complessità sarà in grado di fornirci nuovi modi di promuovere la salute ed il benessere psicofisico.


Bibliografia

Agnoletti, M. (2022). Il moderno concetto di stress necessita di concettualizzare ed operazionalizzare anche lo stress positivo. State of Mind,
1. Agnoletti, M. (2021a). La dimensione del significato è necessaria per comprendere la distinzione tra eustress e distress. Medicalive Magazine, 9, 8-15. Agnoletti, M. (2021b). Il meccanismo dello stress non ha solo una funzione difensiva. Medicalive Magazine, 3, 21-28.
Agnoletti, M. & Formica, S. (2021). Physiological and epigenetic implications of Positive Emotions. chapter in Positive Psychology,
Aleksandra Kostic & Derek Chadee (Editor), Wiley-Blackwell, USA. Agnoletti, M. (2020a). La differenza tra stress positivo e negativo non è solo di natura quantitativa. Medicalive Magazine, 11, 25-30.
Agnoletti, M. (2020b). La differenza tra stress positivo e negativo non è solo di natura quantitativa. Medicalive Magazine, 11, 25-30.
Agnoletti, M. (2019). Nove principali errori nella visione riduzionistica dello stress. Medicalive Magazine, 10, 16-21.
Barbieri, M. (2003). The Organic Codes. Cambridge: Cambridge University Press. Trad. it. (2000), I Codici Organici. Ancona: PeQuod.
Cannon, W.B. (1929). Organization for physiological homeostasis. Physiological Review, 9(3), 399-431.
Chrousos G. P. (2009). Stress and disorders of the stress system. Nature reviews. Endocrinology, 5(7), 374–381. https://doi.org/10.1038/ nrendo.2009.106
Charmandari, E., Tsigos, C. & Chrousos, G. P. (2005). Neuroendocrinology of stress. Ann. Rev. Physiol. 67, 259–284.
McEwen, B. S. (2007). Physiology and neurobiology of stress and adaptation: central role of the brain. Physiol. Rev. 87, 873–904.
Miller, J.G. (1970). Living Systems. New York: Mc-Graw-Hill. Trad. it. (1971),
La teoria generale dei sistemi viventi. Milano: Franco Angeli. Monod, J. (1970).
Le hazard et la necessité. Parigi: Seuil. Trad. it. (1970),
Il caso e la necessità. Milano: Mondadori. Morin, E. (1985).
La via della complessità. In G. Bocchi, M. Ceruti (a cura di) (1985), La sfida della complessità. Milano: Feltrinelli. Prigogine, I. (1976).
Order Through Fluctations. Self-Organization and Social Systems. In E. Jantsch & L.H. Waddington (a cura di) (1976), Evolution and Consciousness.
Human Systems in Transition. Reading (Mass.): Addison-Wesley. Sapolsky, R. (2006).
Perché alle zebre non viene l’ulcera? Orme Editore, Milano. Selye, H. (1976).
Stress in health and disease. Butterworth’s, reading, Massachusetts. Volkenstein, M.C., & Chernavskii, D.S. (1978).
Information and Biology. Journal of Social and Biological Structures, 1,1, 69-86.

Condividi il post

Gli altri articoli della rivista del mese